È un feticismo comune, questo di considerare la tela come un’epidermide, una superficie animata che assorbe e si modifica insieme con lo spirito di chi la sopravvaluta. Questo il principio di “SottoPelle”, mostra «collettiva ma personale», messa insieme dal gallerista Francesco Annarumma per l’inizio di questa primavera, negli spazi di Via del Parco Margherita.
È un’esigenza privata, che mette in mostra tele di artisti assai diversi per età e formazione ma che, così legati da un combinatorismo esasperato, confermano quell’unico punto di vista, acconsentendo a una visione della pittura precisamente data. Si parla di «pittura da meditazione», incline cioè ad accompagnare i percorsi umorali di ciascuno attraverso piccole suggestioni, poco aggressive. Ma le sparute pennellate sopra tele inermi che ne acquisiscono il colore e una pratica della disposizione fredda, quasi accidentale, rendono quell’immagine della pelle, che dovrebbe appartenere alla carne e a tutti i suoi derivati concettuali, una patina simulata e priva di crepe, brividi e animosità.
Gli artisti prestano opere talvolta non prive di una carica seducente, come nel caso di Pieter Vermeersch (Kortrijk, Belgio, 1973), capace di radunare una poetica del naturalismo per niente scontata, con immagini marmoree e colori sovrapposti con sapienza; tuttavia i gelidi dipinti di John Zurier (Santa Monica, USA, 1956), così simili a certi paesaggi nordici e l’astrattismo da infante di Fergus Feehily (Dublino, Eire, 1968), non sembrano avere una vivida connessione con quel principio carnale del titolo.
“SottoPelle”, pur nella sua legittima passione per una “nudità della pittura”, dimostra una schizofrenia sempre più frequente negli incipit curatoriali, una tendenza a schivare il rigore, che influenza le opere e le ottunde, adattandone le caratteristiche a un’idea stabilita altrove, in un posto decisamente lontano dall’opera d’arte. Se dunque lo scopo dell’esposizione è quello di mostrare una pittura «astratta, minimal, aniconica», l’immagine dell’epidermide, che si manipola come creta, risulta avulsa dal suo carattere specifico. “Pelle” è ciò che si sofistica, che si sottopone alla pressione, all’alterazione di un livido, di una metastasi; ma le opere in mostra sono applicate alla parete senza dimostrare questo principio di mutazione. Giuseppe Adamo (Alcamo, Italia, 1982) e Robert Holyhead (Trowbridge, UK, 1974) non aggiungono altro a questo discorso che mira a considerare la pittura senza i suoi “eccetera”, pur non considerandone l’aspetto imprescindibile, quello per cui la pittura è a tutti gli effetti un eccetera.
Elvira Buonocore
mostra visitata 29 marzo
Dal 29 marzo al 15 maggio 2017
Giuseppe Adamo, Fergus Feehily, Robert Holyhead, Pieter Vermeersch, John Zurier, Sottopelle
Annarumma Gallery
Via del Parco Margherita, 43 – 80121, Napoli
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 16 alle 19.30
Info: info@annarumma.net