Mentre l’estate volge verso la sua fase più matura, il Monferrato si veste di una luce dorata, i suoi paesaggi si tingono di sfumature calde e avvolgenti, l’aria è intrisa di fragranze dolci e inebrianti, preludio alla vendemmia imminente. In questo scenario suggestivo, la sedicesima edizione del Jazz:Re:Found si prepara a trasformare Cella Monte, capitale Unesco del Monferrato, in un epicentro culturale e musicale. Dal 28 agosto al 1 settembre 2024, il festival invita a un viaggio sensoriale dove le note più evolute del jazz si fondono con i profumi della terra e i colori del tramonto.
Un evento di levatura internazionale capace di richiamare artisti e spettatori da ogni angolo del globo, dando vita a un’esperienza unica nel panorama degli eventi live-set italiani, sempre contraddistinta da nuovi headliner e quest’anno ben sette premiere italiane e tre esclusive nazionali. Se la cornice restituita dal Monferrato gioca infatti un ruolo fondamentale nell’esperienza del JZ:RF, agli organizzatori del festival va il merito di aver saputo valorizzare al meglio il borgo, dislocando artisti di fama mondiale tra cortili, chiese, vicoli e un palcoscenico principale che funge da ingresso scenografico al paese. A questi aspetti si aggiunge la capacità di aver fidelizzato una community di Re:founder in continua espansione, vibrante di curiosità musicale e che si trova a convivere in un’armonia molto particolare con i residenti.
A scandire le giornate, la rinnovata promessa di un’esperienza musicale capace di spaziare dall’intimità dell’ascolto più acustico e di matrice sperimentale, al ritmo incalzante del clubbing. Ma a portarci dritti al “chorus” di questa kermesse prestigiosa è il suo “deus ex machina”, Denis Longhi.
Denis, partiamo dalla line-up straordinaria appena annunciata! Concentriamoci sulle novità: quali sorprese musicali ci riserva questa edizione? Fino a dove si è spinta la ricerca del JZ:RF?
«Quest’anno la line up è più che mai al 100% Jazz:Re:Found. Non che in passato avessimo “perso la via”, ma a volte abbiamo dovuto ricorrere a headliner di richiamo per provare a cementare la community degli utenti. JZ:RF ha accresciuto molto la sua statura nei confronti dell’audience rendendosi autonomo dai grandi headliner che catalizzano l’attenzione.
I due nomi più grossi in cartellone quest’anno sono Ezra Collective e Glass Beams, che sono tutto fuorché nomi mainstream; anzi, Ezra Collective rappresenta una tendenza molto underground – è il nome più vicino all’identità dell’afrobeat moderno – mentre i Glass Beams trattano di temi sonori e linguaggi molto distanti dalle sonorità occidentali, con richiami esotici del Middle East e un atteggiamento molto diverso dagli stilemi musicali che siamo abituati ad ascoltare. Finalmente JZ:RF ha quindi un’identità conclamata per cui riesce a essere attrattivo, nella sua forma festival, senza dover ricorrere a “stratagemmi”.
C’è poi un’apertura molto larga su un certo tipo di jazz “altro”. Da Marcos Valle – come celebrazione della sua carriera guardando al Brasile – a corto.alto con il jazz contemporaneo anglosassone, ma diverso dalla scena inglese; da Valentina Magaletti legata a percorsi più di ricerca, fino al mondo dei dj: anche in quella parte di cartellone, quest’anno non abbiamo nomi altisonanti ma personalità molto consapevoli, perfettamente rappresentanti la nostra identità, come Sadar Bahar o Mr. Scruff, o novità come Pedro Ricardo e Napoli Segreta, ma soprattutto Goldie che, per quanto sia un suono molto diverso da quello che potrebbe essere assimilato a JZ:RF, invece è proprio una delle sonorità generative di tutto il progetto».
