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29
aprile 2008
fino al 10.V.2008 Benny Dröscher Napoli, Blindarte
napoli
Visioni spirituali visualizzate in soggettiva. Rami nodosi di una natura disorganica dipinta su tela. Ramificazioni concrete in un legno verniciato e barocco. Un singolare connubio di artificio e spirito...
Seconda prova europea da solista per Benny Dröscher (Aalborg, 1971), dopo la trasferta britannica alla galleria londinese Rokeby con la personale Lurking for Trascendental Moments. Un titolo tanto denso quanto opzionato per lo spazio espositivo di Blindarte: la mostra The look of a sky that is looked at rivendica in modo radicale, già a partire dal nome, la soggettività dell’esperienza artistica.
Una soggettività concentrata, palpitante, che filtra il dato naturale strappato con violenza al proprio ecosistema figurativo. Il bosco di Dröscher non ha l’organicità dell’habitat naturale rielaborato con mezzi pittorici, l’inquadratura è troppo frammentaria per essere immagine-paesaggio; una foresta densamente popolata di segni, che accomuna il titolo scelto per la mostra e la serie di dipinti esposti nella galleria partenopea. Una sequenza figurativa discontinua, che spinge i segni figurativi e astratti verso i margini del quadro: uccelli boschivi e macchie di pittura acrilica, arbusti carnosi e doodle in grafite come tanti tasselli di un campo pittorico disordinato, ri(s)composto tela su tela.
Tali tasselli figurativi si presentano compatti soltanto nel quadro numero tre, in cui rami nodosi diventano le quinte teatrali di un cielo stellato che attira intorno a sé gli altri elementi della composizione, come nello squarcio di un notturno lattescente della serie A strong presence beneath the trees, esposta l’anno scorso alla galleria Mogadishni nella capitale danese. La natura è sempre sottomessa alle leggi fluttuanti del capriccio individuale: alcune rondini sfidano le leggi gravitazionali, appollaiate a testa in giù sui rami capovolti. Talvolta gli scorci sono ingegnosi: un albero è raffigurato nel margine destro di un dipinto come in una soggettiva fortemente ribassata, che pare simulare il campo visivo di un ideale rêveur solitaire disteso sulla schiena.
Tutti quei referenti che ricorrono nello spazio dei dipinti quali tronchi, rami e arbusti trovano un impiego concreto nelle tre installazioni in mostra. Le sculture di Dröscher sono caratterizzate dalla netta predominanza dell’elemento ligneo, dipinto in modo povero oppure ricoperto da jesmonite. Un materiale, quest’ultimo, a ben vedere presente in tutta la produzione recente di Dröscher, come nella gigante aureola barocca di I am so Tired of Being an Atheist, allestita nel centro di Copenhagen per festeggiare il cinquantesimo anniversario dell’Accademia Danese a Roma.
Un legno verniciato e barocco, messo in condizione di dialogare con altri materiali soltanto in It has been ages since I felt like this. Strisce di tessuto e cristalli di resina si protendono verso il pavimento della galleria, sotto il segno di una spiritualità più artificiale, “terrena” appunto. Episodi significativi di un insolito quanto singolare sciamanesimo barocco.
Una soggettività concentrata, palpitante, che filtra il dato naturale strappato con violenza al proprio ecosistema figurativo. Il bosco di Dröscher non ha l’organicità dell’habitat naturale rielaborato con mezzi pittorici, l’inquadratura è troppo frammentaria per essere immagine-paesaggio; una foresta densamente popolata di segni, che accomuna il titolo scelto per la mostra e la serie di dipinti esposti nella galleria partenopea. Una sequenza figurativa discontinua, che spinge i segni figurativi e astratti verso i margini del quadro: uccelli boschivi e macchie di pittura acrilica, arbusti carnosi e doodle in grafite come tanti tasselli di un campo pittorico disordinato, ri(s)composto tela su tela.
Tali tasselli figurativi si presentano compatti soltanto nel quadro numero tre, in cui rami nodosi diventano le quinte teatrali di un cielo stellato che attira intorno a sé gli altri elementi della composizione, come nello squarcio di un notturno lattescente della serie A strong presence beneath the trees, esposta l’anno scorso alla galleria Mogadishni nella capitale danese. La natura è sempre sottomessa alle leggi fluttuanti del capriccio individuale: alcune rondini sfidano le leggi gravitazionali, appollaiate a testa in giù sui rami capovolti. Talvolta gli scorci sono ingegnosi: un albero è raffigurato nel margine destro di un dipinto come in una soggettiva fortemente ribassata, che pare simulare il campo visivo di un ideale rêveur solitaire disteso sulla schiena.
Tutti quei referenti che ricorrono nello spazio dei dipinti quali tronchi, rami e arbusti trovano un impiego concreto nelle tre installazioni in mostra. Le sculture di Dröscher sono caratterizzate dalla netta predominanza dell’elemento ligneo, dipinto in modo povero oppure ricoperto da jesmonite. Un materiale, quest’ultimo, a ben vedere presente in tutta la produzione recente di Dröscher, come nella gigante aureola barocca di I am so Tired of Being an Atheist, allestita nel centro di Copenhagen per festeggiare il cinquantesimo anniversario dell’Accademia Danese a Roma.
Un legno verniciato e barocco, messo in condizione di dialogare con altri materiali soltanto in It has been ages since I felt like this. Strisce di tessuto e cristalli di resina si protendono verso il pavimento della galleria, sotto il segno di una spiritualità più artificiale, “terrena” appunto. Episodi significativi di un insolito quanto singolare sciamanesimo barocco.
giuseppe sedia
mostra visitata l’8 aprile 2008
dal 20 marzo al 10 maggio 2008
Benny Dröscher – The Look of a sky that is look at
BlindArte Contemporanea
Via Caio Duilio, 4/d (zona Fuorigrotta) – 80125 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-13 e 16-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0812395261; fax +39 0815935042; info@blindarte.com; www.blindarte.com
[exibart]