Il percorso espositivo della mostra personale di Christian Leperino comincia con l’immagine del suo capo inserito in una calza elastica.
Rappresenta il desiderio di contatto, di penetrazione in una realtĂ sessuale altra: quella femminile.
Proseguendo ritroviamo l’espressione di un altro desiderio: sentire la musica nel corpo.
Un ulteriore desiderio di contatto con una realtĂ estranea, raggiunto attraverso la droga.
Una droga arcaica proiettata nel contemporaneo. Promossa a rito di gruppi di giovani inconsapevoli della sublimazione che contemporaneamente sta provocando in alcuni di loro.
Christian Leperino si ribalta, utilizza la pittura come espressione delle sue interiora.
Interiora prese a significare le indicibili sensazioni non rappresentabili se non proiettate materialmente.
Sono loro stessi a scoprirsi: scoprono il loro dentro, i loro umori, urlando incessantemente la loro psichedelica estraniazione.
Queste immagini, riti loro stesse, vengono risucchiate in una stanza buia, in un video, dove l’artista mostra l’energia che le ha generate e, subito dopo, presenta la loro veloce successione e i loro nomi. Hanno nomi di droghe.
Nella stanza c’è il richiamo pregante di questo video e, di fronte, sulla parete, un luogo non luogo.
Genny Capitelli
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Bleah!!!...
è piaciuta. La stanza dove era proiettato il video soprattutto.
...preparammo un pò di LSD liquido in alcune bottiglie, mettemmo in fila centinaia di cubetti di zucchero e ci versammo sopra due gocce ciascuno...
viaggi interstellari di Syd Barrett.
A Cristian Leperino,
non ho mai visto sue opere da vicino, quindi sono mutilato di partenza.
Tanto coraggio, tanta poca voglia di far vivere le sue opere, opere morte di partenza.
Se è questa la sua ricerca, credo che ci sia riuscito, mai acquisterei una sua idea.
Braccia rubate a madre terra...