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Fino al 10.VII.2017 | CORPŭS | Saaci Gallery, Saviano

di - 8 Luglio 2017
Marina Guida, curatrice della collettiva allestita presso gli spazi di Saaci/Gallery a Saviano (NA), ha scelto il corpo come tema di un’esposizione corale e dal difficile approccio analitico. Legati ambedue al desiderio, l’arte e il corpo trovano talvolta un compromesso, un punto d’incontro segnalato, nella storia, da opere che ricorrono al simbolo, a un linguaggio artificiale fatto di allusioni e metafore costruite per rendere, ma prima ancora per attutire, il contraccolpo emotivo portato dall’aspirazione verso qualcosa.
La medesima tecnica di riparo accomuna le opere dei tredici artisti di CORPŭS, accolti dal gallerista Sabato Angiero in uno spazio che vuole evolversi, forse coltivando l’ambizione di suscitare un interesse periferico proprio per l’allusione, come astrazione fruibile di un richiamo che appartiene a pulsioni reali, tangibili come la pelle d’oca. Dunque la scelta del corpo come tema portante di questa esposizione sembra in qualche modo scardinabile, dal momento che pure nei rimandi teorici a Freud e Lacan, pare chiaro che si dica “corpo” ma in realtà si voglia intendere “desiderio”. E a questo si riferiscono gli artisti, le cui testimonianze sono proprio gli evidenti contraccolpi del desiderare, di un’aspirazione forte, certa come sa esserlo il corpo quando vuole davvero.
La logica del riparo è evidente ne Il mio corpo a maggio, installazione video di Matilde De Feo, in cui il corpo, autonomamente inseminato, fiorisce dei propri stessi auspici, della propria voglia di aprirsi quando è tempo di farlo. Così descritto, il desiderio – ormai assunto quale vero protagonista – non appare come quella forza tumultuosa che fu per i latini, non il furor, la mania che era dei greci, ma qualcosa di meno sotterraneo e al contrario, riconoscibile come sono tutti i mutamenti del corpo. E lo stesso vale per le opere di Como Seta, dove non c’è negativo ma solo l’atto di sbocciare nella sua maniera più evidente, mutando cioè il corpo che s’apre, si allunga, si vivifica nel volersi dare al suo contorno.
Pietro Lista, Piccole ceramiche, 2017
Naturalmente, nella sua sconfinata trattazione, l’argomento rischia di mettere in piedi una congerie di punti di vista anonimi, privi di una vera energia espositiva, sebbene opere come quelle di Alfonso Auriemma e di Marco Fantini riescano a tracciare una linea di interesse, legata alla rarefazione del corpo nei suoi punti di forza, nella sua fisionomia che qui è tracciata con volontà di deformazione o è del tutto assente. Anche Ilaria Cozzolino si inserisce nella medesima logica, qui infatti il riparo dal contraccolpo del desiderio è tale da sfocare l’immagine, il cui oggetto però resta chiaramente intendibile, secondo un quasi scontato gioco del darsi e ritrarsi molto vicino alla moina, seppur di una bella smanceria dalle pose rinascimentali.
La mostra propone, in una democratica ricchezza di esperienze che sfiora l’eccesso, due sculture di Pietro Lista dai risvolti piuttosto comici e i dipinti di Francesco Cocco, dove il corpo però svanisce nel contesto inspiegato in cui è inserito. Senza dubbio attraente è l’opera fotografica di Black Napkin, che trova un modo fisicamente ineccepibile di deformare il corpo, di nasconderlo al contraccolpo, ripiegando l’immagine dell’uomo in pantaloncini lungo parte del soffitto. Si adegua al contesto, allora, il corpo investito dei suoi significati, che tuttavia in sé è significante di nulla, non più di quanto lo sia il segno geometrico, la linea indisciplinata che traccia Alexandra Penris o gli acquerelli di Joyce Kubat.
È dunque la rappresentazione di una reazione fisica, anatomica prima ancora che di giudizio, che qui si pone come avvio artistico, che del corpo descrive la necessità di appiglio. Joseba Eskubi, Maurizio Elettrico e Navid Azimi Sajadi, confermano questa ragione del “corpŭs” che semplicemente si verifica quando, come si dice, si vuole qualcosa “con tutto se stesso”.
Elvira Buonocore
Mostra visitata il 13 giugno 2017
Dal 11 giugno al 10 luglio 2017
Alfonso auriemma, Francesco Cocco, Ilaria Cozzolino, Matilde De Feo, Maurizio Elettrico, Josefa Eskubi, Marco Fantini, Joyce Kubat, Pietro Lista, Black Napkin, Alexandra Penris, Navid Azimi, Como Seta, CORPĹ­S
Saaci Gallery
Via Padre Girolamo Russo, 9 – 80039, Saviano (NA)
Info: info@saacigallery.com

Nata a Pagani nel 1989, si forma come autrice parallelamente a una intensa esperienza di recitazione. Forte di una formazione classica, si muove poi al di fuori di un preciso percorso accademico, frequentando laboratori e stage di recitazione e scrittura teatrale. È parte della compagnia Teatro Grimaldello, per cui realizza testi e adattamenti. Collabora a progetti curatoriali.

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