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A(e)stratto napoletano. | Pitture dolorose all’ombra del Vesuvio

di - 4 Maggio 2011
Un percorso pittorico di denuncia, sulla scia della caducità umana, così si presenta il progetto dipinto dall’artista inglese Rachel Howard (Easington, Co. Durham, 1969) e presentato presso il MADRE (Museo d’Arte contemporanea Donnaregina – Napoli ). Una costellazione di 14 opere colmeranno lo spazio espositivo adiacente l’involucro museale partenopeo, ossia l’ampia aula gotica della Chiesa Donnaregina Vecchia, sino al 4 luglio 2011. Tragitti per il mare del metafisico e sulle onde dei sentimenti umani che dal British Council Award 2008 raggiungono oggi le rive della Napoli antica, sino a gettare l’ancora nel Palazzo d’Arte contemporanea partenopeo. Rievocando le tappe della “Via Crucis”, il manifesto intellettuale che la pittrice affigge dinanzi al grande pubblico è uno spiccato repertorio artistico sinonimo di accusa contro l’universalità dei diritti umani e della costante ferocia degli/tra gli uomini. Le tele della Howard lo confermano: Quattordici “vie dolorose” tematicamente raccordate da un unico filo rosso che riporta e ben traduce il dolore e la sofferenza del calvario di Cristo, rinvio concettuale che la pittrice interpreta con ferrato e ideologico modus pingenti. Un percorso sacrificale dove il Golgota da raggiungere è la mente del fruitore, sforzandosi di spostare l’asse della comprensione sull’uomo e le sue azioni, ma soprattutto sui suoi supplizi. Una “Via Crucis” concettuale, fatta di segni e di astrazioni i quali rimandano alle testimonianze visive che l’artista raccoglie dopo aver assimilato dai media le scioccanti notizie sul campo di prigionia a Abu Ghraib, nelle carceri dell’Iraq. Un itinerario di passione esistenziale che Rachel Howard traspone dal cuore alla tela tramite un procedimento pittorico morale tradotto nell’impasto di acrilici e vernici industriali mediante una chiara lucentezza esecutiva: gli ampi rettangoli telati sono piani infiniti, così come è infinita la sofferenza umana, perché non avrà mai fine: Retition is truth (la ripetizione è verità), così difatti titola il suo tragitto astratto su cui si ritmano tinture addensate come spinte direzionali e striature cromatiche fluenti. Rachel Howard ha 42 anni. Origini britanniche (Inghilterra del Nord) e un diploma presso il Goldsmiths College, 1992. Due sono i premi che la consacrano nel mondo dell’arte contemporanea, il “Princes Trust Award ’92” e il “British Council Award 2008”. Dopo l’apprendistato presso Damien Hirst (1992/1996) le sue opere hanno arricchito numerose collezioni private e pubbliche, tra le quali la Goss-Michael Foundation di Dallas e la collezione Murderme. Attualmente vive e lavora a Londra. Rachel ha lo sguardo vispo, il naso appuntito e quando è a che fare con il proprio operato, nel suo studio, ha le mani impiastricciate di acrilico bianco-rosso-verde.

Mentre si applica e fissa le tele, così bianche e sconfinate, china il capo su di un lato e avverte che davanti ai suoi occhi accade qualcosa di “grande”, di “innaturale”: il momento estetico è forte … Nulla è tangibile, razionale, ma tutto è riferibile ad una sola terminologia interpretativa: “sublime”, parametro procedimentale che esibisce con una pittura decantata, la quale altro non è che un tuffo nell’introspezione dell’uomo. Questa è Repetition is truth, una teoria di scosse interiori dipinte presentate nel cuore antico di Napoli, sotto l’ombra del Vesuvio.


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In the darkest hour there may be light Serpentine Gallery, Londra

a cura di gianmatteo funicelli

dal 16 aprile al 4 luglio 2011


Rachel Howard – Repetition is truth. Via dolorosa


a cura di Mario Codognato

MADRE (Museo d’Arte contemporanea Donnaregina – Napoli)


Via Settembrini, 79 Napoli

Info : +39 081.193.13.016

www.museomadre.it

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