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fino al 15.I.2003 | Maurizio Elettrico – Il Giardino degli Altri | Napoli, E –M ARTS studio Morra

di - 13 Gennaio 2003

Quest’ultimo lavoro di Maurizio Elettrico è il contrario di una celebrazione. Non descrive un percorso definito, non è una tappa raggiunta. Le sue installazioni minimali sono come tanti spezzoni, piccole costellazioni di senso che emergono dal vuoto di una memoria incerta. Essi appartengono a una geografia mentale spezzata, ancora alla ricerca di confini stabili, dove l’Io dell’artista vive il senso di un immenso disordine, come l’attesa di una catastrofe, quella di un radicale e inconoscibile mutamento. E’ estremamente contemporaneo manifestare un’identità piena di contraddizioni, è in questa ottica che Elettrico si appropria del lavoro degli altri artisti, vi interviene, li modifica e li presenta nell’ambito di un’unica narrazione seguendo il filo della memoria. Ogni artista ha una speciale relazione con lui, un’affinità mentale o una similarità di percorso, sono suoi compagni di strada e di vita che hanno condiviso un impegno comune. Perché inconsapevolmente ma non del tutto, l’evento vuole essere oltre “il situazionismo”, la sua forza è nell’invenzione stessa di situazioni che hanno molto della deriva urbana, dell’attraversamento. E’ appunto questo il pregio di una mostra che non vuole risolversi nei riferimenti visivi, nella pura oggettualità delle opere prodotte e esposte, ma in una magnifica ipotesi, anzi l’illustrazione delle ipotesi. La bravura di Elettrico consiste nel coniugare questa grande freddezza fenomenologica, quasi astrale – che resta poi il suo segno – con il calore degli affetti umani, a quei piccoli momenti guardati, quasi sempre in modo piccolo, anche col romanticismo della piccola borghesia che diventa sublime. Come se, in qualche modo, il luogo stesso della sua storia, lo spazio visibile del suo passato, possa essere attraversato da chiunque altro, da qualunque “altra” ipotesi di lavoro, perché l’unica vera ipotesi della vita è l’arte.
Lo sguardo sembra perdersi in ogni direzione, sotto la spinta dei molteplici riferimenti disseminati nella mostra. Eppure tutto è velato da una ironia leggera e beffarda, come se alla fine non contasse neppure la narrazione ma solo il gesto che è insieme senile e giovanissimo, di nuovo infantile, quasi virginale. I suoi alter – ego infantili, Ambra, Mauro, Sarah, rappresentano lo sguardo puro, privo di contaminazioni, ancora capace di stupore.
In questo lavoro c’è il tentativo accanito di tirare fuori una forma, o comunque di catturarla mentre passa, molto più della costruzione che può comunque diventare una costruzione intellettualistica, Così la forma può sfuggire o sparire del tutto come è accaduto a Opera scomparsa per un processo di contemporanizzazione. Che negli oggetti si sia calato un frammento della nostra vita e della nostra storia, che per essi ci sia odio o amore, che essi emanino il calore dei ricordi o che il calore fugga da essi, non conta assolutamente nulla : questi non sono elementi misurabili e quantificabili. Il vuoto dell’opera, non è un vuoto negativo, ma proprio l’unico luogo dell’arte, come se la vita, o il vedere, dovessero essere per sempre accecati.

maya pacifico


Maurizio Elettrico- “Il Giardino degli Altri”
Orario: lun.-ven. 10.30 – 19.30
Studio Morra – via Calabritto, 20 – (Piazza Vittoria)
tel. e fax 39 0817643737
www.em-arts.org info@em-arts.org


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