Se davvero i ruoli dell’arte fossero definiti, sanciti da una legge che decide lo spazio limite da occupare, l’operazione eseguita da Maria Adele Del Vecchio – curatrice della mostra “An Entertainment in Conversation and Verse”, in mostra presso la Galleria Tiziana Di Caro – avrebbe il senso ribaltante a cui aspira. Mira infatti a un obiettivo preciso la collettiva che, negli spazi di Piazzetta Nilo, ha accolto dodici artisti: lo scopo di questo accorpamento, non sempre funzionale né armonico, è quello di spostare la linea invisibile quanto pretestuosa che relega lo spettatore nel proprio spazio benefico, quello della pura contemplazione.
Riprendendo il titolo da un particolare testo di Ronald David Laing, psichiatra scozzese autore nel 1978 di Mi ami?, opera in cui pone tutto se stesso e la propria biografia come oggetto del libro, la collettiva tenta di riproporre il medesimo movimento, quello che fa dell’autore uno spettatore, una inerme figura privilegiata che assiste all’opera e alle sue fascinazioni. Naturalmente il processo vale anche all’inverso e dunque lo spettatore entra giocoforza nelle pratiche creative, nelle titubanze e megalomanie che riguarderebbero l’autore e lui solamente. Sebbene il coinvolgimento della curatrice come artista, con una propria opera inclusa nel novero della collettiva, ribadisca chiaramente quel principio ribaltante descritto, in realtà l’incipit di questa mostra risulta poco sovversivo.
L’intera operazione, che in gran parte espunge le più varie esigenze di bellezza e poeticità, regge sull’equivoco che una linea netta e profonda esista a separare artisti e spettatori. L’idea di un rovesciamento di ruoli, infatti, non fa che insistere su quella linea, su quella divisione anacronistica e distopica dell’arte e della visione; sembra quindi fuori tempo questa mossa da insurrezione, in un contesto in realtà già più complesso e centrifugo.
An Entertainment in Conversation and Verse, veduta della mostra, Galleria Tiziana Di Caro, Napoli 2017
Il titolo palindromo dell’opera della stessa Del Vecchio, Are we not drawn onward to new era, ribadisce l’avversione a quella presunta separazione, pur con un’ottima resa. D’altra parte però la voce di Giovanni Giaretta in The Sailor – opera video ispirata al Marinaio di Fernando Pessoa e realizzata in Na’vi, lingua costruita ad hoc per il film Avatar – non può che confermare una linea opposta a quella curatoriale, laddove l’artista ha fatto proprio un mezzo di cui ha precedentemente fruito in quanto spettatore, un idioma-prodotto che era stato formato per la necessità di nuovo che il 3D portava con sé. Affascinante l’intervento di Eleonora Meoni sui neon della galleria, agendo cromaticamente su di uno spazio che è concepito per l’assenza di contributi visibili, un campo franco cioè destinato solo ad accogliere. Le profusioni di intenti, in realtà, sono innumerevoli e questo è ben chiaro anche nell’opera di Pentti Monkkonen e alla sua Britney Spears. La conclusione è presto data e gli artisti invitati – Gaia Di Lorenzo, Sara Enrico, Andy Holden, Thomas Jeppe, Ninon Liotet, Marta Orlando, Francesco Pedraglio, Benedicte Gyldenstierne Sehested – hanno finito col testimoniare una deriva ben più complicata e al tempo stesso asservita a specie e ragioni ben più grandi e onnivore di una semplice linea di confine.
Elvira Buonocore
mostra visitata il 1 settembre
Dal 21 giugno al 15 settembre 2017
Maria Adele Del Vecchio, Gaia Di Lorenzo, Sara Enrico, Giovanni Giaretta, Andy Holden, Thomas Jeppe, Ninon Liotet, Eleonora Meoni, Pentti Monkkonen, Marta Orlando, Francesco Pedraglio, Benedicte Gyldenstierne Sehested, An Entertainment in Conversation and Verse
Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: da martedì a sabato, dalle 15:00 alle 20:00 o su appuntamento
Info: info@tizianadicaro.it