-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’Inaudito a Transart: il festival di musica contemporanea omaggia Iannis Xenakis
Musica
In occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Iannis Xenakis e giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il Festival bolzanino Transart ha omaggiato il compositore-architetto greco con una serie di iniziative sotto il nome di “Inaudito-Unerhört”, originale progetto artistico curato da Peter Paul Kainrath e da Hannes Kerschbaumer. L’obiettivo della rassegna, culminata nella giornata del 17 settembre presso la Fondazione Antonio Dalle Nogare, sembra sia quello di dare forma a un’idea di attraversamento fra spazi, suoni e opere d’arte, come suggerisce il nome Transart. Tale intento viene raggiunto talvolta rompendo i confini, con esecuzioni che avvengono su diversi piani dell’edificio della Fondazione; altre volte riuscendo a oltrepassare quella “trasparenza impenetrabile” che si ravvisa, oltre che esplicitamente in un’opera d’arte di Vincenzo Agnetti collocata al secondo piano, in un’installazione temporanea dell’artista minimalista Charlotte Posenenske posta al piano terra; infine, avvolgendo con effetti sonori gli ascoltatori, all’interno del cortile.
Dovendo rispettare misure di distanziamento ma facendo di necessità virtù, l’organizzazione della serata in quattro differenti fasi, in diversi spazi e in tempi intrecciati, si traduce in una brillante manifestazione dell’estetica xenakisiana, grazie anche alla disponibilità della Fondazione nell’offrire le proprie sale e le opere d’arte in essa contenute. Infatti il contemporaneo consumarsi delle esecuzioni nel tempo, la ripetizione di alcuni brani in luoghi diversi, i quattro gruppi di ascoltatori in continuo movimento, ci piace immaginarli come aspetti che si ricollegano alla poetica del compositore greco.
Entrando nel merito delle musiche presentate, oltre a lavori dello stesso Xenakis, fra cui spiccano gli acusmatici, storici Orient-Occident e Gendy3, sono ben quattro gli omaggi rivolti a quest’ultimo brano, su apposita commissione di Transart. Si tratta dei ROHBAU Xenakis di Döttlinger, Ramsauer, Leboucher e di Kerschbaumer, i quali riescono ad amplificare la visione totalizzante e spazializzante del suono. Suggestivo disporsi sul piano scale ascoltando i due ensemble agire stereofonicamente. Anche altri brani dalle radici xenakisiane diventano protagonisti della serata, fra i quali troviamo Alter Ego di Georges Aperghis, Aereal di Achim Bornhöft, Tamino, les paysages interdits di Luigi Abbate, Ritus di David Philip Hefti, Workers Union di Louis Andriessen, Schurf I e Mäeahelik I di Hannes Kerschbaumer.
In particolare, Schurf I vede dipanarsi nello spazio differenti livelli sonori, realizzati dal violino elettrico (trasparente, che sembra intonarsi idealmente con il prisma aperto ma impenetrabile collocato affianco, opera della Posenenske), a cui si aggiungono la voce e il respiro della violinista Anna Lindenbaum, mentre il brano di Luigi Abbate, la cui parte elettronica è realizzata facendo ricorso al processore UPIC elaborato presso il centro di ricerca parigino CEMAMu fondato da Xenakis, risulta vicino all’estetica di Gendy3 e produce un peculiare clima di raccoglimento dell’uditorio, avvolto nel cortile dagli effetti elettroacustici e dal suono del flauto di Marina Iglesias, appartenente come la Lindenbaum al “Names Ensemble”.
L’altro eccellente gruppo musicale presente a Inaudito è l’Ensemble Chromoson, impegnato anche in composizioni della londinese Rebecca Saunders. La sua poetica si interseca parzialmente con quella di Xenakis, indagando il rapporto suono-colore e mettendo in risalto la fisicità della musica e del gesto esecutivo. Ritroviamo tale atteggiamento estetico nel potente brano …of waters making moan per fisarmonica, Maria Mogas Gensana, o in Withinnan, presentato al pianoforte da Luca Lavuri. Altro brano che si manifesta tramite la fisicità e l’osservazione degli esecutori è La fine è senza fine di Andrea Troiani, nel quale l’idea di attraversamento si tramuta in visibile superamento dei limiti sonori, strumentali e spaziali.
Altri appuntamenti del Festival hanno visto impegnato fra 22 e 24 settembre il NOI Techpark di Bolzano, che ospita un’installazione site-specific dell’artista candaese Chris Salter, ispirato a La Polytope di Xenakis, e infine, il 24 settembre presso la Sala Carroponte, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, diretta da Finnegan DownieDear, assieme al solista Luca Lavuri e al gruppo di percussioni conTakt, i quali eseguono le città inesistenti del compositore russo Dmitri Kourliandski, compiendo nel primo caso attraversamenti fra musica e tecnologia e nel secondo caso siglando la conclusione del Festival Inaudito.