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Italia e Cina entrano in dialogo in occasione del confronto tra 32 artisti, che presentano al pubblico di Castel Sant’Elmo un’intensa varietà di ricerche, infinitamente diverse per identità culturali, percorsi personali e scelte stilistiche. Leitmotiv del percorso espositivo è la diversità che, presentata come punto di contatto, diventa parola d’ordine da cui scaturisce la forza essenziale di questa ampia collettiva.
È a partire da questo discorso, che i due curatori, Alessandro Demma e Su Peng, hanno lavorato in maniera perfettamente simmetrica, tentando di sottolineare il maggior numero possibile di affinità estetiche e ideologiche nelle ricerche dei vari artisti coinvolti.
Ed è così che dialogano artisti di generazioni e luoghi differenti, a partire da quelli storici, come Michelangelo Pistoletto con il suo Two less one, un lavoro composto da specchi, premurosamente frantumati, prima di essere installati su due pareti ad angolo, non troppo distanti tra loro. Questo lavoro è parte di una lunga riflessione iniziata molti anni prima, con la mostra torinese “Divisione e moltiplicazione dello specchio-L’arte assume la religione”, del 1978.
Michelangelo Pistoletto, Two less one, Evidence. A New State of Art, Castel Sant’Elmo
Diametralmente opposto il lavoro di Liu Bolin, che accoglie i visitatori quasi all’inizio del percorso, con due opere tipiche della sua arte, caratterizzata dal ritratto fotografico unito aduna straordinaria tecnica di body painting, con cui riesce letteralmente a sparire dagli ambienti in cui si trova, per una perfetta mimetizzazione con il paesaggio circostante. Ed è proprio quest’ultimo, qui visto come elemento totalmente naturale, a essere il fulcro del difficile rapporto con l’uomo.
La natura stessa, poi, viene sorprendentemente sfidata nel lavoro di Zhang Wang, che adopera un procedimento industriale, con l’uso dell’acciaio, per riprodurre una roccia calcarea, che altrimenti si sarebbe formata solo dopo molte ere geologiche.
Ancora differente, ma dal grande valore culturale in termini di scambio e di relazione, è il progetto denominato The novel of Shanghai, in cui è stato chiesto agli abitanti della città più grande della Cina di scegliere una parola che potesse rappresentare la vera natura della loro città o che facesse comprendere appieno il loro modo di viverla. Tali parole raccolte, diventano così un romanzo di storie personali e collettive, che l’artista napoletano Domenico Antonio Mancini fa vivere in una grande istallazione fatta di listelli di legno, su cui sono state incise quest’ultime nella scrittura ideogrammatica cinese.
E poi ancora pittura, scultura, installazione, in un percorso tra i linguaggi che però non vuole essere né troppo narrativo né troppo esplicativo ma una sorta di cammino congiunto, oltre che possibilità di scambio. Cina e Italia, quindi, hanno intrapreso un viaggio, con il giusto fine di valorizzare i propri artisti e farli così conoscere a pubblici culturalmente differenti. Come ha raccontato la stessa Rosalba Garuzzo, Presidente di IGAV-Istituto Garuzzo Arti Visive, che ha promosso la mostra: «la mostra farà visita ad altri paesi, e terminerà con una tappa nella città di Pechino, mettendo così in stretta connessione Napoli con il cuore pulsante dell’estremo oriente».
Emanuele Castellano
Mostra visitata il 10 Febbraio
Dal 10 febbraio alll’11 marzo 2018
Evidence, Marisa Albanese, Botto & Bruno, Chen Qiuzhi, Fabrizio Cotognini, Alberto Di Fabio, Duan Zhengqu, Eugenio Giliberti, Paolo Grassino, Li Hui, Li Yan, Liang Quan, Liu Cong, Liu Bolin, Lu Song, Ma Kelu, Luigi Mainolfi, Domenico Antonio Mancini, Marzia Migliora, Giulio Paolini, Perino & Vele, Michelangelo Pistoletto, Pierluigi Pusole, Qi Lei, Giuseppe Stampone, Elisa Strinna, Adrian Tranquilli, Wang Shuye, Yang Xinguang, Ye Jianqing, Yin Chaoyang, Yu Linhan, Zhan Wang
Castel Sant’Elmo
Via Tito Angelini, 2 – 80129, Napoli
Orari: dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 15
Info: pm-cam.santelmo@beniculturali.it, info@igav-art.org