Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
03
marzo 2010
fino al 12.III.2010 Christian Breed Napoli, Mimmo Scognamiglio
napoli
Una pittura fluida, come i gesti che l'hanno originata. L'improvvisa trasformazione di uno straniero a Roma, che abbandona il figurativo. Rinunciando anche a citare i padri della pittura americana...
A una prima, superficiale lettura ciò che colpisce di più
nella recente produzione di Christian Breed (New York, 1981; vive a Roma) non
è tanto la fattura delle sue ultime tele, ma la sterzata impetuosa che lo ha
portato ad abbandonare la figurazione in favore di un astrattismo retró eppure
“anticitazionista”. Un cambiamento netto che, allo stesso tempo,
seduce e interroga estimatori e mecenati.
Approdato cinque anni fa in Italia, il giovane americano
ha compiuto il proprio “Grand Tour”, coronato da una lunga permanenza
a Roma. Se non avesse deciso di restare così lungo in Italia, Breed – affascinato
tanto dall’antico quanto dal vecchio – avrebbe continuato ingenuamente a girare
in lungo e in largo l’Europa a caccia di vedute pittoresche.
Definito pericolosamente da Duccio Trombadori un erede
delle lezione percettiva di Edward Hopper in occasione di un’esposizione a Cremona, Breed ha
cominciato a demolire il proprio castello figurativo già da un paio d’anni,
preservando soltanto quella sensazione di liquidità che ricopriva, come una
patina deformante, i suoi scorci vivaci della Garbatella e degli altri
quartieri della Capitale.
I dipinti del ciclo Ápeiron presenti in galleria mostrano che
la sua pittura è
ancora liquida, fluida come il gesto che l’ha originata. Negli ultimi esemplari
della serie, Breed ha optato per un utilizzo più espressivo delle vernici, con
particolare riferimento alle colate di bianco che ricoprono senza soluzione di
continuità gli altri segni pittorici.
Ma il bianco traslucido di Breed non agisce come un segno
di gomma che armonizza e ripulisce le trame colorate, ma piuttosto come un
principio di disorganizzazione grafica che aumenta il caos sulla tela: un
bianco batterico che moltiplica le potenzialità degli altri virus cromatici in
una flora intestinale astratta e suggestiva.
Una flora stratificata e rigogliosa che diventa, mediante
un processo mentale, il corrispettivo astratto del patrimonio archeologico e
storico di una città dov’è difficile costruire parcheggi per il timore di
ridurre in polvere gli strati seppelliti della sua civiltà. Se, come sottolinea
giustamente Marco Tonelli, Breed ha paura di essere collegato all’Action Painting,
il suo rapporto viscerale con i luoghi che ne hanno suggerito il gesto gli
permette di tenersi alla larga da una facile emulazione dei padri della pittura
americana moderna.
Resta comunque il fatto che la pittura all-over intellettualizzante di Breed
sarebbe piaciuta di più a un Clement Greenberg piuttosto che a un Harold
Rosenberg.
nella recente produzione di Christian Breed (New York, 1981; vive a Roma) non
è tanto la fattura delle sue ultime tele, ma la sterzata impetuosa che lo ha
portato ad abbandonare la figurazione in favore di un astrattismo retró eppure
“anticitazionista”. Un cambiamento netto che, allo stesso tempo,
seduce e interroga estimatori e mecenati.
Approdato cinque anni fa in Italia, il giovane americano
ha compiuto il proprio “Grand Tour”, coronato da una lunga permanenza
a Roma. Se non avesse deciso di restare così lungo in Italia, Breed – affascinato
tanto dall’antico quanto dal vecchio – avrebbe continuato ingenuamente a girare
in lungo e in largo l’Europa a caccia di vedute pittoresche.
Definito pericolosamente da Duccio Trombadori un erede
delle lezione percettiva di Edward Hopper in occasione di un’esposizione a Cremona, Breed ha
cominciato a demolire il proprio castello figurativo già da un paio d’anni,
preservando soltanto quella sensazione di liquidità che ricopriva, come una
patina deformante, i suoi scorci vivaci della Garbatella e degli altri
quartieri della Capitale.
I dipinti del ciclo Ápeiron presenti in galleria mostrano che
la sua pittura è
ancora liquida, fluida come il gesto che l’ha originata. Negli ultimi esemplari
della serie, Breed ha optato per un utilizzo più espressivo delle vernici, con
particolare riferimento alle colate di bianco che ricoprono senza soluzione di
continuità gli altri segni pittorici.
Ma il bianco traslucido di Breed non agisce come un segno
di gomma che armonizza e ripulisce le trame colorate, ma piuttosto come un
principio di disorganizzazione grafica che aumenta il caos sulla tela: un
bianco batterico che moltiplica le potenzialità degli altri virus cromatici in
una flora intestinale astratta e suggestiva.
Una flora stratificata e rigogliosa che diventa, mediante
un processo mentale, il corrispettivo astratto del patrimonio archeologico e
storico di una città dov’è difficile costruire parcheggi per il timore di
ridurre in polvere gli strati seppelliti della sua civiltà. Se, come sottolinea
giustamente Marco Tonelli, Breed ha paura di essere collegato all’Action Painting,
il suo rapporto viscerale con i luoghi che ne hanno suggerito il gesto gli
permette di tenersi alla larga da una facile emulazione dei padri della pittura
americana moderna.
Resta comunque il fatto che la pittura all-over intellettualizzante di Breed
sarebbe piaciuta di più a un Clement Greenberg piuttosto che a un Harold
Rosenberg.
articoli correlati
Breed premiato alla II Biennale Giovani di Monza
giuseppe sedia
mostra visitata il 15 febbraio 2010
dal 16 dicembre 2009 al 12 marzo 2010
Christian
Breed – Apeiron
Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea
Via Mariano d’Ayala, 6 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-18.30
Ingresso libero
Catalogo con
testo di Marco Tonelli
Info: tel. +39 081400871; fax +39
08119576621; info@mimmoscognamiglio.com;
www.mimmoscognamiglio.com
[exibart]