Nino Longobardi sembra realizzare quel concetto che Ugo Foscolo chiama «la celeste corrispondenza di amorosi sensi», che prende forme decisamente singolari a Napoli, dove il conflitto tra il soggetto e l’oggetto, la scultura e la pittura, l’universale e il particolare, assume una connotazione positiva col decorso del tempo.
Nel gioco dei contrari, la creazione artistica diventa il tentativo di fronteggiare la realtà riducendo la velocità dello sguardo dell’osservatore. Dove l’occhio inciampa, l’arte determina in chi osserva una o più domande sull’ universo anonimo degli oggetti d’uso comune, facendoli scoprire riscattati dall’assunzione nell’opera.
La decontestualizzazione dell’oggetto potenzia la formulazione di inediti accostamenti tra soggetti bizzarri. Un cranio di filosofo, un busto trafitto, disegni senza volto e senza nome sono alcune delle opere che riempiono le bianche pareti della Dafna Home Gallery di Napoli, diretta da Danilo Ambrosino e Anna Fresa, 9 lavori scultorei realizzati in 30 multipli e 12 disegni a matita e china, che dialogano con “Apparenze”, l’altra mostra di Longobardi in corso presso Castel del Monte, in Puglia, a cura di Achille Bonito Oliva.
Nino Longobardi, Senza titolo, 2000. Foto di Fulvio Ambrosio
Un piccolo Cristo di resina, mutilato e deposto dalla croce, scopre l’anima di ferro. Un Cristo incompiuto che strizza l’occhio al non finito di Michelangelo. «Il corpo maschile per me non è mai rappresentativo di potenza, piuttosto richiama qualcosa di molto terreno, saldato all’ idea della vita e della morte», ci ha detto l’artista.
Dodici disegni a matita e china blu/rosso su carta, che risentono delle lezioni di Beuys. La mano dell’artista segue l’istinto guidato dal rigore. Un bianco teschio d’ artista, dalla mandibola spalancata, cela un pennello sporco, sotto una benda grinzosa, un busto classico è trafitto da un dardo. Una corporeità sfiorita eppure viva mette in mostra le sue crepe. Un paio di piedi freddi, di resina, sono riscaldati da comuni calzini bianchi, «Per la realizzazione di questa scultura sono stato ispirato da un gesto quotidiano, l’atto di calzare, ma è una palese rivisitazione in chiave contemporanea del Surrealismo magrittiano del gioco degli opposti».
Due sculture, un teschio e una testa di filosofo, formalmente diverse ma concettualmente identiche, cercano un centro d’ equilibrio permanente attraverso un filo a piombo. Simbolo, per il filosofo, d’equilibrio interiore e ricerca spirituale. Un Seneca decollato, appeso ad un filo, osserva il mondo a testa in giù. Anche il poeta non è immune da dubbi esistenziali e Nino Longobardi lo sa. Due sculture simili ricevono l’illuminazione grazie all’innesto in un orecchio di un imbuto o di una candela. Purezza della materia per dare nuova linfa ad oggetti di uso comune, multipli, un riscatto del quotidiano con un linguaggio carico d’ ironia.
Danilo Russo
Mostra visitata il 23 ottobre 2017
Dal 26 ottobre 2017 all’8 gennaio 2018
Nino Longobardi, Multipli
Dafna Home Gallery
Via Santa Teresa degli Scalzi, 76 – Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 20, sabato dalle 10 alle 13
Info: info@dafna.it