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Una bambina (o un bambino?) punta alla propria tempia una pistola vera, non un giocattolo, i suoi occhi sono due pozzi neri di lacrime che sgorgano, la sua piccola bocca è increspata in un’espressione disperata. Si riesce quasi a percepire il tremore di quelle labbra singhiozzanti, il terrore che invade l’anima di quella povera creatura. Subito quelle due pupille catturano per l’intensità della loro espressione ed è impossibile non immedesimarsi, non provare compassione. L’unica domanda che viene da porsi è: perché?
Ognuno potrà formare la propria opinione, immaginare la storia dietro quella e le altre fotografie realizzate da Steve McCurry, poiché “Senza Confini” non è una mostra fotografica ma una narrazione. Il susseguirsi di immagini che ritraggono luoghi e persone lontane nel tempo e nello spazio raccontano storie intense, spesso frammenti di un conflitto, come i mille volti segnati dalla guerra e dalla povertà. Ogni foto crea un contatto empatico tra lo spettatore e il soggetto ritratto. In questa emozione del tutto particolare, personale e intima è, quindi, insita la capacità del fotografo di entrare in piena sintonia con tutto ciò che ritrae, stabilendo una relazione. Ed è questa, per McCurry, l’essenza fondamentale della fotografia: riuscire a raccontare una storia.
La rassegna in esposizione al Palazzo delle Arti di Napoli, a cura di Biba Giacchetti, è una carrellata di fotografie del celebre fotoreporter statunitense, a partire da quel famoso reportage realizzato in Afghanistan tra il 1979 e il 1980. In quegli anni, un giovane McCurry, con un mix di incoscienza e intuito – come egli stesso ha rivelato durante l’intervista realizzata da Roberto Cotroneo presso il Maschio Angioino – riesce a unirsi a un gruppo di Mujaheddin e a introdursi illegalmente nel territorio all’epoca appena occupato dai russi. «Con il senno di poi, ho capito che già all’epoca ebbi la capacità di riconoscere che lì vi era una storia che non veniva raccontata e, un po’ di pancia, a istinto, mi sono fidato dei Mujaheddin e sono entrato insieme a loro nella zona di guerra». Un filo congiunge queste prime importantissime fotografie alle altre che hanno segnato il percorso del fotoreporter. Una di queste è sicuramente il ritratto della ragazza afghana, con i suoi grandi occhi verdi, dall’enigmatica espressione che la contraddistingue anche nella foto scattata ben diciassette anni dopo, in netto contrasto con le immagini dei fieri guerrieri dalle folte barbe. Inoltre, l’originale allestimento di Peter Bottazzi asseconda l’avvicendarsi delle storie, attraverso scale che incorniciano gli scatti come i frame di una pellicola. Si sovrappongono, così, i racconti di bambini, monaci buddisti, animali, visi sorridenti o la sinuosa sensualità di una donna nepalese che emerge dalle acque del fiume, di spalle, con una chiave che pende sulla schiena, a sollecitare ancora l’immaginazione a creare una storia.
Annapaola Di Maio
mostra visitata l’8 gennaio
Dal 28 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017
Steve McCurry, Senza Confini
Pan – Palazzo delle Arti Napoli
Via dei Mille, 60 – Napoli
Orari: mercoledì – sabato: 9:30 – 19:30; domenica: 10:00 – 14:30
Info: leone@civitamusea.it