Tantissimi debutti ed esclusive italiane, tra cui spicca chiaramente l’intenzione di fare del Jazz:Re un trampolino per i giovani talenti. So che è sempre difficile sbilanciarsi, ma oltre agli headliner, quali hidden gems non possiamo assolutamente perderci in questa edizione?
«Quest’anno c’è un approccio di ricerca diverso, che guarda di più a questo tipo di fenomeni. Let It Happen è in qualche modo la perla nascosta di questa edizione: sono tre danzatrici, non sono musiciste, che reinterpretano alla perfezione le origini dei suoni che ci hanno ispirato, trasformandoli in uno show molto dinamico che coinvolge il pubblico, dando la possibilità di riascoltare degli anthem della nostra filosofia musicale con un approccio performativo completamente nuovo. Il loro dj sarà Lefto Early Bird: quindi possiamo aspettarci un’intensità unica nel rapporto tra set e danza.
Greentea Peng – che noi seguiamo da tempo ma che in realtà non è così conosciuta in Italia – è tra le artiste intorno a cui c’è più attesa; Orii – la nuova jam session di Londra che sta conquistando la scena giovane in equilibrio tra jazz e club culture – è uno dei nomi di rilievo, su cui c’è molta attenzione e su cui ci sarà un feedback importante da parte del pubblico. Una perla nascosta, anche se è un nome antologico e supremo, è sicuramente Mulatu Astatke; per la collettività può forse rappresentare poco, ma noi sappiamo benissimo che è uno dei più longevi e più importanti compositori del territorio africano; sarà qualcosa di potente e visionario per il pubblico di JZ:RF».
Questo festival è divenuto un hub per artisti e appassionati, pronto a rilanciare in Italia tutte le sfaccettature del jazz contemporaneo. Chi sono i visionari dietro questa impresa monumentale? E quali figure chiave hanno contribuito a dare slancio a questa avventura internazionale nel corso degli anni?
«Fare nomi è sempre difficile, perché si dimentica sempre qualcuno. Un nome su tutti è sicuramente Alessandra Vigna, che è stata la musa ispiratrice e la persona che mi ha supportato in questo progetto per tanto tempo. Una figura “nascosta” che non è mai emersa, ma che ha una percentuale altissima di efficacia è Andrea Varini, mio amico d’infanzia che insieme a me ha creato il progetto Noego e mi ha accompagnato in tutto il percorso che ha generato Jazz:Re:Found; professionalmente ha poi intrapreso un’altra strada, ma è rimasto sempre al nostro fianco.
Adesso c’è un team composto da Angela Giorgi per la comunicazione, Federica Meacci per la strategia di marketing, Andrea “Kudd” Cussotto sul project management, Angela Cantaro e Pietro Zambrin sulla produzione, Alessandra Salvini per la parte amministrativa, e ancora Diego Indovino, Mario Corte, Tomà Benfatti. Le persone dietro questo progetto sono tantissime e l’elenco potrebbe continuare; il team ormai è ben bilanciato, ci sono ormai almeno 10 figure che lavorano quotidianamente.
Uno degli advisor di riferimento resta sempre Raffaele Costantino per scelte e strategie di comunicazione, mentre Alessandro Settepani è stata una delle persone fondamentali nel dare un’iniezione di fiducia nel 2019, supportando con la sua label Jazz-O-Tech in maniera consistente tutto il progetto.
Personalmente mi ritengo un privilegiato, perché non solo ho trasformato la mia passione in lavoro, ma soprattutto ho trasformato la mia visione in lavoro».
Dalla Vercelli degli anni ’90, alla scena di West London nel 2002, passando per le iconiche Boogie Nights negli ex loft dell’Area Montefibre (serate embrionali del Jazz:Re), fino all’attuale programmazione annuale che spazia tra Torino, Milano, Venezia e Genova. Come si è evoluto l’arcipelago JZ:RF?
