Nell’ambito della politica di network, avviata da Giovanna Cassese, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Istituto partenopeo conferma il suo impegno nel voler portare alla luce i beni culturali delle Accademie e degli Istituti di cultura. Da qui nasce l’idea di istituire una Biennale dell’Incisione, con relativo premio. «Un premio e una Biennale perché tra i compiti formativi dell’Accademia rientra anche la valorizzazione dei lavori più significativi degli studenti. Un premio e una mostra, nati grazie alla volontà delle Accademie di fare sistema, per guardare al futuro», spiega Giovanna Cassese.
Al concorso hanno partecipato 67 giovani, studenti di tutte le Accademie di Belle Arti statali e delle cinque Accademie storiche, le cui opere sono state esaminate da una giuria di esperti. Seguendo come criteri di valutazione «la qualità tecnica e l’originalità del linguaggio», la commissione ha dato il primo premio a Giovanni Colaneri (Accademia di Firenze), Maria Rita Renatti (Accademia di Napoli) e Nicholas Perra (Accademia di Bologna) si sono aggiudicati il secondo premio ex aequo, Maria Tirotta (Accademia di Napoli) e Elsa Zaupa (Accademia di Venezia) il terzo premio ex aequo.
Nell’epoca dell’arte virtuale e dei social network, le tecniche grafiche tradizionali offrono una riflessione sulla contemporaneità: le opere dei vincitori e di tutti gli artisti partecipanti sono uno spaccato della nuova ricerca grafica, dimostrando che l’incisione è un’opera riproducibile e unica insieme, una tecnica antica ma rivolta al presente. Del resto, come affermava lo stesso Bruno Starita, «l’incisore non usa i segni per creare un’immagine ma usa l’immagine per creare i segni». Sono infatti immagini della realtà contingente, della propria individualità e dell’attuale condizione sociale, quelle “segnate” nelle opere in mostra, come nell’opera vincitrice di Giovanni Colanieri, Senza titolo, una riflessione sulle interazioni culturali e sull’universalità del linguaggio o come nella puntasecca di Maria Rita Renatti, una considerazione sulla condizione dell’artista raffigurata da una precisa e vigorosa anatomia umana.
Le xilografie, le litografie e le acqueforti dei giovani artisti sono esposte nella Galleria dell’Accademia insieme a quelle di Bruno Starita a cui è dedicata una mostra antologica a cura di Aurora Spinosa, curatore della Galleria e a breve nuovo direttore dell’Istituto napoletano e di Lorella Starita, figlia del Maestro e storica dell’arte.
L’esposizione si compone di 60 opere incise ed 8 dipinti, lavori-simbolo dei diversi momenti del percorso di Starita, realizzati dal 1950 al 2008, che ne sottolineano l’ecletticità e lo spessore e a cui non a caso si sono ispirati molti giovani artisti.
«Io mi sento un’incisione stampata, sulla carta trasferisco tutte le mie sensazioni, per me l’incisione è una necessità primaria, mi viene dal profondo, la paragono alla necessità primaria di ogni essere vivente, quale ad esempio dormire, nutrirsi, riprodursi», così raccontava Starita il suo intenso rapporto con la grafica. Tra le opere in mostra appaiono le “metamorfosi”, lavori che ritraggono la natura ed i suoi mutamenti , metafore biografiche spesso accompagnate dalle poesie che il poliedrico incisore scriveva negli stessi anni. Anche il tema del paesaggio resta costante per molto tempo, passando da paesaggi urbani illuminati e ben distinti a scenari in cui il segno si infittisce, rendendo l’opera quasi spettrale, tetra ed inquietante . È infatti dal 1966, con l’incisione Per un sogno che l’artista passa definitivamente dai lavori contemplativi a quelli onirici. Alla metà degli anni Settanta sostituisce il tradizionale bianco e nero con il colore come in Il Centro, per poi riprenderlo negli anni Ottanta nei temi notturni e mitologici. Dagli anni Novanta al nuovo Millennio recupera i temi classici e riprende a “scolpire la luce” realizzando opere particolarmente chiare e vitali. Sono evidenti, infine, dalle prime opere figurative a quelle più astratte, da quelle geometriche a quelle surrealiste, le influenze dei grandi artisti da cui fu ispirato, come Picasso, Cezanne, Morandi, ed Ernst. Percorrere l’esposizione dedicata a Bruno Starita significa non solo esplorare le differenti fasi creative dell’artista comprendendo i diversi stati emotivi da cui scaturiscono, ma anche attraversare un’epoca storica e le varie tensioni artistiche che l’hanno animata.
ilaria tamburro
Accademia di Belle Arti di Napoli
Dal 29/10 al 15/12 2013
Via Santa Maria Di Costantinopoli 107 (80138)
+39 081 444245, +39 081 444245 (fax)