La ricerca sulla reiterazione del segno e sugli ideogrammi archetipici, hanno da sempre caratterizzato il lavoro dell’artista napoletano ma, mentre nell’ultimo decennio era incentrata sul segno del “Guerriero” e sulla “Ruota“, ora è incentrata sul tema del “Naufragio“, segno ripreso da un antico cratere del geometrico greco e punto di partenza dell’installazione “Avviso ai naviganti”, presentata lo scorso anno nelle acque di Castel dell’Ovo. Mare-placenta in cui si è sviluppata la nostra storia riportata alla luce attraverso pesci e figure umane. Se in precedenza, il lavoro dell’artista garantiva l’unità dell’immagine, la mostra presso Scognamiglio & Teano, sarà composta da una serie di lavori recenti che associano la pesantezza allegorica del naufragio alla leggerezza dei materiali: brandelli di tessuto velico e impronte su superfici di vetroresina che, come un vaso ricomposto dai suoi frammenti, tenta di recuperare la memoria di un tempo, un linguaggio dell’essere di cui si sono perse le tracce (ciò che è antico si dimostra attuale e ciò che è contemporaneo si rivela antico). Come ha dichiarato l’artista stesso, in un’intervista rilasciata a Ludovico Pratesi, nel lavoro di Sergio Fermariello, “ciò che è antico si dimostra attuale e ciò che è contemporaneo si rivela antico“. In un serrato rapporto tra l’elemento colto nella sua singolarità e la sua ripetizione all’infinito, Fermariello recupera l’immaginario e la simbologia dell’antichità con un linguaggio contemporaneo che affonda le sue radici nella mitologia classica. L’artista s’immerge nella storia per reinterpretare i segni archetipi come il guerriero: sintesi molecolare del tragico, icona che contiene al suo interno l’idea di consapevolezza (dove scudo e lancia vanno a comporre la particella “io”).
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