-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Come suona la techno in una cava di pietra: arriva il Festival Tones on the Stones
Fiere e manifestazioni
di redazione
Una cava dismessa, un borgo medievale, un pascolo ad alta quota e poi un Grand Canyon nostrano. Insomma, se è vero che l’arte non conosce confini, allora, con Tones on the Stones, potremo conoscere dei luoghi nuovi e fantastici, visto che, per la sua XIV edizione, dal 19 al 26 luglio 2020, il festival piemontese diretto da Maddalena Calderoni si svolgerà nella cava dismessa di Roncino di Oira, frazione della Val D’Ossola.
Una cornice inusuale, che non sarà l’unica, perché, seguendo il filo della musica, della danza, delle performance, dell’arte visiva, dei talk e dei workshop, avremo l’occasione di attraversare altri paesaggi suggestivi, come gli Orridi di Uriezzo, conosciuti anche con l’appellativo di Grand Canyon del Piemonte, il Villaggio Ghesc di Montecrestese, un borgo medievale interamente di pietra, l’Alpe Devero, una conca di pascoli sulle Alpi Lepontine a quasi 2mila metri di altitudine, e il Comune di Baveno, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore.
Una edizione speciale
Per il 2020, Tones on the Stones presenterà una edizione speciale, dal titolo Before and After, tenendo conto della situazione che abbiamo vissuto e che stiamo continuando a vivere. Oltre alla collaborazione con Nextones, la sezione dedicata alle sperimentazioni elettroniche e digitali curata da Threes Productions, il Festival dedicato alle produzioni immersive si svilupperà come un’opera-studio, una residenza-laboratorio per elaborare il periodo di crisi e riflettere sulle opportunità da raccogliere.
«Tra ciò che c’era e ciò che sarà, si è inserito con prepotenza un inaspettato presente, un tempo complicato e difficile. Questo spartiacque ce lo porteremo addosso come un tatuaggio che ci ricorda la fragilità di ciò che siamo, del nostro rapporto con la natura, del sistema di vita occidentale in apparenza così inscalfibile. Possiamo proprio ora rinunciare a visioni utopiche? Non possiamo sapere come usciremo dalla pandemia, ma è forse il momento di osare col pensiero, di consegnare modelli nuovi, focalizzati su di un futuro diverso, sostenibile», si legge nel manifesto di Before and After.
Il programma di Tones on the Stones 2020, dal techno folk alla riqualificazione
Il calendario di Tones on the Stones Before and After 2020 si articolerà in eventi performativi aperti al pubblico e momenti di approfondimento teorico riservati ai componenti di una vera e propria comunità temporanea di artisti, studiosi, professionisti e del pubblico che potrà accreditarsi. Tutto il percorso del festival sarà comunque fruibile da una più ampia platea attraverso una piattaforma web dedicata, realizzata dallo studio di design Studio Temp, un vero diario di bordo multimediale, curato dalla scrittrice Veronica Raimo con i video autoriali del regista e documentarista Achille Mauri, che giorno per giorno, racconteranno questa XIV edizione attraverso contributi testuali, pillole video e gallery fotografiche.
Protagonisti degli spettacoli aperti al pubblico, con biglietto di ingresso, il quartetto jazz di Roberto Olzer con la visual artist Anna Frigo e la crew di acrobati Quattrox4, la coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone, il grande jazzista italiano Paolo Fresu con il pianista Ramberto Ciammarughi e l’illustratore Gianluca Folì, il trio acid techno folk Acid Castello, il producer Mana (già Vaghe Stelle), il profeta della nuova elettronica Nicolás Jaar, gli esploratori degli angoli oscuri del suono digitale Willikens&Ivkovic.
Talk, workshop e altri momenti performativi, in linea con la poetica e la filosofia di Before and After e con le escursioni guidate fra le meraviglie naturalistiche della Val D’Ossola, saranno invece la parte della programmazione pensata per i giovani in residenza, selezionati attraverso una call. L’architetto Riccardo Blumer, la ricercatrice e curatrice Elisa Cristiana Cattaneo, il filosofo Emanuele Coccia, il producer Joseph Tagliabue e il percussionista e ricercatore sonoro Enrico Malatesta e il collettivo torinese Gang of Ducks, condivideranno con i partecipanti esperienze e riflessioni nate inevitabilmente dalla crisi pandemica ed elaboreranno nuove visioni per un futuro diverso.
Infine, Before and After non sarà soltanto un cantiere di idee ma inaugurerà un cantiere vero e proprio: il festival sarà il primo atto di un processo di riqualificazione della cava dismessa di Oira che andrà avanti nei prossimi mesi, fino alla totale riconversione da ex spazio industriale a nuovo spazio permanente dedicato all’espressione creativa, abitato da artisti e da cittadini. Un vero Teatro immerso nella Natura, in cui ritrovare la bellezza.
Per tutte le informazioni sul calendario completo, potete dare un’occhiata qui.