Più che la vista, l’olfatto. Più che I Canti della Terra, i suoi odori. La Sala Carlo V del Maschio Angioino è pervasa da un forte sentore di terra che, effettivamente, non c’è ma si sente, tanto da rendere l’olfatto lo strumento guida nel percepire il lavoro di Sebastiano Antonio De Laurentiis (Roccasalegna, 1938).
I Canti della Terra è la resa autentica e vera della Madre Majella e di tutti quei luoghi della Val di Sangro divenuti Museo all’aperto perché determinati dalle opere dell’artista, fatti di terra brulla, aspra, sincera. Qui la natura si fa opera con un suo linguaggio immediatamente riconoscibile, reso da colori di per sé poco seducenti, nelle tonalità del marrone, del verde, del grigio. Questa natura è arte per il suo lessico, per il modo in cui i suoi elementi si compongono e si armonizzano, per il loro equilibrio sintattico. Non c’è nulla da aggiungere né da abbellire. Il desiderio è solo quello di sdraiarsi sul quel fazzoletto di terra scura, che ha come cornice un intero Castello, e ascoltarne il canto. L’istinto immediato è lasciare andare tutte le sovrastrutture che, dagli abiti in poi, ci appesantiscono. Ritorna quell’odore che non c’è ma si sente, perché insito in ognuno di noi e che ci riconnette alla nostra natura più selvaggia, istintiva, animalesca. Non ci sono significati altri, dietro la Land Art di De Laurentiis, la Terra è soltanto Terra e ci dice tanto sul carattere schivo dell’artista, quasi come se la sua volontà fosse non voler piacere. E, invece, come i luoghi che incornicia, piace proprio perché onesto e perché non vuole vendere nulla, spacciandolo per ciò che non è.
Osservando le opere che realizza da circa un ventennio, da quando si dedica al progetto Arte-Natura, si fa fatica a immaginarlo ventenne, immerso nel tumulto artistico della Roma degli anni ’60. De Laurentiis esordì, infatti, alla Quadriennale di Roma, a soli ventuno anni, proiettandosi nel panorama internazionale in un continuo confronto con artisti come Fazzini, Gentilini, Kounellis, Schifano, Pascali, Festa. In mostra sono esposte sculture, grafiche e acqueforti risalenti a tale periodo, compresi tre esemplari a più strati della serie Muri d’Italia, che ben raccontano il clima post sessantottino. A fare da trait d’union tra il periodo romano-internazionale e la svolta segnata dal progetto Arte-Natura, è un video che ci proietta direttamente sulla distesa di terra della Sala Carlo V. È come se l’artista, partendo giovane dalla sua Madre Majella, sia stato poi travolto da quel clima fatto di continue rotture e sperimentazioni.
Dal 1996, De Laurentiis torna a casa, alle sue origini, conservando e inasprendo la sua indole ribelle, testimonianza del fatto che nulla è più sovversivo del restare fedeli a quello che si è, soprattutto se ci si riconosce come parte integrante di quella natura che è anima ed essenza di tutte le cose.
Arianna Piccolo
mostra visitata il 12 maggio 2015
Dal 28 aprile 2015 al 2 giugno 2015
Sebastiano De Laurentiis, I canti della Terra
Sala Carlo V, Maschio Angioino
Piazza Castello, Napoli
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00
Info: pm-abr@beniculturali.it