Gli artisti hanno completamente rivoluzionato il loro modo di “fare arte”: le sculture cui affidavano la loro intenzione figurativa (ed in generale comunicativa) e che comunque, come oggetti, risolvevano intrinsecamente la propria funzione, hanno ceduto il posto ad una grande installazione che coinvolge tutto lo spazio della galleria.
In passato i visitatori delle loro mostre si ritrovavano completamente spaesati: ritrovano nello spazio espositivo parte del proprio mondo quotidiano, riscoprendo nello spazio vuoto delimitato dalle sculture di Perino & Vele i loro più comuni oggetti quotidiani (abiti, auto, mobili, utensili, contenitori, ecc.), dei quali però era possibile osservare soltanto il guscio vuoto, che ne restituiva la forma ma non la funzione. In questa nuova mostra i due giovani parlano di se stessi, descrivono il “loro” mondo, il “loro” modo di lavorare.
La capacità di coinvolgere lo spettatore non è mutata; quello che è mutato è lo strumento utilizzato a tale scopo: non si sono misurati soltanto con degli oggetti, con delle sculture, ma con l’intero spazio messo a loro disposizione per la mostra.
Perino & Vele hanno trasformato la galleria in una sorta di appendice del loro studio: il visitatore si ritrova di fronte all’entrata di due depositi dov’è ammassata una grande quantità di cartapesta fresca non ancora utilizzata e che preme, poiché ancora in fermentazione, contro le saracinesche che chiudono i due accessi. Se prima i due artisti affermavano che lo scopo finale del “macerare informazione” era “creare una loro informazione”, adesso sembrano manifestare il pericolo o solo la paura, in questo momento, d’imporre un proprio modo di vedere, una propria visione della realtà .
La cartapesta, il loro consueto materiale di lavoro, derivata dalla macerazione di migliaia di pagine di quotidiani e riviste, rimane – ancora fresca – ammassata nei depositi e attende di ricevere una forma o semplicemente di essere adagiata su qualche oggetto per rubarne la sagoma.
Su due fili, inoltre, sono appesi ad asciugare – come trapunte – due strati di cartapesta fresca appena prodotti: non avendo ancora deciso su quale superficie distenderli i due artisti lasciano che essi lentamente s’induriscano in quella posizione, che, sempre più, appare come la materializzazione della stessa attesa o del dubbio della scelta. Con sorpresa questi due strati di carta rivelano al pubblico il loro lato interno, quello che solitamente viene adagiato sugli oggetti e che sempre rimane nascosto: ciò che è disvelato è la griglia prospettica costituita da volumi cubici con lati arrotondati – la stessa con la quale costruiscono lo spazio dei loro disegni. Questo schema prospettico, con il quale Perino & Vele dimostrano a questo punto di costruire non solo i disegni, ma anche le sculture, costituisce uno spazio “ironico” – perché ortogonale e curvo allo stesso tempo – attraverso il quale, come nello schema lineare che è alla base dell’elaborazione della realtà 3D al computer, gli è possibile ricreare una “propria” realtà tridimensionale.
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Un articolo su Arte e Critica
Marco Izzolino
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