“Damasa” è una mostra costruita su un auspicio di rivalsa, un messaggio di rinascita dalle macerie dell’Italia contemporanea che fa parte della ricerca recente di Gian Maria Tosatti, che per la prima volta lascia depositi, chiese e magazzini abbandonati e arriva alla galleria Lia Rumma di Napoli, per lanciare un messaggio tanto intenso quanto struggente sulla decadenza della civiltà occidentale proprio dalla città partenopea. Napoli è la protagonista principale della mostra, che prende il titolo dalla protagonista di Il Porto di Toledo uno dei romanzi più visionari e drammatici scritti da Anna Maria Ortese (1914-1998) negli anni dell’esilio trascorsi a Rapallo lontano dalla sua amata città, alla quale aveva dedicato i suoi libri più intensi, da Il mare non bagna Napoli a Il Cardillo addolorato. Un amore sofferto e tumultuoso per una città che lei stessa aveva definito “eccezionale” per la sua capacità di orchestrare i sentimenti umani in una sinfonia vitale se pur contraddittoria. Gian Maria Tosatti trasforma il sentire della Ortese in un paesaggio mentale ed emotivo allo stesso tempo, un mindscape dove il quotidiano si fa malinconico tormento di affezioni e moti d’animo contrastanti e perturbanti .” È un lavoro – spiega l’artista – sulla delicatezza delle relazioni e sulla traccia che le persone lasciano nella nostra esistenza. Alcuni rapporti possono cambiare la traiettoria delle nostre azioni “. Strutturata come un diario intimo, dedicato alle persone vicine all’artista nella sua vita, la mostra si apre su una visione domestica: una stanza nuda con un pavimento di piastrelle da cucina cosparso di cenere di giornali bruciati, che richiama la cenere dei vulcani presenti nel sud Italia (il Vesuvio, ma anche l’Etna e Stromboli). Un velo grigio e leggero , dal quale sorgono tre soli mobili . La rete metallica di un letto singolo, che sorregge una lastra di onice dai riflessi verdastri, una sedia di legno con una gamba dello stesso materiale e infine un tavolaccio con un tozzo di pane casareccio, dove la mollica è stata sostituita dalla stessa onice.
Gian Maria Tosatti “damasa” at Galleria Lia Rumma, Naples, 2017-2018 Courtesy: Galleria Lia Rumma Milan/Naples. Photo: Danilo Donzelli
“Oggetti che si riposano” spiega l’artista, ai quali la materia dura e preziosa impedisce le funzioni mantenendone però l’aspetto di relitti di un esistere impossibile, dove valori e urgenze si mescolano, dignità e onestà si perdono, cultura e spettacolo si confondono fino a fondersi in un vuoto di senso e prospettive. E questa scena di desolazione , dove perfino gli elementi più semplici del vivere quotidiano perdono la loro natura , sembra rispondere alle parole profetiche di Pasolini su un’Italia sopraffatta dai media e priva di identità , dove nemmeno le persone più umili non si riconoscono più tra di loro. Il senso di perdita e spaesamento prosegue nelle sale successive con opere a parete dominate dall’alternanza di grigio e oro, inteso in chiave decadente più che preziosa, quasi a creare una sorta di metrica spaziale, interrotta da una tela ricoperta di carta da parati a fiori, che lascia emergere frammenti di vecchi giornali incollati alla parete di un ambiente simile a quelli descritti dalla Ortese. Ed è di nuovo un ricordo della scrittrice a fornire la chiave per leggere la mostra, quando diceva che le antenne delle televisioni sui tetti delle case fuori dalla sua finestra assomigliavano a d alberi di navi, e per questo le sembrava di non aver mai lasciato Napoli. “Per avere qualche speranza di essere noi stessi, dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi”: questa frase di Jean Bertrand Pontalis citata nel bel libro di Vittorio Lingiardi Mindscapes. Psiche nel paesaggio è forse il vero nucleo fondativo della ricerca di Gian Maria Tosatti, capace di trasformare o ricreare luoghi de-funzionalizzati in territori poetici , capaci di riattivare la nostra stimmung personale e rendere possibile quella profonda relazione tra psiche e paesaggio sulla quale si fonda il nostro essere. Non semplici scenografie teatrali, ma dispositivi legati all’amor loci professato da Tosatti, capace di evocare quel paesaggio dove , spiega Lingiardi, “sentiamo il suono dei ricordi che non possiamo ricordare”. E che solo l’arte è in grado di far emergere dall’inconscio.
Ludovico Pratesi
Mostra visitata il 20 gennaio
Dal 19 novembre al 17 febbraio 2018
Gian Maria Tosatti – Damasa
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani 12 Napoli
Orari: da martedì a sabato dalle 11.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.00
Info: info@liarumma.it, www.liarumma.it