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“Prima di me”, a cura di Stefano Taccone, è la mostra in cui culmina il complesso percorso artistico e individuale di Salvatore Manzi (1975, Napoli) che, da sempre, è impegnato in una riflessione sull’assenza dell’autore nell’opera d’arte e sui punti nevralgici della critica attuale, indagando temi come il sistema/mercato dell’arte, il concetto di valore, il ruolo e l’identità dell’artista nella società moderna.
Il lavoro che Manzi presenta nella Galleria E23 costituisce il grado zero della sua pratica artistica, un punto di arrivo e di partenza, dove il segno è una traccia svuotata da quelle funzioni di maschera e filtro della realtà, volta a palesare allo stesso tempo l’essenza e l’assenza di sé, come teorizzato da Jean Baudrillard. “La sparizione dell’arte” di Zak Manzi (pseudonimo con cui, in passato, firmava i suoi lavori) è un processo lento e tormentato che implica indissolubilmente una conversione personale che sostiene e alimenta una visione iconoclasta della realtà.
Eppure, nonostante la neutralizzazione delle immagini, Manzi non rinuncia all’ attività pittorica e, dal 2012, genera forme nuove, una nuova astrazione: punti, linee, graffi, cerchi, lettere antiche compongono l’alfabeto dello spirito che si ripete all’infinito segnando carta e tela, principalmente con il color oro, tinta della smaterializzazione dello spazio e del tempo. Così i nuovi lavori accolgono l’analisi diacronica di Zak e di Salvatore, legata a doppio filo da una costante resistenza ai meccanismi dominanti dell’arte e della società contemporanea, alimentando la tensione etico-politica di cui è permeato il suo fare arte e proseguendo l’indagine sull’assenza che si estende e acquista una maggiore valenza esistenziale.
In “Prima di me” l’artista lascia i vincoli del consueto supporto per dare vita a un’opera spaziale realizzata a più mani, con i suoi studenti, dando avvio a un processo maieutico, un dialogo, fatto per lo più di gesti, che consente di entrare in contatto con l’elemento mistico della sua opera. L’assenza di oggetti pone lo spettatore difronte all’horror vacui a cui non è preparato: un enorme spazio bianco vuoto si presenta come un corpo inerte che racconta se stesso attraverso le sue ferite, i segni del tempo e delle mostre precedenti, compresi quelli di ExZak, la sua ultima personale, nel 2014, alla E23. Balzano all’occhio le inestetiche macchie gialle – il giallo è la versione impoverita dell’oro, quella più terrena – che costellano le superfici riscrivendo una storia. Così le pareti della galleria diventano pagine incise da segni che negano qualsiasi immagine “anestetica” del mondo e coinvolgono il pubblico in un esercizio di percezione.
Ma il lavoro di Manzi continua a essere anche una profonda riflessione sul contingente e sull’arte, con il suo sottrarsi, ancora una volta, alle regole del sistema, una provocazione rivolta alla critica e al pubblico. L’autore, dunque, seguendo il monito biblico, rinuncia a se stesso e fa, dell’arte, un’attività dello spirito, pur non rinunciando alla denuncia, che resta una condizione necessaria per la realizzazione di una determinata e autenticamente vissuta ricerca artistica.
Ilaria Tamburro
mostra visitata il 25 settembre 2015
Dal 25 settembre al 06 novembre 2015
Salvatore Manzi, Prima di me
Galleria E23
Via T.G. Blanch, 23 – 80143, Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12, e su appuntamento
Info: 081 048 4111 – infoe23@gmail.com