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Spring Attitude, uno degli appuntamenti musicali più attesi nella capitale, è giunto alla sua decima edizione e ha festeggiato un buon compleanno. Nell’arco delle tre serate sono passate a festeggiare ben 10mila persone, portando il festival a realizzare un doppio sold out, sia per venerdì 11 che per sabato 12. Quest’anno gli eventi si sono smistati in due location, l’ex Caserma Guido Reni, attuale sede di Videocittà, e al MAXXI Museo Nazionale delle arti del XXI secolo. per un offerta musicale che ha miscelato generi piuttosto diversi: dal pop alla sperimentale, passando per cantautorato, rap, elettronica e techno.
All’Ex Caserma Guido Reni si è svolta la serata di apertura, in cui si sono alternati sui due palchi interni SA Soundsystem, Shigeto, spime.im e Arssalendo. Un flusso musicale che tra i diversi live si è mantenuto incalzante unito a visuals d’effetto (un super impattante Exaland, complimenti a spime.im!) hanno condotto ad un opening riuscito. Unica perplessità, l’assegnazione dei palchi agli artisti: la pulsante energia di Shigeto e i beat frammentati di Arssalendo non erano adatti ad un ascolto seduto, fatto provato dal pubblico stesso che dopo pochi minuti ha abbandonato la poltrona per andare a scuotere il bacino in una fitta calca sottopalco. Viceversa per spime.im, che nell’altra sala ha dato un ottimo saggio di live audio/video seriamente sperimentale di fronte a un pubblico che ha dovuto sedersi per terra per godersi lo spettacolo comodamente.
Venerdì 11 al MAXXI è stata la prima serata a fare sold out, fatto decisamente comprensibile considerati i nomi nella line up: Andrew Weatherall, Laurent Garnier ed Ellen Allien al Molinari stage, DARRN, Venerus, Giorgio Poi e M¥SS KETA al Nastro Azzurro live stage, Massimo Martellotta (Calibro 35), Dressel Amorosi, Elephantides e Mai Mai Mai all’Auditorium. Una serata davvero per tutti i gusti che è riuscita a riempire tutti i palchi.
Il Nastro Azzurro con i più giovincelli in visibilio per M¥SS KETA dopo aver alzato gli accendini con Giorgio Poi. Il Molinari per i piedi caldi che hanno iniziato a fibrillare con un set a tinte electro/EBM 80s e 90s da sorrisoni del mitico Weatherall per poi sbattere i tacchi nel tech/house/dance di Laurent Garnier e diventare bollenti (anche per la temperatura dell’aria difficilmente sostenibile) nel set finale di Ellen Allien, una travolgente ondata di techno energetica e femminina. Infine l’Auditorium per i più interessati all’ascolto che al ballo dove si è aperta la serata con un ispirato tributo di Massimo Martellotta a Mark Hollis e si è chiusa con le oscure sperimentazioni “neorituali” di Mai Mai Mai.
Serata di chiusura altrettanto affollata che ha visto protagonisti al Molinari Stage la nostra Elena Colombi, validissima rappresentanza italiana a Londra, seguita dagli sguaiati piemontesi Ivreatronic e poi dalla techno teutonica degli Zenker Brothers. Nastro Azzurro stage molto più rap/trap con una sfilza di rime rabbiose di IL TRE, Massimo Pericolo e Rancore e Auditorium in cui si sono susseguite le sperimentazioni elettroniche degli Altarboy, Weval e Planningtorock intervallate dalle fiammate afro/jazz/funk dei C’mon Tigre.
Qualche pecca organizzativa sulla gestione dell’affluenza del pubblico (come lo scarso numero di bagni chimici, 10, o le aree aperte dimezzate verso l’1 di notte) ha in generale reso affollato e non sempre godibile la maggior parte delle aree utilizzabili. A parte questo, referto positivo per un festival ormai consolidato nella scena romana e italiana.