Dopo il trambusto iniziale, in effetti, si vorrebbe tanto stare alle proprie idee e basta, tacere il chiacchiericcio per osservare il risultato. A parte le polemiche, le tensioni e le aspettative restano infatti le opere, così come esse si presentano: comunque, esposte ad un giudizio di valore.
Qualche premessa è fondamentale. In primo luogo, Anteprima Napoli è solo una delle tre tappe in cui si articolerà la Quadriennale. Alla fine di Gennaio si sposterà a Torino e nel 2005 sarà a Roma dove, nel rinnovato Palazzo delle Esposizioni, si terrà la mostra conclusiva.
Non esiste un’unica idea curatoriale, né una chiave tematica dominante, nel rispetto di quella che è la tradizionale finalità della Quadriennale: “presentare al giudizio del pubblico un periodico rapporto critico sull’arte italiana”, come dichiara il presidente Gino Agnese.
Il percorso espositivo della tappa napoletana è scandito da quattro “aree”: Territori, Relazioni, Permanenze, Realismi. Non si tratta di categorie chiuse, tant’è che la disposizione degli artisti non è stata scelta in funzione di questi ambiti individuati. Essi rappresentano piuttosto l’offerta di uno sguardo altro, per niente invasivo né per le opere né per l’osservatore.
Il territorio, ad esempio, inteso come luogo di un attraversamento tra due opposte dimensioni (reale e virtuale, natura e artificio), si ritrova nel quotidiano metafisico e straniante delle immagini di Schirinzi o nelle stampe esasperate di colore di Gianvenuti, in cui il corpo è impronta, irriconoscibile e aliena. Ma il territorio è anche il confine instabile tra evento, espressione e realtà dell’esperienza creativa di Transgender, nata dall’incontro e dal lavoro comune di due giovani artiste catanesi.
E proprio l’incontro, più precisamente la creazione di una “condizione connnettiva”, è la premessa da cui parte la sezione Relazioni. Vi si trovano quei lavori che hanno la finalità d’interagire con il visitatore. Così, se Mazzella e Negro utilizzano il supporto della tecnologia e di internet, il lavoro di Antoci, Radi, Levita e anche Passa dilata il “tempo reale” assecondando la lenta e naturale percezione dei volumi nello spazio, il graduale spostamento, l’impercettibile movimento dello sguardo sulle cose.
Ma l’arte in qualche modo si relaziona anche con il passato, spesso stabilisce con esso un confronto. Così accade in Permanenze. Al centro tornano la pittura e la scrittura. Il risultato può essere scanzonato, libero, ironico come l’installazione di Perone, con tanto di gallina e uova in vetroresina, o evocativa e simbolica come la corona sciolta delle parole di De Luca.
Stupisce insomma la varietà dei temi affrontati che vanno ben oltre le tracce indicate. Si abbraccia, con la confusione che necessariamente ne deriva, il senso della vita contemporanea tutta, nella sua enorme complessità: la città, la comunicazione, la tecnologia, il rapporto con il passato, con l’immaginario e il corpo, le contaminazioni. In un’unica parola, il cambiamento.
Questa Anteprima vacilla qua e la, ma vive quanto basta a stimolare spunti di riflessione sull’oggi.
valeria cino
mostra vista il 15 novembre 2003
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strano che quell'artista ha solo una colletiva nel curriculum dato che per partecipare ed essere selezionati bisognava avere minimo una mostra personale.controllerò...
Napoli è una città bellissima, mi dispiace di aver visto tanta oscenità..."artistica"! Si savavano poche "opere" qualcosa del diggitale!!
Non capisco quell'"Artista" che ha fatto quel quadro che emanava musica....Che orrore.
E le sculture poi....non dicevano niente di nuovooo!!! Insomma sembrava la mostra annuale del liceo artistico di San Giorgio a Cremano!
....nà chiavica...
Sinceramente Pasquale Cafier
Quadriennale vergognosa!
Curatori incapaci...il trono da incompetente a
Maria Antonietta Picone.
P.S. Non è brutta per forza, fa schifo di suo.
sì, è vero qualcuno dentro al pentolone si salva, ci sono degli artisti bravi, ma l'insieme è tragico e oltre l'indecenza, c'è uno che in curriculum ha solo una collettiva in un luogo sconosciuto nel (mi pare) 1997, e fosse almeno bravo, ma non lo è, ed è solo un esempio; è inutile riesumare cadaveri con giri di parole, non ci siamo e basta.
per favore su...sembra fatto apposta, scegliamo il peggio e mettiamoci d'impegno...se deve essere questo l'andazzo...