Fumetti, cartoni animati, giocattoli, figurine divulgavano tra i più piccoli realtà fantastiche che non avevano nessun rapporto con la vita vera; la scuola, la famiglia, la politica e la vita in generale proponevano modelli di vita e di comportamento che restavano completamente inascoltati. Le coscienze erano plasmate da storie immaginarie che “America”, “Giappone” e i loro emuli europei delineavano partendo da realtà’ socioculturali a noi del tutto estranee: combattendo per difendere la terra insieme ai grandi Robot, risolvendo i gialli di Topolino, progettando furti insieme con Lupin III, ecc.
Quando la “nostra” generazione è cresciuta e ha scoperto d’esser stata imbrogliata, d’aver ascoltato storie che non l’avrebbero aiutata nella vita vera, d’aver seguito vocazioni sulla suggestione di personaggi irreali, d’essersi innamorata di persone inesistenti, in una parola, ha scoperto di non saper “volare”; quelle favole e quei personaggi sono scomparsi, cacciati via dalle necessita’ di concretezza del quotidiano. Eppure non s’aveva il coraggio di eliminarli completamente; a guardar bene se ne trovano tracce nella vita di tutti i ragazzi (dai 20 ai 35 anni): erano pur sempre il “nostro” passato! Ognuno aveva scelto i propri miti e le avventure che avrebbe desiderato vivere, n’aveva ritagliato e collezionato le immagini; così, senza il coraggio di buttarle via, le aveva poi rinchiuse in un cassetto o in un barattolo, dimenticate. Intanto, pero’, quei “cartoni” avevano già’ agito nelle coscienze. Oggi, possiamo costatarne gli effetti in Italia: il dilagare delle pubblicazioni “manga” nelle edicole, i tornei di giochi di ruolo, la resurrezione delle sigle dei cartoni animati nelle discoteche, il successo dei fumetti Bonelliani (i cui autori intervengono con intelligenza sul sostrato di riferimenti culturali che si tenta di delineare), nonché le scelte dei grafici e degli animatori dei canali musicali televisivi (che hanno notoriamente un target giovanile). Curiosamente questi sono fenomeni europei più che italiani.
I personaggi presentati in mostra da Barbara Brugola sono “super-normali” come “super” sono gli eroi dei fumetti e dei cartoni, cioè sono sopra il normale come sopra il reale sono gli eroi mediatici: non esistono eppure possono essere simbolo di una generazione; non vivono una vita vera eppure tutti sognano di viverla. Non si vuole naturalmente affermare che gli “eroi”
Lo stesso Stefano Benni, per chiarire il motivo degli appellativi animali dati ai suoi personaggi di “Comici Spaventati Guerrieri”, fa riferimento ai cartoni animati: Perché l’uomo è un animale anche se travestito con pelo e pelli di altri animali (…) amo gli animali antropoformizzati, amo molto i cartoni animati. Nei cartoni animati c’è un’onnipotenza plastica, perciò tutto può diventare tutto. Un’anarchia totale e scatenata.
Marco Izzolino
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sempre le solite pietose espressioni di artiste precarie e vacillanti!!
che palle ma basta che qualcuno si esprime in un modoe funziona che subito zac... nascono tanti e tante clon..azioni!!!
t293 questa e bocciata vediamo la prossima