Categorie: Musica

decibel_ascoltati | Prix Ars Electronica, CyberArts 2006

di - 4 Aprile 2007

Sorto nel 1987, nelle sue venti edizioni il Prix Ars Electronica ha raccolto qualcosa come 35.000 progetti da 87 Paesi. Forte di un simile risultato, l’editoriale di CyberArts 2006, a cura di Hannes Leopoldseder, Christine Schöpf e Gerfried Stocker, tasta il polso alla creatività contemporanea rilevando la crescente importanza socioculturale ed economica assunta dalla generazione dei cosiddetti millennials -la generazione dei blogger nati nei primi anni Ottanta (quella che ha fatto la fortuna di Myspace o Youtube)- e il peso rivoluzionario dei contenuti che essa oggi veicola. La proiezione nel virtuale e la ricerca di forme sempre più complete di ubiquità, con la commistione di internet, telefonia mobile e interattività, confluirebbe in una semplicità e immediatezza della comunicazione artistica, come mezzo di condivisione globale di valori linguistici e di codici mediatici. Attivismo underground, hackerdom, commistione (di arte, scienza, informatica, industria), nella loro accezione rigorosamente commerciale, sono alcune delle parole chiave più ricorrenti che accomunano le sette categorie del Prix: Interactive Art, Digital Music, Computer Animation / Visual Effects, Net vision, the next idea, Digital communities, u19 – freestyle computing.
Computer Animation / Visual Effects. La categoria forse più convincente e più stimolante del Prix. 581 entries selezionate dalla giuria (Shuzo John Shiota, Dietmar Offenhuber, Rick Sayre, Mark Dippé, Sabine Hirtes) sulla base del motto “Make a compelling piece. That is, in the end, the sole requirement.”
Golden Nica a 485nm, opera di Jan Bitter, Ilija Brunk e Tom Weber, studenti del Film-akademie Baden-Wurttemberg. Lavoro di computer animation di grande suggestione, interamente realizzato su piattaforma Softimage|XSI, racconta l’incontro, al chiaro di luna, di due lumache bio-meccaniche, modellate e animate con estrema cura, con un inaspettato finale thriller. Perfetta compenetrazione di musica e video, uso magistrale di shading e lighting.

Distinzione a Kein Platz fur Gerold di Daniel Nocke / Studio FILM BILDER (DE), film d’animazione imperniato su una semplice discussione, in stile reality show, tra quattro giovani raffigurati con sembianze animali, seduti in cucina ad un tavolo. Altra distinzione, di carattere stilistico opposto, a Negadon: The Monster from Mars, complessa elaborazione di 25 minuti, opera del filmmaker indipendente Jun Awazu, sulla scorta della tradizione giapponese tokusatsu (film con effetti speciali, anni ’60 e ’70). Perfette le transizioni tra live action e CG.
Tra le menzioni, citiamo The Regulator, del francese Phillipe Grammaticopoulos, con uno tra gli apporti musicali più curati, a firma del compositore croato Ivo Malec (1925). Lavoro di 15 minuti prevalentemente in bianco e nero con una spietata e sarcastica descrizione del processo di “produzione” di un figlio in un mondo interamente meccanizzato.
Ancora una riflessione sul rapporto tra biologico e meccanico, stavolta assolutamente astratta e realizzata solo con innesti e morphing di tessiture fluide e forme geometriche rigide, Discord: metal and meat di Stephan Larson (USA).
Almeno altre due le menzioni da citare: MTV: Crow di Marie Hyon, Marco Spier / PSYOP (USA), pregevole visual haiku, e Cafard di Leonard Thomas, Marques Guillaume e Jacamon Paul (FR), lunga animazione 3D tecnicamente impeccabile.

La preferenza accordata a lavori musicali in cui la qualità compositiva e autoreferenziale abdica al funzionale e all’accessorio. La promozione di modelli di creatività caratterizzati da ambienti acustici lo-hi, noising e volutamente destrutturati. Questi alcuni tratti comuni, presenti nelle 15 tracce del CD dedicato alla categoria Digital Music. La giuria, costituita da Naut Humon, Yuko Nexus 6, Elisabeth Schimana, Rob Young, AGF aka Antye Greie, accorda così la propria preferenza ad un approccio compositivo estemporaneo e di natura performativa, spesso tanto carente di un’autonoma e coerente forza espressiva quanto aggrappato all’esplorazione, sempre più irrinunciabile, di riferimenti concettuali sotterranei.
Un tributo storico, di clima GRM, il Golden Nica per la categoria, L’île re-sonante, conferito a Eliane Radigue (1932). Lunghissime dissolvenze incrociate, stasi, omogeneità spinta all’estremo, uso strutturale di loop, assoluta mancanza di presence a favore di un’evocatività oggi difficilmente digeribile.
La semplicità innocua dei materiali e della forma appare anche nelle due distinzioni conferite: Sonic Bed_London di Kaffe Matthews e Annette Works, interessante esperimento di esplorazione e percezione corporale del suono ma il cui ascolto da CD resta per lo più caratterizzato da un uso elementare di componenti sinusoidali e di glissandi scontati, e psychic stress soundtracks di Joe Colley (USA), in cui si denuncia l’uso di suoni ad alto volume come strumento di tortura in alcuni Paesi dell’Est. Dopo i primi promettenti 20 secondi il pezzo si appiattisce su tessiture granulari uniformi appena animate da una certa sfaccettatura delle trame.
Analoghi, deludenti, risultati raggiungono Black one del trio americano Sunn O)))’s, in cui la suspance di una campana rintocca periodica nella stasi totale di 7 interminabili minuti accompagnati da click, fruscii e interferenze tremolanti, o ancora, february sessions del trio laptop giapponese Yoshihisa Suzuki, Kensuke Tobitani e Satoshi Fukushima, commistione di sonorità ambient, percussioni etniche e scie intermittenti di ronzii vari.

