Uno degli
elementi d’interesse del concerto Mémoriale.
In ricordo di Giorgio Bernasconi è anche uno dei motivi che legano la
figura di Giorgio Bernasconi all’arte contemporanea e può essere riconosciuto
nell’opera Calmo, scritta da Luciano
Berio in memoria di Bruno Maderna ed eseguita nell’auditorium da
Luisa Castellani e dalla piccola orchestra del Conservatorio della Svizzera
Italiana diretta da Arturo Tamayo.
In Calmo, Berio mette in atto un transfert
della propria azione artistica sulla cantante, sulla quale trasferisce una
porzione del tessuto musicale: la cantante infatti si presenta in scena a piedi
nudi, con due cavigliere a sonagli, mente altri due sonagli sono ai suoi polsi.
Il brano inizia non con delle note ma con un gesto di Luisa Castellani che alza
le braccia, definendo al contempo una croce e un guizzo d’ali.
Si tratta
dunque di uno spunto che trascende il valore musicale dell’opera, perché
svolge, nell’ambito della composizione musicale, temi che esistono anche nelle
altre discipline artistiche, che hanno un valore storico e che sono ancora
attuali.
essere individuate tra lirica, forma, linguaggio e corpo e sulla funzione del
corpo (in genere quello dell’artista, qui quello della donna) nel tradurre e
trasferire contenuti linguistici.
Un lavoro
di cui il concerto ha presentato anche un’altra modalità espressiva nel brano
di Hans Werner Henze. Il brano di Henze è molto più articolato e sfrutta altri
modi di coinvolgimento del corpo (la maschera e la gestualità ironica, per
esempio). Ma anche il brano di Henze propone il corpo dello strumentista come
soggetto che agisce sulla scena dell’esecuzione musicale e introduce quindi nel
concerto altri segni, altri contenuti che interagiscono con quelli musicali.
Possiamo quindi dire che, nel concerto proposto dalla serie Novecento e Presente, il tema della
funzione del corpo nella esecuzione musicale sia emerso in modo interessante.
Colpisce
peraltro la combinazione tra le suggestioni offerteci dalla serata di concerto
e il dato di cronaca della recente mostra dedicata dallo Studio Dabbeni di
Lugano al lavoro di Jacopo Miliani, il quale propone una
comparazione tra modalità grafiche e modalità attoriali di espressioni di una
forma. È bello pensare che a Lugano iniziative autonome possano convergere su
alcuni contenuti: ci dà l’idea di una realtà viva.
Torniamo
dunque a Luciano Berio e al suo utilizzo del corpo (non il proprio) per esprimere
la propria lirica oltre la dimensione prettamente musicale. Nel suo modo di
farlo colpiscono due ulteriori elementi.
Il primo
è la scelta della voce come soggetto sul quale agire. La voce è lo strumento
più vicino al corpo, anzi quello più interno e chiedendo al corpo che sostiene
la voce di dotarsi di un altro compito strumentale, Berio compie un’operazione
concettuale forte: rafforza il legame tra corpo e strumento, cioè tra corpo
artistico e strumento di realizzazione dell’opera. In pittura il legame
connette il pittore al pennello e quando Yves
Klein fa esplodere questo legame,
usando corpi di donne come pennelli, oppure quando lo fanno alcuni degli autori
presentati dalla mostra Gutai attualmente proposta dal Museo Cantonale di Lugano,
usando i piedi come strumenti o sfondando superfici di carta con il corpo
intero (le opzioni che potremmo elencare sono numerose), promuovono un’azione
concettuale: scardinano la modalità tradizionale di azione pittorica per
inaugurarne altre possibili. Con la propria scelta, Berio ci dice che il corpo
responsabile dello strumento-voce è un corpo responsabile in generale
nell’azione artistica, gli affida un altro strumento e lo svincola dalla
relazione chiusa corpo-voce, per aprirla a una relazione molteplice. La
cantante, pur restando una cantante (dobbiamo poi notare che si tratta di Luisa
Castellani, cioè una cantante internazionalmente riconosciuta come tale),
smette di essere soltanto cantante e diventa un soggetto di natura diversa
all’interno dell’opera musicale (che diventa un’opera più che musicale).
Il
secondo elemento è la teatralizzazione costrittiva. Pur rimanendo nell’ambito
della musica di concerto, il fatto di presentare la cantante a piedi nudi con i
sonagli, per fare suonare i quali le è necessario effettuare gesti
formalizzati, altera la natura della rappresentazione e introduce una ulteriore
duplice dimensione: trasgressiva rispetto alla retorica del concerto; transfuga
rispetto alle altre discipline.
La scelta
operata da Luciano Berio in Calmo è
un caso tutt’altro che isolato, per carità, e lo stesso concerto Mémoriale ne ha presentato una versione
molto diversa nel brano di Henze. Si tratta nondimeno di una interessante
espressione della modernità artistica.
Nella
presentazione del concerto, Giovanni Verrando ha citato, come valore dell’arte
di oggi, la varietà dei punti di vista. Possiamo, sulla base di ciò che abbiamo
ricostruito, aggiungere questo altro valore: la continua ricerca di modalità di
relazione e di scambio fra territori di azione e aree di rappresentazione
diverse, cioè la ricerca di nuove aree di espressione che attingano alle
diverse esperienze ed esplorino ipotesi possibili. Si tratta di una ricerca per
la quale non soltanto siamo debitori a Luciano Berio e a molti altri artisti,
ma anche a Giorgio Bernasconi, che fu sempre attentamente interessato a cercare
modalità possibili per gli scambi tra diverse pratiche.
Insomma,
il concerto è stato un omaggio pieno alla carriera e al lavoro di Giorgio Bernasconi.
vito calabretta
decibel – suoni e musica
elettronica è un
progetto a cura di alessandro
massobrio
[exibart]
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