L’esperienza della realtà modifica senza sosta il significato delle parole e allo stesso modo muta la nostra percezione visiva. Così, è lecito chiedersi se ancora oggi un paesaggio è in grado di far vagare lo sguardo e la mente oltre i margini della cornice, valicando la solidità del muro per attraversare i chilometri che ci separano da quel locus amenus. Nella personale di Domenico Antonio Mancini, alla galleria Lia Rumma di Napoli, è rapido il mutamento di significato della parola “paesaggio” che, a partire dalla tradizionale definizione connaturata nelle vedute della Scuola di Posillipo, acquisisce tutt’altra identità concettuale nella superficie piana e asettica delle opere dell’artista napoletano.
Il rapporto tra virtuale e reale, tra vicino e lontano, centro e periferia ha assunto, infatti, una valenza assai diversa da quella dell’Ottocento, quando una pennellata, un colpo di bianco sulla cresta di un’onda potevano far librare l’animo verso luoghi esotici. Da un lato la tradizione pittorica, dall’altro la proliferazione sul web di immagini facilmente fruibili di luoghi prossimi ma insondabili, posti ai margini del tessuto urbano. E ancora, da un lato il colore, lo spazio entro l’orlo ligneo, dall’altro la potenzialmente infinita successione di codici alfanumerici che, nella loro impersonalità, offrono scorci di strade.
Landscapes, Domenico Antonio Mancini. Ph. Danilo Donzelli
Nelle opere di Mancini, l’incantesimo del paesaggio si infrange sugli schermi dei nostri smartphone, nell’arco di tempo che separa la digitazione dell’URL dal caricamento della pagina. L’approdo: una immagine di un luogo periferico delle nostre città, ripresa con street view. Un breve viaggio in uno degli spazi della contemporaneità divenuto topos irrinunciabile per chi, come Mancini, non si sottrae alla necessità di riporre nell’opera d’arte il germe di una riflessione sul quotidiano.
Le opere in mostra sono trompe-l’oeil criptati, paesaggi chiusi in un indirizzo preciso che riservano al visitatore la delusione dell’incontro con la periferia, pur concedendogli la protezione delle mura immacolate della galleria.
Chiarificatore è, infine, il neon rosso, che irradia di senso i paesaggi dei maestri della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resina, strappandoci alla pacificata contemplazione per introdurci all’impietoso confronto con la periferia. Il progetto Landscapes si traduce, così, in un itinerario non mediato nel tessuto urbano contemporaneo, reso solo apparentemente più accettabile dall’incontro con le vedute napoletane. Si rivela invece brutale l’impatto con lo spazio residuale del quale cogliamo l’umore nella sintesi estrema della frase luminosa La periferia vi guarda con odio, che l’artista ha preso in prestito da un muro della periferia di Milano.
Luciana Berti
Mostra visitata il 4 maggio 2019
Dal 4 maggio al 14 giugno 2019
Domenico Antonio Mancini, Landscapes
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12, 8012 – Napoli
Orari: dal martedì al sabato, 11.00 – 13.30; 15.30 – 18.30
Info: info@liarumma.it