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da quando le premesse ci suggerivano che la scommessa della T293 su un
giovanissimo Alberto Tadiello
(Montecchio Maggiore, Vicenza, 1983; vive a Venezia) fosse una buona mossa. A
confermarlo sono arrivati, tra gli altri, il Premio Furla nel 2009 e l’invito all’Art Public Projects di ArtBasel
41. Dunque, una vittoria prevedibile per un imprevedibile artista che, per
la sua seconda personale partenopea, decide di spiazzare tutti, sovvertendo
qualsiasi pronostico.
Chi, sulla scia di ciò che aveva
osservato – e udito – nel 2008 nell’ex spazio di piazza Amendola, si aspettava,
anche per questo nuovo appuntamento, complesse installazioni ingegneristiche,
deve essere rimasto stupito (o deluso) nel trovarsi di fronte alle più
“classiche” delle soluzioni formali: il disegno e la scultura. Il “corposo”
progetto Adunchi percorre l’ampia
quadratura della galleria, tracciando lungo l’intero perimetro parietale una
sorta di inventario ornitologico dal fascino spettrale. Gli uccelli, o dettagli
di essi – ricavati dalle tavole sinottiche di un dizionario – sono in parte
ingranditi e stampati digitalmente, in parte eseguiti a matita, penna e
carboncino su brandelli di carte veline, da forno, da spolvero, trasparenti,
strappate e ricucite col nastro adesivo o impastate di burro cacao. Volatili
accartocciati, ripiegati e deformati che danno vita a un bestiario inquietante.
A incalzare l’atmosfera
contribuiscono i “taglienti” assemblage metallici: barre e lamine acuminate,
minacciosamente aggettanti dai muri che, nel loro incrociarsi e sovrapporsi,
rimandano a forme d’ali, di becchi e di artigli “adunchi”.
Una mostra “fisica”, fortemente
tattile per il mix di materiali utilizzati che, senza dubbio, rappresenta una
virata verso una dimensione meno “impattante”, ma che mantiene molti elementi
peculiari della sua ricerca, evidenziando continuità e coerenza con il discorso
portato avanti fino a questo momento.
In primis il richiamo al mondo naturale, sia dal punto di
vista dinamico che acustico. Non a caso – come dice l’artista stesso – “la prima suggestione per questo progetto è
nata in montagna ascoltando il verso di un uccello e osservandone la
traiettoria di volo”. Dunque, il
suono e il movimento che in altri luoghi risultano conclamati, qui sono
soltanto suggeriti, accennati in maniera discreta ma visivamente percepibile. In secondo luogo, la dimensione
ambientale dei lavori. Una funzione solitamente demandata all’elemento sonoro e
quindi impalpabile che, questa volta, è affidata all’aggressività spaziale
della materia plastica.
Infine, quell’aspetto un po’ industrial che da sempre costituisce la
sua cifra. Cornici di ferro, lamiere, dadi, bulloni, attenuano il gradiente
poetico e romantico dell’insieme, per innalzare quello grezzo, “sporco”,
esteticamente poco accattivante, ma concettualmente lontano dal pericolo di un
puro e “borghese” esercizio di stile.
Tadiello
a Grenoble
Alla
Fondazione Querini Stampalia
mara de falco
mostra visitata il 19 novembre
2010
dal 19 novembre 2010 al 16 gennaio 2011
Alberto Tadiello – Adunchi
Galleria T293
Via dei Tribunali, 293 – 80121 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 12-19; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 081295882; fax +39 0812142210; info@t293.it; www.t293.it
[exibart]
Lame rotanti!!!
Va sempre bene tutto. Se prima andava bene un ricerca sul suono (focus formale e concettuale sul lavoro di C. Nicolai, anni 90) ora vanno benissimo queste lame e poi il gufo. Il gufo ti guarda attentissimo ma non si sa mai a cosa pensi (forse ha solo un vuoto in testa, un po’ come la natura semplicemente crudele negli occhi degli orsi di Grizzly Man). E quindi il gufo va benissimo per la ricerca del giovane artista medio. Un po’ di fumo negli occhi: quando non si capisce fino in fondo va sempre bene. Ovviamente il gufo va disegnato a mano su vecchie carte: un certo sapore vintage e oggi segno di saggezza e “colteria”.
Ma non si tratta di avercela con Alberto Tadiello. Tadiello insieme ad altri giovani come Angioletti e Rubbi è uscito dall’ultima classe di Alberto Garutti da Brera. Costoro con una ricerca standard e “smart” vengono subito messi su un binario di professionalizzazione forzata (1000 mostre a prescindere). Quindi il Furla o Basilea sono risultati forzati di un certo sistema fatto da pochissimi operatori (messe d’accordo 3 persone tadiello è ovunque). Questa pratica cristallizza il lavoro di una ragazzo intelligente ma non ancora robusto (portando ai risultati che la giovane arte italiana registra a livello internazionale) e disincentiva il pensiero divergente (bisogna forse tutti partecipare alla classe di Garutti nella grigia Milano?).