«Il percorso non era chiaro all’inizio. Ovviamente tutto è nato a Vercelli e funzionava perché era lì; già il salto di Torino è stato tanto azzardato quanto poi, in realtà, edificante. Anche se ci era chiaro che non sarebbe stato il “nostro posto” e il nostro percorso, è stato un passaggio fondamentale con una comunità fortissima come quella della città, che conosce i nostri linguaggi e ha sposato i nostri valori.
L’idea iniziale di creare un festival che avesse una stagione – all’inizio “Black&Forth”, poi “JZ:RF Series” – sembrava già un salto molto importante; in realtà a oggi ci troviamo con una serie di Festival che hanno tre identità abbastanza diverse: Transatlantica si avvicina al modello dei festival estivi inglesi esportati nel mediterraneo (Croazia), più facile come fruizione, con un’esperienza balneare e accessibile; JZ:RF finalmente si può ritagliare la sua dose di approfondimento verticale, che sicuramente ha sempre avuto e desiderato mantenere tale; Arcipelago diventa in qualche modo il laboratorio sperimentale in cui inserire forme d’avanguardia più legate alla musica “bianca” – quest’anno ad esempio James Holden e Donato Dozzy hanno tracciato bene i confini.
Abbiamo quindi tre festival in crescita, incluso JZ:RF collaudato e a regime, più una stagione che si è spostata da Torino – ma con l’obiettivo di tornare in città, grazie all’apertura di nuove venue – che presidia Milano in maniera importante ed è altrettanto presente a Genova con le club night, grazie alla crew di dj del Transatlantica Soundsystem.
Da pochi mesi, abbiamo finalmente anche una “casa” – che è la “casa” soprattutto di Alessandra Vigna, per tenerla ancora vicina a noi in tutto quello che facciamo – che è Ottimo, hub culturale a Vercelli che ospita un listening bar, un cocktail bar, un rooftop garden, l’atelier di Alessandra e l’ufficio di Casanoego».
Denis, un’ultima battuta per tutti i trepidanti Re:founder?
«Mi piacerebbe approfondire il tema progettuale legato ad Alessandra, perché la sua prematura scomparsa è avvenuta nel 2023 pochi giorni prima del Festival: tutti i festival futuri saranno sempre legati alla sua presenza, non solo perché era una parte fondamentale del progetto, ma perché il festival diventerà quasi un anniversario. Siamo stati tutti molto bravi a reagire e a portarla con noi quotidianamente – come detto, abbiamo creato anche un luogo dinamico che la tiene con noi – ma la cosa più importante è che l’anno scorso abbiamo avuto donazioni consistenti per questo progetto, arrivando a circa 20 mila euro, che al momento non abbiamo ancora speso perché ci siamo dedicati a costituire l’associazione “Ale per Sempre” con i giusti criteri e abbiamo costruito uno spazio in cui accogliere anche la sede dell’Associazione.
Durante il Festival ci sarà una conferenza stampa in cui presenteremo l’attivazione dei progetti: oltre al locale e all’associazione, una borsa di studio destinata a giovani donne – il cui grant di partecipazione partirà il giorno dopo il festival – e i laboratori di upcycling realizzati nelle carceri femminili per l’avviamento lavorativo di donne a fine pena, che accompagneremo anche economicamente nella reintroduzione nel mondo del lavoro.
È molto importante divulgare questo ai Re:Founders, perché i Re:Founders esistono anche grazie e soprattutto ad Alessandra e il loro impegno e l’impegno di tutti nel donare questi 20 mila euro sta permettendo di dare vita a progetti interessanti, tra cui gli appuntamenti, ospitati da Ottimo, di divulgazione e sensibilizzazione sulla prevenzione oncologica con personaggi di rilievo; ci stiamo occupando di quest’ultimo aspetto con l’Assessore Regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ex sindaco di Casale Monferrato. Sarà un percorso a lungo termine, ma che inizia grazie a questo progetto».
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