L’interferenza e il disturbo audio (nelle spontanee forme della sua manifestazione: click, glitch, distorsioni, feedback, equalizzazioni random) assume, in buona parte delle restanti tracce del CD, il compito di veicolare le aspettative di un contesto di fruizione di cui si duplica la natura ambientale assordante ed improvvisativa. La tentazione di individuare categorie culturali d’ascolto ben precise è così forte da non poter essere repressa. Si va, tutto sommato, alle proposte migliori della selezione, dai loop meccanici di Yokomono, della Staalplaat Soundsystem / Carsten Stabenow (DE) e Geert-Jan Hobijn (NL), alternanza imprevedibile di puro caos rumoristico e di elementi melodici più rarefatti, al breve e piacevole frammento di virtuosismo turntablism Zap Meemees dei Satanicpornocultshop (*Es, Lisa, Vinylman, Ugh, Liftman, Frosen Pine & Meu), al rapido The Rose Has Teeth In The Mouth Of A Beast del duo Matmos di San Francisco (M.C. Schmidt and Drew Daniel), al giocoso sampling hip-hop di Voodooluba, di Cologne’s Niobe (Yvonne Cornelius), elettronica esplosiva con interessanti intrecci poliritmici e tribali, alternati, non troppo articolatamente, a momenti di rarefazione ambient.
Spiccano tra le menzioni, Wordless di Yannis Kyriakides (CY / NL), originale trattamento degli inserti vocali, profondità spaziale, alta tensione espressiva nella parte conclusiva del pezzo. E poi Storm!, di Ambrose Field (UK), esemplare ripresa e grande chiarezza nell’uso di materiali concreti, eccellente capacità di variare e articolare densità timbrica e tessiture.
La categoria Interactive Art, “tra tradizione e innovazione”, nelle note del jury statment riassume in tre punti fondamentali i tratti caratterizzanti dei 609 progetti pervenuti. 1) ricerca rivolta alla compenetrazione tra sistemi di vita naturali e artificiali, 2) rapporto tra sistemi di comunicazione locale e globale e loro implicazioni sociali e politiche, 3) relazione tra codici, linguaggio e comportamenti, arti performative e ambienti.
Golden Nica della categoria a The Messanger di Paul DeMarinis. Installazione, definibile di carattere tecnico-archeologico, basata sulla rivalutazione del telegrafo. Tre serie di 26 lettere vengono sonorizzate, o animate, dallo spelling delle email inviate da visitatori reali o virtuali. L’installazione nella descrizione dell’autore propone una considerazione attuale sul rapporto tra elettricità e democrazia nelle tecnologie di comunicazione.

Distinzione a Graffiti Research Lab, presenti con un lungo video girato in ambienti notturni di New York, alterati con tecnologie open-source, in una serie di applicazioni i cui nomi indicano tecniche già consolidate: LED throwies, graffiti writing capture software, mobile urban projection, the Electro-graf, circuit stickers e Etch tech. Documentazione, e istruzioni d’uso, sul sito Graffiti Research Lab dot com.
Distinzione anche a Drawn di Zachary Lieberman, installazione performativa basata sulla proiezione e animazione digitale in tempo reale di figure disegnate dagli stessi spettatori, trasformate in componenti grafici vettoriali, i cui movimenti, manipolati da un’interfaccia, risultano connessi a forme di sonorizzazione, alquanto rudimentali.
L’ultima categoria contenuta nel DVD, u19 – freestyle computing, aperta a soli concorrenti austriaci, vanta una partecipazione di 1230 giovanissimi artisti, dai 3 ai 19 anni. Golden Nica a Abenteuer Arbeitsweg di Ehrentraud Hager, Alexander Niederklapfer, David Wurm e Magdalena Wurm, ragazzi di Linz tra i 13 e i 15 anni, premiati per i due anni di lavorazione di una computer animation di 30 minuti realizzata con i mattoncini Lego.
Risultano assenti nel DVD, per la loro natura di risorse on line, i Golden Nicas e le menzioni delle rimanenti categorie Net vision, The next idea – Art and Technologies Grant, Digital Communities, per le quali si rimanda alla pagina web dell’AEC.

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renato messina

decibel – sound art e musica elettronica – è un progetto a cura dialessandro massobrio

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