Credi che la sound art debba ancora conquistare l’interesse dei galleristi e dei curatori?
Questa è una cosa che mi tocca profondamente: come può un curatore, che conosce poco o nulla di sound art, occuparsi di una mostra legata al suono? Tipicamente affittano alcuni DJ che dicono di fare sound art o musica sperimentale. La situazione è difficile perché molti curatori stanno iniziando solo ora ad interessarsi e a capire le complessità e la storia della musica elettronica. Sono stato molto fortunato a lavorare con Anthony Huberman per The moderns al Caste
“Microsound” è un metodo di composizione, un libro, un sito, e una grande community. Cosa significa per te questo termine?
Sono tutte cose collegate tra loro, l’audio digitale ci dà la possibilità di guardare il suono come numeri che volano a 44100 campioni al secondo. Ogni gruppo di questi numeri può essere isolato e manipolato. Il termine microsound descrive al meglio la possibilità di poter andare dentro piccoli frammenti di suono per lavorare ad un livello quasi invisibile. Ma è anche un modo per criticare l’audio digitale rivelandone i limiti e gli errori.
La musica elettronica contemporanea è spesso associata al minimalismo storico; credi sia solo una moda destinata a svanire?
Sì, ho sempre pensato che il minimalismo fosse un punto morto di un’estetica in cui era più importante come moda che come soluzione artistica. Si è rinchiuso in un vicolo cieco tranne che per pochi compositori come Glass, Reich, Riley ed artisti come Sol Lewitt. Personalmente sono più interessato alla densità e sovraccarico delle i
Puoi spiegarci brevemente la tua teoria sulla “post-digital music”?
Post-digital’ music è una critica alla musica digitale. Post-digital art è un modo per esprimere e proporre una nuova relazione con la cultura digitale. Non ci possono essere vie di fuga dalla cultura digitale oggi e per mantenere una certa prospettiva dobbiamo essere in grado di rimanerne distaccati e critici.
Chiunque da casa può scaricarsi del software e creare suoni e ciò ha contribuito a saturare questo genere musicale…
I minori costi della tecnologia hanno permesso a moltissime persone di diventare compositori. Ciò ha contribuito ad aumentare l’insieme di artisti in cerca di attenzione in un mercato che era già sovrappopolato. E’ spesso molto difficile capire quale uscita discografica meriti l’attenzione nostra e dei nostri portafogli. E’ un’inversione del metodo “filtra, quindi pubblica”; ora non sono più le etichette a scegliere gli artisti ma è il pubblico stesso a decidere tra gli artisti che appaiono in svariati media (CDR ed mp3 su tutti). Mentre questa inversione concede al fan una enorme possibilità di scelta, purtroppo crea il fenomeno del “genere come artista”. Fortunatamente non sono in grado di definire il genere microsound dato che è una collezione di suoni e stili che si diffondono in maniera rizomatica e cambiano a seconda della direzione del genere. E’ più una filosofia di una sperimentazione aperta che un particolare sottoinsieme della musica elettronica. Uno stormo di uccelli più che un genere culturale.
bio
Kim Cascone (Albion, Michigan, 1955) ha collaborato con David Lynch come assistant Music Editor e nel 1986 ha fondato l’etichetta Silent Record. Ha pubblicato a partire dal 1980 oltre 15 album di musica elettronica e ha collaborato con diversi artisti. È fondatore inoltre della lista e-mail Microsound, scrive per numerose riviste specializzate e ha partecipato a numerose mostre e manifestazioni tra cui: The Moderns, Castello di Rivoli, Torino (2003); Kunstlerhaus Stuttgart (2002); Micro 2 Mutek, Montreal, (2001), Tate Modern, Londra, (2001); Lovebytes Festival, Sheffield, (2000);
CarlArts Elettronic Music Festival, Los Angeles, (1998)
discografia
Per una discografia essenziale facilmente reperibile in Italia di Kim Cascone si rimanda al sito http://microsuoni.com/artists/cascone.html
link correlati
microsound.org
anechoicmedia.com
mediamatic.net/cwolk/view/8470
enrico glerean
decibel – sound art & musica elettronica è un progetto editoriale a cura di marco altavilla
[exibart]
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