Chiunque abbia viaggiato su uno di quei treni malconci che dalla più remota provincia portano al capoluogo campano, non ha potuto non vederli. Sono lì del resto, possenti mausolei di ferro dai colori sgargianti: i container del porto di Napoli. Una marea multicolore giunta tramite navi merce: attira l’attenzione del viaggiatore perché, forse casualmente, la tratta rallenta in quel punto, permettendo un involontario giro turistico. La visuale dall’alto esalta questo effetto museale, per cui il tipico pendolare lavoratore o studente non afferra realmente l’atmosfera che si respira laggiù, tra gli enormi box venuti da lontano. Perciò, nel nostro immaginario di passanti, un mistero continua ad avvolgere luoghi come questo, che appaiono silenziosi e sinistri. Ma ben altro accade dove noi non entriamo! Questa frase, degna di un teaser di una nuova serie tv Netflix, presenta il lavoro di Anna Santonicola (Nocera Inferiore, 1963) in mostra con la personale “Merce non conforme”, presso la Galleria PrimoPiano di Napoli.
È un lavoro che potrebbe essere definito, con un termine volutamente oftalmico, bifocale. Colpita dal metodo di controllo previsto per i container in arrivo nei porti, letteralmente scansionati così da rivelare forme e contenuto delle merci che accolgono, l’artista ha composto un elaborato iter di immagini radiografiche in cui il colore muta a seconda delle fonti di calore, arrivando in certi punti quasi a colare come tempera in eccesso. Queste affascinanti tele fotografiche sono state realmente scattate dalle Autorità Portuali, al fine di riconoscerne all’interno possibili intrusi. È probabilmente questo l’incipit narrativo di un lavoro di racconto e ricerca che ha imposto un lungo tempo di gestazione e persuasione, data la gelosissima gestione dei dati da parte delle autorità. Anna Santonicola prova a svelare ciò che si sottrae alla vista: strizziamo gli occhi istintivamente per cogliere, tra le altre, figure che sembrano umane.
Anna Santonicola, Merce Non Conforme
È esattamente l’umano quel “non conforme” a cui il titolo fa cenno. L’elemento vivente che la scansione ai raggi x rivela molto più spesso di quanto ci si aspetti. Il container è un non luogo, inospitale, scuro, pericoloso, inadatto a un essere umano. Eppure la Santonicola espone immagini in cui chiare, evidenti sono le forme umane nascoste tra le merci inermi, sono mobili, banane, castagne, divani, lampade. E poi uomini, inermi ugualmente. Triste e vera è questa visuale doppia che l’artista garantisce proprio attraverso la sua possibilità bifocale, uno sguardo che rivela la miseria, per molti, di essere materiale umano in lotta per la sopravvivenza. «Quando il ‘non conforme’ è l’umano siamo ben dentro al concetto marxista di feticismo delle merci o, per meglio dire, l’umano è conforme solo se è reificato, solo se è esso stesso merce consumatore di merci», scrive il curatore Antonio Maiorino Marrazzo. La deriva cui allude questa traccia curatoriale è nota e mostra un palcoscenico avvilente in cui la libertà è un brand, l’etichetta sopra abiti che non possiamo acquistare. Libertà è alta moda.
Elvira Buonocore
Mostra visitata l’11 giugno 2019
Dal 10 maggio al 13 luglio 2019
Anna Santonicola, Merce non conforme
Galleria PrimoPiano
Via Foria 118, Napoli
Info: primopianonapoli@gmail.com
Orari: martedì, mercoledì e giovedì dalle 16 alle 19. Lunedì, venerdì e sabato su appuntamento