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Entriamo composti e ne usciamo disfatti e smontati. Attraversando la personale di Tristano di Robilant (Londra, 1964), si compie un percorso dominato dall’astrazione. Le forme sono scomposte, rimaneggiate da un artista che sembra giocare con le strutture e la loro solidità, spingendole a un passo dal crollo. L’attività di Tristano di Robilant è sorprendente, soprattutto, per la sua eclettica attenzione a espressioni molto diverse e distanti tra loro. Così, le criptiche strutture in vetro, dall’aspetto instabile e aereo, si alternano a piatti in ceramica e disegni, sempre con l’eleganza che è una delle caratteristiche dominanti dell’artista londinese. Del resto, pulizia e rigore sembrano essere i termini dell’astrazione, che di Robilant persegue come un’enigmatica guida spirituale.
Tuttavia, la vaghezza indistinta di queste opere – che appaiono leggere e ricordano la fragilità della bolla di sapone – trae origine da una concreta conoscenza delle tecniche dei vetrai di Murano e degli artigiani e ceramisti umbri, con i quali l’artista ha intessuto un personale rapporto di scambio, traendone il beneficio di una solidità necessaria, alla quale, infine, voltare le spalle, per scegliere la casuale leggerezza che è tratto peculiare delle opere di questa esposizione. La mostra “L’immaginazione e il suo doppio”, a cura di Pia Candinas e Tanja Lelgemann, è concepita esattamente sulla falsariga di tale pensiero, su una indistinta creazione che nasce da un potere immaginifico, da una forza tra le più voraci alle quali si possa assistere, come espresso, per l’ambito del teatro, nell’ormai classico testo di Antonin Artaud, rievocato nel titolo.
Le sculture in vetro alludono a paesaggi impalpabili, che ciascuno può descrivere soltanto a se stesso, luoghi, cioè, appartenenti alla sola fantasia di ognuno. Dunque, universi mutabili, adattabili allo sguardo personale del visitatore che, attraverso, vi scorge qualcosa d’altrui o di sé. La scultura Assisi, in particolare, rielabora concretamente la poesia quasi ultraterrena di Paul Celan, legata a quei luoghi umbri fatti di pietra – «ovunque guardi, pietra» – che hanno forgiato la sensibilità di questo artista verso una malinconica asprezza, aggiunta alla finezza espressiva che gli è propria. Ancora, il legame con una personalità vera è rappresentato dall’opera 1600, data della morte di Giordano Bruno, in cui l’artista costruisce un mondo nelle forme concepite dal filosofo. Un’attività fervida, simultaneamente vorace su piani differenti, a raccogliere le ispirazioni della storia e della letteratura, con uno spirito attento, con una sensibilità vera.
Elvira Buonocore
mostra visitata il 14 dicembre 2015
Dal 12 dicembre 2015 al 12 febbraio 2016
Tristano di Robilant, L’immaginazione e il suo doppio
Intragallery
Via Cavallerizza a Chiaia, 57, Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 17.00 alle 20.00. Il sabato dalle 10.30 alle 13.00
Info: 081 415702 – mailto:info@intragallery.it