Chi invece, volontariamente, ha visitato quest’ultimo
intervento sonoro dal titolo Noiser è entrato nella galleria resa completamente buia e
trasformata così in una dark room. Un spazio completamente vuoto ma colmato
dalla presenza concreta di quel suono cupo, caratterizzato da basse frequenze e
già percepibile dall’esterno. Nessuna immagine per Noiser ma, appunto, un’unica lunga pista
sonora, che però paradossalmente trascina con sé una moltitudine di immagini,
tracce sparse e poi ricomposte di film, brandelli di colonne sonore, reali o
immaginate, che confluiscono in questa sorta di buco nero che inghiotte la
materia, lo spazio e la luce per dare sfogo al puro suono.
Con Noiser, Igor Muroni aggiunge un nuovo brano al suo costante
lavoro sulla creazione di veri propri ambienti e landscape sonori, lavorando
sulla stratificazione culturale e sonora dei molteplici riferimenti da lui
messi in campo. Sono la rappresentazione sonora di immaginari densissimi che
filologicamente tratteggiano con attenzione il background intellettuale
dell’artista e di una sensibilità precisa di artisti-musicisti che, negli
ultimi anni, sembrano descrivere attraverso il loro incessante lavoro, una
serie di cerchi concentrici, precisissimi, che dal diametro sempre crescente
procedono per inclusioni, attorno a un incandescente nucleo che dagli anni ‘60
in poi non accenna a diminuire nella produzione di energie e significati.
Letture alte del pensiero filosofico occidentale, e in
particolare francese, mixati con espressioni dell’underground storico e
cinematografico si arricchiscono di quel portato emozionale, sociale e
culturale enucleato dal pop che Igor Muroni prende in seria considerazione
nella strutturazione dei suoi progetti. Così come si evince dai brevi ma
esaustivi saggi contenuti nel libro Noiser (pubblicato da Kaleidoscope Press in occasione
della mostra), uno dei quali compilati proprio dallo stesso Muroni, che
analizza con attenzione il rapporto tra psicologia, suono e immagini nelle
opere cinematografiche di Gus Van Sant rilette attraverso il mito del minotauro, oltre ad
altri spunti che volano dall’Hollywood Babilonia di Kenneth Anger all’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari.
La pubblicazione, oltre ad altri due interessanti scritti
di Michele D’Aurizio ed Emanuele Quinz, offre anche un utilissimo “racconto
visivo”, una vera e propria mappa, per orientarsi nel lavoro di Igor Muroni e
per cercare di evadere il labirinto che la noise room, e le altre installazioni
dell’artista, di fatto rappresentano.
riccardo conti
mostra visitata il 7 maggio 2010
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ecco il tipico prodotto confezionato a tavolino... troppo compiaciuto, mollemente blindato dalle conoscenze 'giuste', eccessivo per essere un intervento realmente intellettuale (scomodare il gotha del pensiero francese per un intervento che viene definito come? radicale? ma per favore). Consiglio ad Igor di rivolgersi altrove per dimostrare che sia colto o intelligente... oppure semplicemente narciso.
..non so chi tu sia andra ma mi dai l'impressione di uno che rosica... sarebbe bello confrontare il tuo curriculum con quello di Igor che è assai interessante...
Andrea ma hai visitato la mostra Noiser di Igor Muroni?
Io no, e davvero mi dispiace.
Ho visto però ultimamente delle sue opere in una mostra a Torino e letto Noiser, il libretto che ha scritto.
Molto interessante. Non credo che la tua idea sia fondata, al contrario credo in casi della scena artistica italiana emergente come quello di Muroni, bisognerebbe essere meno frettolosi in facili sentenze di giudizio. Sto approfondendo ricerche sull'operato di Igor Muroni e per tanto mi complimento e ringrazio Riccardo Conti per il suo articolo.