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«La crisi del ventesimo secolo consiste precisamente nel fatto che mentre il vecchio muore il nuovo non è ancora nato. Nell’interregno appare una grande varietà di sintomi morbosi». Pierre Knop non ne è immune, perché figlio del suo secolo: il ‘900.
Cinque pittori modernisti della fine del diciannovesimo secolo hanno influenzato più di ogni altro il giovane Knop: Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Ernest Kirchner, Emil Nolde ed Erich Heckel. Ognuno di loro propose una nuova purezza ma ciascuno lo fece con priorità diverse: Van Gogh privilegiando la dimensione espressiva, Gauguin il potenziale visionario. Più che lo stile, Gauguin, padre del primitivismo modernista, riformulò la vocazione degli artisti romantici come una ricerca visionaria tra le culture tribali. Nolde, lavorando nel Pacifico del Sud ed emulando Gauguin. Kirchner e Heckel reinterpretando la vita primitiva nei loro studi o in scenari naturali. Con Pierre Knop il primitivismo va ben al di là dell’arte: è una visione, un insieme di fantasie sul ritorno alle origini, la liberazione degli istinti, la natura selvaggia, tutto proiettato nelle culture di altre razze. Ma, anche come costruzione fantastica, il primitivismo ebbe effetti reali: era parte del progetto globale dell’imperialismo europeo da cui dipendevano le vie d’accesso alle colonie.
Prima della colonizzazione dell’Africa, il mito della purezza sfidava anche gli eventi sociali. Ecco che il paradiso sconosciuto dove cantare e amare divenne presto il paradiso perduto. Pierre Knop ha trattato il primitivismo come fosse stato un giardino fauvista di libertà decorativa.
Pierre Knop, Ei Gude
Su una grande tela, corpi di uomini informi, dal grosso ventre e dai fianchi voluttuosi, all’ombra dei palmizi, in una danza tribale e nobile, attendono lo sbarco delle navi coloniali scorte all’orizzonte. Il disegno dei personaggi è stilizzato e i colori sono allo stesso tempo contrastati e mescolati. Fondamentalmente, la palma è simbolo della spinta verso la totalità cosmica, della totalità del cosmo nella sua genesi e nel suo divenire. Knop mantiene l’uso del colore puro e l’organizzazione della superficie pittorica attraverso i contrasti di coppie complementari. Per capire il significato del mare che separa gli indigeni dai colonizzatori è invece necessario soffermarsi sul suo valore simbolico. In Occidente, come nel vicino Oriente, il mare è simbolo del caos primordiale, della morte, del nulla e del male, luogo popolato da mostri. Knop richiama l’attenzione sul fatto di aver ritratto un mondo in giallo, dove il sole è simbolo della rivelazione. Il significato del giallo è, però, ambivalente: il sole, come la spiaggia, color zolfo è associato tanto alla colpa quanto al diavolo.
L’ artista, su di un’altra tela, mostra uno sfondo rosso con una stesura piatta di colore blu, dotata di un ritmo proprio, abbozzate, figure esotiche femminili impegnate in lavori manuali. Knop, tuttavia, in linea con l’idea di un’arte più mentale che fisica, piuttosto che una tintura chimica privilegia una tintura mentale per trasformare e mescolare i colori.
Il quadro più grande e ambizioso presente in sala, è un attacco cannibalistico a livello iconografico. Nella parte centrale della tela, su sfondo blu notte, insiste una piccola luce che illumina fiocamente la scena. Ricorda un’altra luce, quella della lampada ad olio della cena frugale dei I mangiatori di patate di Van Gogh. Una tavola rettangolare riempie la scena del dipinto di Knop, intorno a essa soggetti informi e di diversa grandezza impugnano boccali di birra indossando cappelli da cowboy. Tutta la composizione è su piani di colore blu uniforme, che pur apparendo di gradazione diversa son figli del medesimo tubetto.
Con Pierre, l’opposizione tradizionale tra colore e disegno è annullata. L’artista conosce i giusti rapporti dei colori. Un bagno monocromo blu allarga lo spazio, annullando qualsiasi possibilità di contorno; la ripetizione pulsante della luce che illumina la scena, due grandi finestre sullo sfondo del dipinto, coloristicamente mescolate con il cielo fuori della finestra, confondono i livelli di realtà.
Ei Gude significa ciao, ma solo attraverso uno sforzo consapevole possiamo interpretarlo come un saluto al nuovo non ancora nato.
Danilo Russo
Mostra visitata il 17 febbraio 2018
Dal 17 febbraio al 17 marzo 2018
Pierre Knop, Ei Gude
Annarumma Gallery
Via del Parco Margherita, 43 – 80121, Napoli
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 16 alle 19.30
Info: info@annarumma.net