Categorie: Musica

decibel_soundstoria | Gli albori della musica elettronica

di - 10 Gennaio 2003

Quel turbine di nuove idee, concezioni, possibilità tecniche e personalità che animava gli anni ’60, parallelamente a quanto succedeva in Europa (Parigi e Colonia), provocava nel campo musicale italiano delle tempeste culturali.
I luoghi più “colpiti” erano gli studi di fonologia sperimentale come quello di Milano, fondato da Luciano Berio e Bruno Maderna, primo centro in Italia che utilizzava le nuove tecnologie.
Non tutti ricordano, però, che anche a Padova nel 1965 (proprio negli stessi anni delle attività milanesi) si aggregavano in gruppo alcuni giovani appassionati ricercatori (artisti, musicisti, ingegneri) che hanno dato vita alle ormai storiche ricerche riguardanti la musica elettronica: l’NPS (Nuove Proposte Sonore); inizialmente formato da Ennio L. Chiggio, Teresa Ramazzi, Memo Alfonsi, Serenella Marea e poi da Giovanni de Poli, Alvise Vidolin, Giorgio Loviscek, Luciano Menini, Patrizia Gratis.
Il manifesto programmatico (scritto da Chiggio e Rampazzi) presentava dichiarazioni d’impatto piuttosto rivoluzionario, comparabile solo alle più spregiudicate avanguardie d’inizio secolo: “Lo strumento ha esaurito le sue possibilità, è stato violentato, distrutto (…) l’interprete non è più il portatore del messaggio irripetibile, l’ascolto del nastro ripetibile ad oltranza demistifica l’ascolto (…) i nuovi sistemi elettronici estendono lo spazio udibile aumentandone le dimensioni“. Da ciò traspare, chiara, la convinzione di questi giovani che gli strumenti della tradizione avevano esaurito le loro possibilità, mentre, un nuovo universo si apriva davanti ai loro occhi, o meglio, alle loro orecchie: il suono puro, cristallino, infinito, prodotto dall’oscillatore a valvola. Tale elemento sonoro, considerato come una linea retta costituiva il “mattone” con cui costruire delle vere e proprie strutture dove più linee formavano fasce a loro volta modificabili secondo glissandi, filtri ed effetti. Si delineava, così, il cosiddetto Oggetto Sonoro, concetto già coniato da Pierre Schaeffer (padre della musica concreta), ma in questo caso arricchito di ulteriori specificità nell’omonimo documento teorico stilato nel ’66 da Chiggio.
Il gruppo si caratterizzava per la produzione di studi sorti dalla sperimentazione sistematica del materiale ricavato esclusivamente da fonti elettroniche: generatori di frequenze sinusoidali e generatori di impulso a velocità variabile, generatori di rumore bianco e colorato, filtro passa basso e passa alto, modulatori di frequenza. Tale produzione era rigorosamente controllata mediante notazione su appositi audiogrammi. Il fine della loro ricerca non era, quindi, l’espressività o la piacevolezza fonica ma l’organizzazione dei vari parametri della percezione sonora.
L’attività del gruppo durò sette anni, dal ’65 al ’72, portando avanti non solo l’aspetto prettamente di ricerca ma anche quello didattico-informativo. Spulciando nella lista delle molteplici attività, redatta nel 1977 su richiesta di Luciano Berio, spiccano le partecipazioni e le audizioni alla galleria La Chiocciola di Padova, presso il Conservatorio Cherubini di Firenze, presso il Museo d’Arte Contemporanea di Lodz, al Museo di Storia Naturale di Verona, alla galleria il parametro di Milano, alla Semaine Experimentale De Musique di Bruxelles, presso la Catholic University of America di Washington, al “Festival International de Musique Electroacoustique” di Parigi, alla trasmissione su Rai 3 “Computer Music”.
Già nel 1964, però, in occasione della XXXII Biennale d’Arte di Venezia, Ennio Chiggio, attraverso la sua personale strumentazione, aveva composto un collage costituito da eventi semplici della durata di 30 minuti pensato come ‘ambiente sonoro’ per la sala espositiva dedicata al Gruppo N (noto collettivo padovano di artisti e disegnatori sperimentali dedito all’arte cinetica e optical, di cui Chiggio faceva parte).
Nell’ottobre del ’72, con l’avvento dei nuovi sintetizzatori e, soprattutto, del computer, terminava l’attività collettiva il cui lavoro, pratico e teorico, era fino ad allora basato principalmente sull’utilizzo delle strumentazioni analogiche.
Negli anni successivi (dal 1979), proseguendo le ricerche dell’NPS, iniziava l’attività il C.S.C. (Centro di Sonologia Computazionale) con la produzione di numerose composizioni firmate da musicisti di fama internazionale come: Luigi Nono, Franco Donatoni, Salvatore Sciarrino, James Dashow, ecc… Tutt’oggi il C.S.C. lavora nella restaurazione del suono, nello sviluppo di nuove tecniche di sintesi e spazializzazione, sistemi dinamici complessi e sound morphing.

link correlati
dei.unipd.it/english/csc/intro.html

claudio sichel

breve discografia consigliata
C’è pochissimo materiale stampato su CD o LP, la maggior parte delle registrazioni sono ancora su nastro magnetico. Segnaliamo pertanto:

Film Special, LP, allegato a Film Special, numero unico, 1968
Oggetti Sonori – gruppo N.P.S, CD, (info: ennio@embtool.com)
Fluxus, di Teresa Rampazzi, LP, Roma 1984 (10’40’’)

C.S.C. Staff:
Scientific director:
Giovanni De Poli (depoli@dei.unipd.it)

Artistic director:
Alvise Vidolin (vidolin@dei.unipd.it)

Researchers:
Federico Avanzini (avanzini@dei.unipd.it)
Sergio Canazza (canazza@dei.unipd.it)
Carlo Drioli (drioli@dei.unipd.it)
Antonio Rodà (ar@csc.unipd.it)
Patrick Zanon (patrick@dei.unipd.it)

Collaboration:
Nicola Laurenti
Nicola Orio
Roberto Oboe
Guest Researchers:
Balazs Bank
Hanna Jarvelainen
Guest musicians:
Giovanni Umberto Battel
Giorgio Battistelli
Carlo De Pirro
Antonio Patella
Marco Stroppa
Salvatore Sciarrino


Centro di Sonologia Computazionale
Dipartimento di elettronica e informatica – Università di Padova
Via S. Francesco, 11 – Padova –
phone: ++39-049-8273757 – email: canazza@dei.unipd.it


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