Venerdì 7 e sabato 8 febbraio torna a Punta della Dogana (Venezia) Set Up! Due serate, già sold out, dedicate alla musica, alla danza e alla performance ideate da Palazzo Grassi – Punta della Dogana in collaborazione con Enrico Bettinello.
Per questa terza edizione si alterneranno artisti quali Nora Chipaumire, Mk, Omar Souleyman, Awesome Tapes from Africa, e altri. Tra elettronica pop, dabke, techno, l’esplorazione del rapporto tra corpo e voce, la sperimentazione del movimento e la forza dei segni performativi questi artisti abiteranno gli spazi del museo con concerti, performance e djset.
Abbiamo incontrato WOWAWIWA, progetto musicale di Alma Söderberg e Hendrik Willekens, che presenteranno il loro live stasera, venerdì 7 febbraio, per conoscere meglio il loro lavoro e le loro influenze in ambito musicale.
Nella vostra biografia scrivete che WOWAWIWA è nata in un bar dell’aeroporto di Zagabria. Potete dirmi qualcosa di più sulla nascita del progetto?
«Prima di dar vita a WOWAWIWA lavoravamo già insieme da molti anni, per lo più a progetti performativi di danza ma anche in una band più grande: John The Houseband. Dopo aver lavorato a molti progetti artistici brevi avevamo il desiderio di avere un progetto di più ampio respiro che potesse crescere e trasformarsi piano piano nel tempo. Questo doveva essere wowawina. Ne abbiamo parlato in uno dei nostri viaggi e alla fine abbiamo scelto questo nome bizzarro mentre eravamo in aeroporto a Zagabria. Lo abbiamo chiamato così perché volevamo qualcosa che esprimesse un suono piuttosto che qualcosa che avesse un significato».
Alma è coreografa e danzatrice e Hendrik un sound designer ma anche un performer. Esibirsi in concerto prevede un altro tipo di approccio con la scena? In che modo?
«Quando ci esibiamo come WOWAWIWA c’è una sorta di indeterminatezza che è diversa rispetto agli altri nostri lavori. Sicuramente la musica è una sorta di coreografia stabilita o di partitura, ma suonare live è un evento completamente diverso da uno spettacolo. L’energia tra noi e il pubblico non è studiata a tavolino ma ha bisogno di essere negoziata dall’inizio alla fine. Questo per noi è estremamente rigenerante ed è esattamente la ragione per cui abbiamo fondato il gruppo musicale».
Affermate: i nostri concerti prevedono un gioco intenso tra il canto come linguaggio libero, un pesante contorcersi delle manopole e molto ascolto. Che tipo di relazione volete stabilire con il pubblico?
«Vogliamo invocare una sorta di celebrazione. La musica invita a muoversi e danzare. È fantastico quando l’energia che impieghiamo nel fare musica si riflette nell’energia che mette il pubblico nel fare esperienza di quella musica. In questo senso la presenza di Alma sul palco è molto invitante».
La vostra musica nasce dall’interazione di vari ingredienti sonori ed è influenzata da diversi generi. Da che tipo di musica siete influenzati? Potete farmi una playlist delle vostre cinque canzoni preferite?
«Per molti musicisti è un piacere non venire etichettati, e questo vale anche per noi. Facciamo parte della vasta gamma della musica elettronica con un forte accento sul lavoro vocale. Detto ciò, abbiamo un ampio interesse nella musica nel suo insieme. Come nostre influenze potremmo dire l’hip hop, la musica house e quella sperimentale.
Ed ecco la nostra top five: DJ Nate – La happy day; Laurie Spiegel – Patchwork; Catarina Barbieri – This causes Consciousness to Fracture; Kendrick Lamar – untitled 02; Ella Fitzgerald – oh lady be good».
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