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Camminando per le strade di Napoli, è facile superare, senza nemmeno farci caso, il limite percettivo tra narrazione storica ed espressioni del contemporaneo. Talvolta, però, questa prossimità di segni è la premessa dell’apatia. Capita, allora, che chiese barocche e palazzi rinascimentali, con le porte sprangate e le finestre murate, diventino zone evanescenti, sottofondo silenzioso di un paesaggio isolato dal quotidiano scorrere del tempo. Nella città partenopea, negli ultimi tempi, si sono succedute varie operazioni di recupero degli edifici storici e, spesso, proprio facendo un punto di forza di quella contiguità tra linguaggi.
In questo senso, le funzioni del restauratore e dell’artista sono molto vicine in Sponda – mostra in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico artistico di Napoli e con la Galleria Annarumma, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta – come due margini metodologici che avanzano, sedimentando e sovrapponendo le proprie tracce. Infatti, la personale di Vincenzo Rusciano (Napoli, 1973) si può leggere come parte integrante dell’azione di restauro, coordinata da Giuseppe Giordano, del rilievo marmoreo di Girolamo Santacroce, sull’altare della chiesa di Sant’Agnello Maggiore, conosciuta come Sant’Aniello a Caponapoli, la cui costruzione iniziò nel IX Secolo, per volere del vescovo Attanasio.
L’area è, urbanisticamente, tra le più stratificate, dai primi insediamenti cumani e siracusani del V Secolo a.C., ai bombardamenti del 1944, fino alla ricostruzione dopo il terremoto del 1980, anni nei quali si stava diffondendo l’approccio dettato dalle teorie dell’archeologia urbana, passando per spoliazioni, furti e progetti di restauro. I resti dell’acropoli di epoca classica, ancora visibile nel Medioevo, si estendono al di sotto della planimetria dell’edificio religioso e, lasciate a vista nel corpo della navata, scenografiche e luminose, diventano elemento attivo nella scansione architettonica ma preponderante nel dialogo con la forma concettuale delle opere contemporanee.
La lettura, però, riesce a essere unitaria, perché filo conduttore tematico è l’estetica del frammento, che suggerisce il senso attraverso il particolare. Così, le opere di Rusciano sono installazioni che, inserendosi con timidezza nel complesso ambiente residuale, tentano l’equilibrio tra due assemblaggi opposti, tra la tessera obbligata del mosaico e l’oggetto libero del ready made. I tre Passaggi, nelle cappelle laterali, sono sculture in legno, ferro e jesmonite – un acrilico versatile in grado di riprodurre le finiture più diverse, dalla pietra al marmo – che rimandano alle sensazioni polimateriche del laboratorio di restauro. I Brani, invece, esprimono un messaggio diretto, attraverso la pregnanza simbolica della ceramografia classica. Sulla superficie di due grandi vasi in terracotta dalle sembianze arcaiche, si dipanano le rappresentazioni, come racconti di una mitologia contemporanea. Sul primo, vicino all’altare, è raffigurata la storia architettonica della chiesa, tra ponteggi e segni dei riempimenti, sul secondo, in una delle cappelle laterali, sono raffigurati temi autobiografici, come clown e bambini, e attrezzi di restauro, bisturi e compasso. La contaminazione tra antico e moderno è suggellata da una grande zattera, la Sponda, costruita con materiali di risulta, che, dal vestibolo, punta verso l’interno, come un passaggio degli eventi dalla storia alla narrazione.
Mario Francesco Simeone
mostra visitata il 15 ottobre 2014
Dal 16 ottobre al 15 novembre 2014
Vincenzo Rusciano, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta – Sponda
Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli
Largo Sant’Aniello, Napoli
Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 9.30 alle 12.30
Info: 081-7499274