Un finanziamento straordinario permise l’avvio dell’iter preparatorio dello scavo a cielo aperto di un settore della villa dei Papiri di Ercolano e dell’antico Lido. Gli scavi sono stati eseguiti, fra il 1996 ed il 1998, su un’area di circa 14 mila metri quadrati posta nel cuore della moderna città. Il complesso è a 30 metri sotto l’abitato moderno, a 4 metri sotto il livello del mare (la linea di costa antica sprofondò in seguito all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.) e incide su una falda acquifera. Elementi questi che tanto hanno fatto discutere sull’opportunità di quest’operazione. Lo sbancamento, inevitabile per il recupero, è di forte impatto. Un sistema di pompe di aspirazione perennemente in funzione è elemento determinante per la conservazione del sito. L’area di scavo è stata riconsegnata formalmente alla Soprintendenza Archeologica
Al percorso si potrà accedere solo attraverso la prenotazione online da effettuarsi sul sito della società Arethusa.
Un cantiere archeologico diventa meta di turismo e intanto proseguiranno i lavori di recupero affidati ad un team delle università di Napoli e Roma tre. Sono attualmente in corso ricerche volte a produrre uno studio di fattibilità per lo scavo archeologico nella sua interezza, per la cui realizzazione è necessario un riassetto dell’attuale tessuto abitativo di Ercolano e Portici che non può non tener conto del paesaggio storico vesuviano e della sua conformazione morfologica.
L’evento apertura però non si limita alla fruizione del sito archeologico. I reperti rinvenuti recentemente ad Ercolano, tra cui la Testa di Amazzone e la Statua di Hera, saranno esposti per la prima volta al pubblico in occasione della mostra: Storie da un’eruzione – Pompei, Ercolano, Oplontis che si inaugurerà il 20 marzo prossimo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
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manuela esposito
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