Sono passati più di trent’anni dalla sua morte eppure Andy Warhol continua ad evocare pareri ambivalenti e apprezzamenti contrastanti. I conservatori culturali lo disprezzano e incolpano per aver inaugurato la cultura consumistica americana. D’altro canto, i più lungimiranti, lo lodano per le sue capacità di veggente e abile profeta. Infine, non manca chi pensa che entrambi i giudizi siano veri.
Nel ventesimo secolo forse solo Pablo Picasso ha lasciato un compendio di lavori tanto vasto e variegato. E forse se come Picasso si fosse dedicato esclusivamente alle belle arti, avesse diviso i suoi lavori in periodi e inaugurato correnti come il Cubismo, probabilmente ci sarebbe meno scetticismo sul lavoro dell’artista. Ma Andy Warhol è stato uno di quegli artisti dalla personalità sempre ambigua, dall’atteggiamento deliberatamente mistificatorio accompagnato da un comportamento di completo distacco dai suoi stessi lavori, un monarca della passività.
Warhol è stato attratto e si è costantemente evoluto nel campo dell’arte commerciale e al suo interno ha raggiunto la prima e indiscussa eminenza, demolendo i confini critici e percettivi che separavano l’arte visiva dall’arte applicata. Brillante provocatore, è stato iniziatore ed emblema del pop art, sinonimo di ecclettismo e poliedricità. Tutti ci ricordiamo le immagini policromatiche di Marilyn Monroe e i disegni della Campbell’s Soup dipinti all’interno di una galleria d’arte. Forse ciò che conosciamo di meno sono i suoi lavori trasversali, quelli che lo hanno allenato a diventare il re del pop. Tra questi meritano sicuramente attenzione le numerose copertine edite per celebri artisti come John Lennon e i Rolling Stones.
Ecco sei delle più belle copertine realizzate da Warhol, e magari, qualche classico da riscoprire come colonna sonora di queste giornate:
È senza dubbio questo l’emblema del celebre artista, tanto è vero che il disco venne conosciuto al mondo come “banana album”. Sulla cover non si trova né il nome della band né il titolo o il nome della casa discografica, solo la firma di Andy Warhol e il suo frutto, la banana, che inizialmente, attraverso un macchinario, si poteva sbucciare scoprendone il colore rosa.
Quattro anni più tardi, Warhol firma un altro capolavoro per la band che ha fatto la storia. La cover prende vita da una fotografia scattata dall’artista stesso che ha poi ritoccato con l’aggiunta della cerniera, meccanismo di sua invenzione. L’immagine è sicuramente allusiva, basti pensare che sull’LP la cerniera poteva addirittura aprirsi, ma riesce a divertire come solo Warhol sapeva fare.
Dopo la copertina dell’album, Andy Warhol non poteva non partecipare all’EP principale del disco. Ecco che per l’occasione ha creato una copertina che riprendesse lo sfondo principale, a chiaro tema sessuale.
Con la cover dell’album Love you like termina la collaborazione tra i Rolling Stone e Andy Warhol. Colpevole fu la decisione di Mike Jagger di aggiungere titoli e scritte a mano sopra il disegno dell’artista.
Nella seconda metà degli anni ’80 è il turno di Menlove Ave, il secondo album postumo uscito grazie alla collaborazione di Joko Ono. La copertina è la firma stessa dell’artista, si limita a riprendere il volto di John Lennon vivacizzato da sfumature di blu, rosso, giallo. Il risultato rimanda ai famosi ritratti policromatici in serie che resero l’artista celebre in tutto il mondo.
Dopo aver immortalato il volto di John Lennon non poteva certo farsi scappare quello di Aretha Franklin, una voce per la quale il mondo del soul rimarrà eternamente grato. La filosofia è sempre la stessa: volto in primo piano, colori primari fra i capelli e una passata di trucco su occhi e bocca, bellissima.
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