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fino al 15.IX.2008 | Georg Baselitz | Napoli, Madre

di - 8 Luglio 2008
Quei baffetti là, neri e uniti, li abbiamo visti sul volto del dittatore antisemita, e anche quell’aquila con le ali spiegate c’era già tra i soggetti degli espressionisti tedeschi. Il blu degli acquerelli, invece, si stendeva nei monocromi di Yves Klein e quegli uomini calvi con i contorni netti, che mangiano arance su sfondi pastosi, se non rientrano propriamente nell’italica transavanguardia, certo le si avvicinano parecchio.
È una breve esposizione universale di pittura figurativa? No, si riavvolge il nastro della grande raccolta di un plotone di opere, centoventi tra dipinti, acquerelli e sculture, allestite in sequenza cronologica, di Georg Baselitz (Deutschbaselitz, 1938).
Grandi tele seguite da acquerelli e, in prima visione assoluta, i bozzetti preparatori di Orangenesser -che però sono curiosamente disposti alle pareti come fossero quadri- mostrano il forte legame di Baselitz sia con la Germania, in un rapporto conflittuale d’amore e autodifesa dalla sua storia bellica, sia con l’insieme dell’espressione artistica senza confini temporali tra oriente e occidente, continente africano e americano.
Nasce presto il sentirsi outsider, come Baselitz si definisce, e si concretizza nell’espulsione dall’Accademia di Berlino Est per “immaturità socio-politica” nel ’56. L’esperienza a Parigi nel ’61, dove conosce la pittura informale di Fautrier e Dubuffet, e soprattutto Antonin Artaud, segna indelebilmente la visione esistenzialista dell’artista tedesco. Al Manifesto Pandemonio, dove Baselitz fissa l’amara inutilità del poeta nella società all’alba del boom economico coi versi: “I poeti stavano nel tombino, il loro corpo nel fango…”, si associano i volti fissi nel vuoto di Oberon, nella ricercata forma figurativa di uomini in lotta contro animali come B für Larry.
La provocazione è espressione di novità artistica e concettuale, è uno schiaffo alla Germania “diventata di nuovo una provincia” rispetto all’America di PollockGrande notte persa, soggetto scandaloso del 1963, ispirato al poeta Brendan Behan, che recitava mostrando platealmente il membro virile. Questa è l’opera più importante della sua poetica, che rimane un punto di riferimento ancora oggi nei segni alquanto baconiani de La grande notte persa, purtroppo non presente a Napoli.
Non c’è un forte stacco tra il passato dei dipinti frattura o di quelli capovolti, perché nell’ultimo periodo, Baselitz si è votato a un riarrangiamento delle opere degli anni ‘60-’80: sono i Remix, dove ri-compaiono vecchi temi, Eroi nati seguendo i corpi distorti e i colori allucinati di Rosso Fiorentino o Pontormo durante il soggiorno fiorentino nel ’65. Iconici Idol d’annata e sottili sculture in legno dalle suggestioni africane provenienti dalla Biennale di Venezia targata 1980 si contrappongono all’altro piede di Ismus 2006. I tratti violenti di Orangenesser alla Enzo Cucchi sono poi auto-liberamente tratti dal Mangiatore di arance del 1982.
La retrospettiva si completa didatticamente con gli ultimi Remix del 2007, come Il salto e Remix perso, due revival del solito ometto coi baffi, ma idealmente meglio tornare alla scorsa Biennale, dove i grandi eroi di Baselitz si affiancavano ai dischi di Emilio Vedova nell’Omaggio tra chi è sprofondato nelle ferite della realtà, portando i segni sulla superficie pittorica tra lacerazioni e profonde incisioni.

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Baselitz al Museo d’Arte Moderna di Lugano

irene tedesco
mostra visitata il 17 maggio 2008


dal 17 maggio al 15 settembre 2008
Georg Baselitz
a cura di Norman Rosenthal
Madre – Museo d’Arte Donna REgina
Via Settembrini, 79 (zona San Lorenzo) – 80139 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-21; sabato e domenica ore 10-24
Ingresso: intero € 7; ridotto € 3,50
Catalogo Electa
Info: tel. +39 08119313016; www.museomadre.it

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