Categorie: Musica

decibel_talenti laterali | Carsten Nicolai

di - 9 Dicembre 2002

Una salubre seduzione reciproca ha avvicinato, alla fine dei novanta, gli ambiti della creazione visiva e musicale. A voler indicare la produzione più rappresentativa di tale convergenza, la scelta non potrebbe indirizzarsi che sul corpus di Carsten Nicolai. Il ruolo di “cerniera” tra i due mondi svolto dall’artista tedesco deriva sia dalla natura dei materiali proposti, sia dall’abilità con la quale ha saputo intessere relazioni continue e strutturate con due distinti circuiti produttivi, umani, distributivi e promozionali.
La sua ricerca si organizza intorno all’urgenza di tradurre il suono in forma visibile: in Bitwave (2001) la rappresentazione grafica di onde sonore, ottenuta mediante ordinari programmi di editing audio, si presta ad essere utilizzata come motivo decorativo da riprodurre su parete e su pannelli di alluminio. Frequenze diverse per altezza, durata ed intensità si manifestano allo sguardo, in un recente ciclo di progetti (frozen water, 1999; fluid.interference, 1999/2000; hertz+wave, 2000; milch, 2000.), mettendo in moto fluidi racchiusi in contenitori trasparenti. In Telefunken (2000) l’aspetto sinestetico del lavoro di Nicolai raggiunge un perfetto equilibrio di leggibilità e grazia formale: un lettore cd collegato, erroneamente, all’ingresso video in di un apparecchio televisivo Sony produce, sullo schermo, una geometria di linee orizzontali in continuo riconfigurarsi. I brani utilizzati nell’operazione sono stati poi messi in commercio su cd, in serie limitata, per consentire l’allestimento di versioni private di Telefunken tra le mura domestiche. Ma l’aspetto più caratterizzante dell’opera di Nicolai si cela ad un livello inferiore, nei meccanismi stessi di produzione: l’idea è quella di ideare ambienti/sistemi in cui gli eventi si auto-organizzano per l’intervento di variabili esterne. Previste ma non controllabili. Già in Bausatz noto infinity (1998) il caso è usato sistematicamente per comporre e scomporre i precari equilibri strutturali di un processo che il titolo prospetta potenzialmente illimitato: il pubblico può manovrare liberamente i bracci ed i controlli di quattro piatti Technics che leggono locked groves su vinile (solchi circolari e chiusi sui quali la puntina si “incanta”) dando vita ad innumerevoli combinazioni tra i loops sonori.
L’interesse per la scienza, lungamente coltivato, ha spinto Nicolai ad approfondire questa speculazione sul processo creativo stesso in Snow.noise (2001), installazione in cui si mettono a disposizione degli avventori dispositivi per generare cristalli di neve. Patterns regolari che crescono in maniera molto complessa, nello spazio, intorno a piccole impurità. Il focus è ancora sulla funzione dell’artista inteso come creatore di pre-condizioni per l’organizzazione spontanea di eventi, sull’errore come fonte d’innovazione.
E la neve stessa si offre come migliore estremo di una metafora che voglia descrivere la musica che Nicolai crea all’ombra degli pseudonimi Noto ed Alva.noto: un suono retto da un gusto assemblativo algido e rigoroso che riesce a catturare l’attenzione in virtù della sua semplicità. Reiterazioni di toni generati sinteticamente che sovrapponendosi svelano una vicinanza formale con certo minimalismo storico o, se si vuole, con una musica da club scarnificata e scevra da dinamiche sonore funzionali al ballo.
A partire dal 1999 Nicolai è tra gli animatori dell’etichetta discografica Raster-Noton (nata dalla fusione della sua Noton con la Raster-Music) della quale si consiglia l’acquisto della serie 20’to 2000, vincitrice del premio Prix Ars Electronica 2000 Golden Nica Award.

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biennale24.com/carstennicolai.html

francesco tenaglia

[exibart]

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