Stessa cosa si può dire per Rubbi e Angioletti (sempre garuttini): per intenderci il rapporto preferenziale tra garuttini e gamec di bergamo. Ma cosa succede se Luca Rossi viene “invitato” dalla Gamec di Bergamo? Nulla perchè penso di dialogare con persone lucide ed intelligenti che hanno a cuore il sistema italia ed escono dall’individualismo cinico “del gufo”. Quindi scelgo di fare l’ariete che dopo aver buttato giù il portone viene messo al macero.
Non posso fare a meno di pensare che un certo sistema “Gomorra” che investe la politica e la società italiana pervada anche altri settori. Tanto più che l’arte, la “cultura”, oggi in italia viene vista come l’ultimo dei problemi e quindi “aiutiamo pure solo i nostri amici tanto in questa italia lo fanno tutti, e poi è solo arte cosa vuoi che sia…”.
Ultimamente ho chiesto nuove interviste sulla crisi della scena italiana ad Angela Vettese e Alessandro Rabottini (Gamec). Interviste apparentemente rifiutate. Rabottini dice che lui sceglie il confronto aperto e il metterci la faccia. Ma dove sono in italia luoghi di confronto reale? A me della mia faccia non interessa nulla. Forse come confronto reale ci sono solo i commenti di Exibart. Se mi trovate un luogo di confronto partecipo subito apertamente.
chi non parla a luca rossi è solo uno screanzato.
Complimenti alla De Falco, scrive molto bene, e si fa leggere benissimo anche fra le righe.
canzone OK
c’è crisi .. e c’è da indossare subito una camicia hawaiana…
il circuito non circuita…bando alle vecchie illusioni:
un disegno è OK-
una “stampa” è OK-
una scultura è OK-
io sono OK // tu sei // OK Tadiello è OK
è tutto Ok-
OK?
***no! per un ca. è OK… qui ci si annoia da morire e, ancora prima dei 30 anni, si fa dello scambismo, del re-ciclismo, del piattismo e dell’ammorbismo,
-ma non è colpa di nessuno… non certo di Tadiello che fa qui da vittima…
non certo delle gallerie
non certo dei critici
non certo dei curatori
non certo dei collezionisti
non certo dei giornalisti
non certo del pubblico
non certo del museo che non c’è
non certo del museo che c’è
non certo della stampa di settore
non certo di OK…
mi sapreste dire:
di chi sia la “colpa”… per favore…
c’è qualcuno, che possa dare risposta di responsabilità al mio interrogativo?
è la paura?
è la pigrizia?
è la lussuria?
è l’avarizia?
è OK?
voglio piangere… si può?
credo di impazzire e non riesco a capire nulla di quello che vedo, di quello che leggo, di cosa succeda e del suo perchè…
almeno credo di non capire…
sono forse OK?
“Tutti gli artisti sommersi, tutte le forze lavoro in esubero dell’attuale sistema dell’arte e gli artisti che hanno deliberatamente deciso d’entrare in clandenisità in questo sistema, dovrebbero unirsi e mettere da parte discussioni e rivendicazioni generazionali, semiotiche o di genere, dovrebbero lavorare sinergicamente insieme per intensificare la […] contro gli artisti occupanti trasmessi e proposti dal […]
X ieri con il suo accento nordico, tra fiumi di birra, vino e mirto si rammaricava di come passata la notizia del suo atto di guerra all’arte dell'[…] tutto sia tornato in un attimo alla normalità.
Sbronza gli facevo notare che l’arte è un dono, bisogna lavorare sinergicamaente con le culture locali e popolari, solo così ci si può proteggere dall’ibrido di galera/ria.
La sua azione ha un valore relativo e rischia di legittimare proprio quel sistema che contesta, bisogna trovare altre vie per sollevare il problema.
L’attuale sistema dell’arte altro non fa che creare dei ghetti, artisti in esubero ed in clandestinità da più generazioni si confrontano in un mondo ancora troppo sommerso.
La realtà dell’attuale sistema dell’arte è fatta di artisti trattati dal sistema in maniera troppo diversa, artisti di serie A ed artisti sommersi.
Come reagire? Nascondendo la testa sotto la sabbia? Perché continuare a nascondersi dato che ad una x a comunque non parteciperemo mai?
Resistere, resistenza […]”
2005 (blog)
@gufo
sei oK all’ennesima potenza.
tra le righe c’è scritto di tutto… quello che leggete tra le righe sta nella vostra testa.
Piu’ che un Ok mi pare essere di fronte ad una radice elevata alla ennesima in-potenza.
A Maria voglio fare sapere che non esistono artisti di serie A o altre serie ma esclusivamente operatori (realizzati, meno realizzati o apprendisti) che condividono lo stesso destino : essere “merci” che desiderano un compratore ( un Museo, una banca, un miliardario, un testo …. qualsiasi cosa che dia loro un senso e li distolga dalla loro inconfessata e sostanziale inoperosita’ ).
Anziche’ partire da se, vanno verso a…. e cio’ che non si trova si maledice e naturalmente gli UNTORI non mancano : il sistema , i curatori accidiosi , le gallerie , i giornalisti-critici di riviste d’arte … affermate e no… e perche’ no anche il nostro Luca Rossi.
Tadiello (a questo punto) sarebbe ad esempio un buon arredatore di interni (ma non andiamo oltre).
E noi il dopo “circuito elettrico” aspettavamo. Seconda prova : banale !