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fino al 15.IX.2003 | Storie da un’eruzione – Pompei Ercolano Oplontis | Napoli, Museo Archeologico Nazionale

di - 2 Aprile 2003

Non avevano dimenticato la paura del terremoto del 62 d.C. gli abitanti della Campania Felix, che all’evento tellurico pensarono, quando udirono il boato del Vulcano che si risvegliava e faceva improvvisamente calare su di loro una pioggia fitta di lapilli infuocati, di pomici roventi e di sassi accesi. Improvvisamente scese la notte, non “però come quando c’è la luna e il cielo è ricoperto da nubi, ma come la luce spenta in ambienti chiusi”, così la descrisse Plinio il Giovane. Il buio, il boato, il frastuono, i pianti disperati e le urla degli uomini riecheggiano all’ingresso della mostra.
Le immagini dell’eruzione sono drammatiche e l’angoscia di quei momenti aumenta quando, oltrepassato l’ingresso, ci accoglie, adagiato sul maestoso scalone che conduce al Salone della Meridiana, lo “scheletro” di una barca sfasciata. Cercarono di fuggire per mare gli abitanti di Ercolano, ma non ebbero scampo. Un uomo si coprì il volto con le mani, un estremo tentativo di protezione o forse la rassegnata accettazione della morte. Si ascolta e si rivive il dramma dell’eruzione attraverso l’allestimento. Nulla è collocato al suo posto. L’unico pensiero che accompagna il percorso è che si sta osservando una tragedia. Il desiderio di ricostruire e di raccontare le “storie” degli individui rinvenuti negli edifici, o durante la fuga con monili e oggetti di vita quotidiana, è il punto focale della visita e della ricerca scientifica.
Un orientamento inedito dell’archeologia, questo relativo agli aspetti individuali all’interno del dramma collettivo, che è possibile grazie all’abbondanza e alla varietà dei reperti dell’area vesuviana: 11 calchi, 30 affreschi, 10 sculture, 500 preziosi monili, 200 oggetti di uso comune, legni e una cassaforte di bronzo e ferro. In anteprima sono esposti i ritrovamenti delle recenti campagne di scavo condotte nel suburbio di Pompei, in località Moregine, e quelli della Villa 6 di Terzigno. Dialogano continuamente con la collezione della prestigiosa sede espositiva questi reperti e la completano, come nel caso della sala dedicata alla Villa dei Papiri di Ercolano, dove è esposta la Famosa Testa di Amazzone.
Una mostra di reperti archeologici dell’Antichità generalmente suscita ammirazione; l’antichità è presentata come modello di civiltà. Ad Atene e a Roma i monumenti furono costruiti e frequentati da uomini comuni, dei quali non c’è più traccia, parlano solo attraverso la realizzazione della loro fatica.
Nelle città vesuviane la magia svanisce nei 2000 corpi ritrovati, oggi come allora; l’improvvisa distruzione ha conservato gli autentici abitanti, coloro che costruirono le città, le vissero, vi lavorarono. Non è difficile far rivivere, attraverso le emozioni personali, quei corpi immoti da oltre duemila anni e considerarli “storie”, confrontarli con le nostre “storie” per far risaltare le differenze, per valutare la distanza che ci separa, per non considerarci senza passato e senza futuro.
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www.pompeiisites.org

manuela esposito
mostra visitata il 20 marzo 2003


Storie da un’eruzione Pompei Ercolano Oplontis
Napoli, Museo Archeologico Nazionale (adiacenze metro Piazza Cavour) Orario di visita: (chiuso il martedì) 9 – 20 Ingresso Intero € 6.50 + supplemento mostra € 2.50. Ridotto €3.25 + supplemento mostra € 2.50. La mostra è inserita nel circuito Campania Artecard
Infoline e prenotazioni: 848800288 dai cellulari e dall’estero: + 39 06 39967050
Prenotazione obbligatoria per gruppi, scuole e attività didattiche: www.pierreci.it  
Visite didattiche scuole: 081 7410067 Offerte turistiche per il nord Italia Ad Artem 02 6597728 Curatori: Antonio d’Ambrosio, Pietro Giovanni Guzzo, Marisa Mastroroberto – Allestimento: Studio Metalmago/Roma, Maurizio di Puolo, Caterina Piccolini. Catalogo: Electa www.electaweb.com


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  • UNICA!!sensazionale l'impatto visivo con l'istallazione filmata della ricostruzione della pompei negli istanti appena precedenti all'eruzione del vesuvio.suggestiva l'idea di lasciare dei calchi delle vittime all'interno del percorso espositivo.La pompei ritrovata si insinua silenziosamente tra le statue neoclassiche del museo,per non parlare della sala oscurata in cui sono conservati i resti (oggettistica e altro) che testimoniano la rigogliosità di quel tempo.ci voleva!

  • E' vero, l'impatto con le immagini multimediali che accolgono il visitatore è affascinante e allo stesso tempo incutono ansia, ma l'esposizione è carente da più di un lato...manca di comunicazione, e di sicurezza soprattutto, è vero lasciare i calchi in giro per le scale è scenografico ma può essere dannoso per i calchi, nei primi giorni espositivi hanno lasciato alcuni reperti tra cui una testa di amazzone con seri problemi conservativi senza protezione,le diadascalie sono solo in italiano e alcune schede hanno un linguaggio non idoneo al grande pubblico,infine la sicurezza del visitatore:una turista francese (davanti ai miei occhi) ci ha quasi rimesso il ginocchio nella sala dei calchi a causa dell'abbassamento delle luci e di una pedana letteralmente assassina!!

  • Secondo me la ricerca dovrebbe proprio trattare sull'eruzione del Vsuvio, della copertura di lava delle città di ercolano e Pompei e su come esplose il vulcano, non in generale tutto; delle parti più approfondite e altre parti meno.
    Vorrei sapere se quello che ho detto è saggio ho se invece non serve a niente.
    Mi potete mandare, poi, qualcosa in particolare sull'eruzione del Vesuvio che coprì le città di Ercolano e Pompei?
    Arrivederci e grazie per la risposta.

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