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29
gennaio 2008
Quando il paesaggio era paesaggio. La magia dei luoghi e i costumi di un’epoca perfettamente ritratti nell’oggettività del vedutismo firmato Jacob Philipp Hackert (Prenzlau, 1737 – San Pietro di Correggio, 1807), celebrato nel bicentenario della morte nella Reggia di Caserta, dove fu pittore alla corte di re Ferdinando IV di Borbone.
E non può non suscitare amarezza e indignazione la vista dei nostri odierni “paesaggi”. Considerazione inevitabile davanti ai chilometri di spazzatura che ingombrano le strade di una regione offesa e deturpata orribilmente. Il panorama di queste settimane non ha niente a che vedere, purtroppo, con le visioni pittoriche di Hackert, interprete del più puro spirito illuminista e del paesaggio ideale. I suoi cieli luminosi, nonostante la costante presenza di nubi, testimoniano le infinite suggestioni della Natura, bucolico spazio della memoria o dell’anima, raccontata nelle quattro sezioni della mostra. Oltre cento tavole su tela e tavola, gouache, incisioni e disegni nei quali riproduceva la natura “disegnando a penna contorni definitivi”, come scrisse Goethe, che lo incontrò nel 1787 e ne tracciò poi la personalità nello Schizzo biografico.
Il percorso si snoda attraverso gli appartamenti reali e le sale della Pinacoteca, testimoniandone l’intera opera: dagli esordi berlinesi al soggiorno parigino, al viaggio in Italia. Ruderi della romanità e fazzoletti di terra sconfinata finiscono nei suoi disegni seppiati, preludi agli oli cristallini; nel giro di pochi anni è tra gli artisti più richiesti dai nobili viaggiatori stranieri e dalla corte di Caterina II di Russia passa a quella dei Borbone.
“Quasi un catasto pittorico” che, coniugando esattezza topografica e impostazione classica, testimonia vedute, manovre militari e cerimonie reali quasi fossero scatti fotografici. Come la visione oleografica dei porti del regno, celebre serie eseguita dal 1787 al 1792, navigando lungo le coste di Puglia, Calabria e Campania fino alla foce del Garigliano. E ispirata ai porti francesi di Vernet. Hackert seppe ritrarre con abilità prospettica la quotidianità, l’infinito, la storia. Dal cratere degli Astroni a Pompei, Il tempio di Venere a Baia, Il teatro greco di Siracusa. Icone silenziose di un passato che si andava riscoprendo.
Cosa ne abbiamo fatto della natura? È inevitabile chiederselo, oggi più che mai. I segni del progresso (?) hanno modificato profondamente i nostri paesaggi, sempre più violati dall’inarrestabile evoluzione. Riflessioni suggerite ancor più dalla pittura analitica di Hackert, fedele testimone di quanto nel 1768 scriveva Karl Philipp Moritz: “L’Italia è un vero Paradiso, lontano dal resto del mondo, protetto dalle Alpi e cullato dal mare. Raccoglie in sé tutto ciò che può rendere la vita felice e piacevole”. Poi arriva la rivoluzione del 1799, la fuga dal regno, il rifugio in Toscana a San Pietro, paesaggio delle sue ultime visioni.
La vista di una stufetta distrae inaspettatamente lo sguardo e la magia del vedutismo di Hackert s’interrompe sul filo elettrico, segno inevitabile del ritorno. Nel XXI secolo.
E non può non suscitare amarezza e indignazione la vista dei nostri odierni “paesaggi”. Considerazione inevitabile davanti ai chilometri di spazzatura che ingombrano le strade di una regione offesa e deturpata orribilmente. Il panorama di queste settimane non ha niente a che vedere, purtroppo, con le visioni pittoriche di Hackert, interprete del più puro spirito illuminista e del paesaggio ideale. I suoi cieli luminosi, nonostante la costante presenza di nubi, testimoniano le infinite suggestioni della Natura, bucolico spazio della memoria o dell’anima, raccontata nelle quattro sezioni della mostra. Oltre cento tavole su tela e tavola, gouache, incisioni e disegni nei quali riproduceva la natura “disegnando a penna contorni definitivi”, come scrisse Goethe, che lo incontrò nel 1787 e ne tracciò poi la personalità nello Schizzo biografico.
Il percorso si snoda attraverso gli appartamenti reali e le sale della Pinacoteca, testimoniandone l’intera opera: dagli esordi berlinesi al soggiorno parigino, al viaggio in Italia. Ruderi della romanità e fazzoletti di terra sconfinata finiscono nei suoi disegni seppiati, preludi agli oli cristallini; nel giro di pochi anni è tra gli artisti più richiesti dai nobili viaggiatori stranieri e dalla corte di Caterina II di Russia passa a quella dei Borbone.
“Quasi un catasto pittorico” che, coniugando esattezza topografica e impostazione classica, testimonia vedute, manovre militari e cerimonie reali quasi fossero scatti fotografici. Come la visione oleografica dei porti del regno, celebre serie eseguita dal 1787 al 1792, navigando lungo le coste di Puglia, Calabria e Campania fino alla foce del Garigliano. E ispirata ai porti francesi di Vernet. Hackert seppe ritrarre con abilità prospettica la quotidianità, l’infinito, la storia. Dal cratere degli Astroni a Pompei, Il tempio di Venere a Baia, Il teatro greco di Siracusa. Icone silenziose di un passato che si andava riscoprendo.
Cosa ne abbiamo fatto della natura? È inevitabile chiederselo, oggi più che mai. I segni del progresso (?) hanno modificato profondamente i nostri paesaggi, sempre più violati dall’inarrestabile evoluzione. Riflessioni suggerite ancor più dalla pittura analitica di Hackert, fedele testimone di quanto nel 1768 scriveva Karl Philipp Moritz: “L’Italia è un vero Paradiso, lontano dal resto del mondo, protetto dalle Alpi e cullato dal mare. Raccoglie in sé tutto ciò che può rendere la vita felice e piacevole”. Poi arriva la rivoluzione del 1799, la fuga dal regno, il rifugio in Toscana a San Pietro, paesaggio delle sue ultime visioni.
La vista di una stufetta distrae inaspettatamente lo sguardo e la magia del vedutismo di Hackert s’interrompe sul filo elettrico, segno inevitabile del ritorno. Nel XXI secolo.
antonietta fulvio
mostra visitata il 31 dicembre 2007
dal 14 dicembre 2007 al 13 aprile 2008
Jacob Philipp Hackert – La linea analitica nella pittura di paesaggio in Europa
a cura di Cesare De Seta
Reggia di Caserta
Via Douhet, 22 – 81100 Caserta
Orario: tutti i giorni ore 9-18
Ingresso: intero 6,20 euro; ridotto € 4,10
Catalogo Electa Napoli
Info: tel. +39 0823448084; fax +39 0823220847; reggiacaserta@tin.it; www.reggiadicaserta.org
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