L’avevamo lasciato con la luce che trafiggeva il buio di
Shots in the Dark, a scrivere con gli spari “follow the leader”, intendendo che la sola strada è la propria verità identitaria.
Matteo Sanna (San Gavino Monreale, Medio Campidano, 1984; vive a Roma) quella via l’ha percorsa davvero, negli anni trascorsi dalla prima personale. Perché il filo espressivo che si dipana in questo nuovo capitolo dà conto d’una maturazione accentuata, in stretta coerenza con i segnali più forti e promettenti che connotavano la prova d’esordio.
Tornano i valori cromatici netti, il nero, le superfici lucide, i neon, i proiettili e le trafissioni, e anche la cultura dark e musicale giovanile. Ma nell’ottica di una più personale introiezione delle suggestioni stilistiche, e di una coscientizzazione più definita della propria specificità. Che allo stato attuale verte decisamente verso un’urgenza intimistico-narrativa, svolta mediante concrezioni visive ed emotive di singolare pregnanza intuitiva, declinate col consueto eclettismo di linguaggi, in salda coerenza espositiva e psicologica.
Eccola, l’evocata energia del trafiggere, ma ora ad accogliere all’inizio con la trattenuta tensione dinamica neo-poveristica di
Back to Black, allusione al primitivo dolore del nascere. Se il fulcro concettuale di ieri era scoprire l’identità, l’attuale congruente prosecuzione è tracciare un’introspettiva riscrittura simbolica dei propri fondamentali nodi psicologici fino all’adolescenza, per offrirli all’immedesimazione empatica di tutti.
Ed esposto alla “devozione” simpatetica e al riconoscimento dell’intrinseca preziosità affettiva è, in
I will become death, il cordone ombelicale di Sanna, estremo feticcio emotivo in linea con la strisciante aura dark dell’autore. In apparente contrasto ludico,
Ponte Ponente Ponte Pi inscena il crudele “gioco” di esclusione dei gruppi infantili, sfociante – in
Joy Division – nel doloroso riconoscimento delle “barriere spinate” delle diversità altrui.
Pungente come segno incancellabile, ma di gioia, è l’apprendimento in
Soggetto Sottinteso, dall’aggiunto valore passionalmente performativo del processo preparatorio degli scatti. Se imparare è anche incontrare la fratellanza di
Sweet misery o la prima incancellabile passione di
A vision just a vision, l’amore insegna a Sanna una struggente eleganza sussurrata, che trasforma inavvertitamente gli oggetti quotidiani in incisivi simboli universali.
L’autocoscienza appresa in
B-come B-cause placa gli spettri ancestrali del surreale
Sleeping with ghosts o quelli inculcati dalla deformata religione di
Black guardian, di levigata raffinatezza fetish ma non provocatoria. E porta al libero affermarsi personale, seppur nutrito da radici, come nell’innovato citazionismo da
Verrocchio di
Portrait of an Italian Family.
Farsi artefici del proprio destino, contro l’imponderabile fato di
Sa Carroga, quale unico proiettile davvero efficace.