03 giugno 2003

decibel_dal vivo Geoff Farina + Dan Littleton + Luther Gray Pescara, Vini e Olii

 
Cosa accade quando un musicista di culto come Geoff Farina dei Karate si cimenta con la possibilità di sonorizzare dal vivo alcune pellicole storiche? In che misura la componente sonora incide nella struttura filmica? Il resoconto della “prima” di questo interessante progetto…

di

Reduce dal recente tour italiano, il chitarrista e cantante dei Karate, Geoff Farina e’ stato invitato dal Festival Schermo Sonoro-Cinema Zero di Pordenone per sonorizzare le pellicole Film di Samuel Beckett (con la regia di Alan Schneider), Emak Bakia di Man Ray, ed Un Chant D’amour di Jean Genet, in una nuova formazione in trio e con musiche scritte appositamente dallo stesso Farina.
La “prima” di questo interessante progetto, svoltasi in un affollatissimo “Vini e Olii”, nel centro storico di Pescara, é stata più che altro una prova generale, e la formazione ha eseguito solo due delle colonne sonore programmate. Forte del drumming jazzato e delle finezze chitarristiche al limite della ricerca sonora pura di Luther Gray e Dan Littleton, Farina si é dimostrato estremamente a suo agio in questa nuova dimensione espressiva. Emak Bakia
L’esecuzione di Film apre la serata in modo soffice e progressivo. L’andamento lieve e melodico delle musiche, evocative e spesso studiatamente diegetiche, si intervalla a lunghi periodi di silenzio, movimentati solo da tocchi e fruscii di batteria a fior di spazzole.
L’uso dei silenzi é notevole soprattutto nei momenti del film in cui il protagonista (un attempato Buster Keaton), chiuso nella sua stanza, cerca scampo dall’ implacabile “sguardo” esterno: punto di vista dell’intero film e alter-ego del protagonista.
Emak Bakia, surreale caleidoscopio visivo dadaista senza alcuna struttura vera e propria se non quella data da un perdurante senso di circolarità offerto dalle libere associazioni di immagini, é musicato invece dal solo Farina.
Attraverso il filtro dell’elettronica, la chitarra diviene drone ripetuto fino all’ossessione e il circolo dei loops in continua sovrapposizione/mutazione si affianca ai vortici delle immagini che si amalgamano ed esaltano al massimo le componenti visive e (cosa molto Chant D importante) distogliendo l’attenzione dei più distratti dal lavoro del musicista calamitandola sul film. La danza di colletti inamidati, pesci deformati, spilli ed ingranaggi si sposa con la musica associando modelli culturali distanti e apparentemente incompatibili alla ricerca di risultati quanto più possibile assoluti ed atemporali, e rivela anche (in certa misura) il coraggio di un’operazione del genere.
Il concerto si é chiuso con un paio di improvvisazioni in crescendo che hanno ipnotizzato la platea di Vini e Olii immergendo il locale in un’atmosfera surreale. Il trio ha dato prova di grande solidità e affiatamento: l’impressione generale é che questa musica e questa formazione siano destinati a “crescere” performance dopo performance.

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marco antonini

decibel – sound art & musica elettronica è un progetto editoriale a cura di marco altavilla

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2 Commenti

  1. Queste musiche non possono essere “studiatamente diegetiche”: in parole povere la musica è diegetica solo quando è inerente alla narrazione, cioè, ad esempio, quando proviene da una fonte interna al film (una radio, un giradischi…) Quando accompagna, come in questi casi, è sempre e solo extradiegetica.

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