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fino al 15.IX.2010 | Noah Davis | Napoli, annarumma404

di - 16 Luglio 2010
L’occhio inquietante di Noah Davis (Seattle, 1983; vive a Los
Angeles) attua una scansione del mondo al di là di ogni preconcetto e
distinzione, travalica le gerarchie tematiche e le geografie simboliche.
Viscerale e immediato, il suo modo di dipingere non rimane mai imprigionato
nella rappresentazione di un mondo, di un modo, di una condizione. Scivola
obliquo, attraverso le tecniche e le discipline. Il suo approccio
contenutistico è libero e onnivoro.

È raro vedere le persone di pelle nera rappresentate
indipendentemente dalle questioni dei diritti civili, o delle questioni
sociali, rappresentate nella vita quotidiana. Davis esce invece dal cliché
della rappresentazione antropologica. Il suo rapporto con i soggetti è
personale: racconta quanto lo circonda, nei suoi aspetti meno eclatanti,
sfuggendo alle ovvietà, e lo fa con un’efficacia coloristica straordinaria.

Sono racconti di situazioni circoscritte e intriganti.
Tutti i dipinti trasudano un vagamente inquietante senso di disequilibrio,
incongruo e perturbante. Il colore, pastoso e puro, reso ancor più evidente da
sgocciolature e sbavature, niente affatto casuali, disegna possibili
traiettorie d’introspezione del reale. Felicemente oscillanti tra realtà e
astrazione, svelano il temperamento espressivo di quest’artista che è venuto
affinando e componendo per sintesi i motivi della sua poetica.


Affiorano sulle tele emozioni, stati d’animo, ricordi,
notazioni, talvolta intrise di una lieve mestizia. Tutto è immobilizzato in un
tempo immoto e silenzioso, quello che traspare dai personaggi calati nei
paesaggi interiori, e lo spazio reale nel quale sono collocati i suoi soggetti
altro non è che la trasposizione su tela di questo spazio, quello della
coscienza e delle emozioni.

Il tempo remoto dell’immaginario simbolico si dilata e
invade la percezione del reale. L’osservatore rimane impigliato nella ragnatela
delle emozioni che osserva e vi riconosce le proprie. Ci si trova di fronte a
composizioni oniriche, che sono un misto di innocente e maligno, sogno e
disincanto. La stesura piatta del colore di Three figures with guns è l’antitesi della Danza di Matisse: tre figure armate inscenano un
ballo immobile sul mondo, il verde della terra e l’azzurro del cielo diventano
pastosi e smunti, le figure separate da uno sfondamento prospettico appena
suggerito dalla collocazione su piani diversi, la linea dell’orizzonte è
piatta, la sensazione che se ne riceve è raggelante.

I suoi racconti iconici rimandano alla memoria l’amaro
disincanto di Francis Bacon, l’intensità dolorosa di Lucian Freud. Quello di Noha Davis è un
espressionismo raffreddato e intimista. Nella saldezza strutturale si avvicina
alle composizioni di Richard Diebenkorn.


Il fondo delle tele esposte è quasi sempre nero; la figura
emerge da questo primitivo stadio, tranne in Brunette Woman. Ritratto di una giovane donna,
sguardo perso e sognante, su fondo bianco, appena abbozzato con pochi tocchi di
marrone, velato di un delicato erotismo e da un’impassibile malinconia.
Immagine tenera e struggente, ed è impossibile dire esattamente perché.

marina guida

mostra visitata il 20 maggio 2010


dal 20 maggio al 15 settembre 2010

Noah
Davis – More Paintings

Galleria Annarumma404

Via Carlo
Poerio, 98 (zona Chiaia) – 80121 Napoli

Orari: da
martedì a venerdì ore 16-19.30

Ingresso
libero

Info: tel./fax
+39 0810322317;
info@annarumma404.com; www.annarumma404.com

[exibart]

Visualizza commenti

  • Lo dicevano pure di Monet, Picasso, Matisse, de Vlaminck, Barnett Newman. Diffidate sempre della bella pittura, rischiate di essere presi in considerazione da Sgarbi.

  • gia' gia',Noah Davis come Picasso... ma quanti capolavori... compra compra compra! regalalo al tuo sottoscala, anzi vendi tutto e compra solo Noah Davis e un giorno sarai ricco, ricco, riccooo!!!

  • Domando: un artista, ma cosa dico, un pittore non dovrebbe, almeno, saper dipongere ? O chiedo troppo...!!

  • quadri intensi, modo di dipingere coraggioso, messaggi caldi e colori freddi. bella bella mostra

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