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16
giugno 2010
Tempo, luogo e azione si condensano e si amalgamano in Enviroment
Fast Flows. L’ambiente
fluisce velocemente in
un turbinio di scie e macchie giallo-blu che, insieme al paesaggio urbano,
rappresentano il filo con cui Donato Maniello (Canosa di Puglia, Bari, 1979;
vive a Napoli) imbastisce l’intera mostra curata da Irene Tedesco.
Foto e video – organizzati in un allestimento misurato ed
essenziale – da cui traspare una certa dimestichezza con l’architettura e il
design, confermata dalla formazione accademica dell’artista. Una ricerca che
prende le mosse proprio da lì, e in particolare dallo studio della geometria
frattale applicata all’urbanistica. Ideale per “visualizzare” le ultime
tendenze di espansione delle metropoli che, da nuclei compatti e centralizzati,
vanno via via trasformandosi in realtà diffuse, dinamiche, disordinate, tanto da
aver portato alla teorizzazione di quella che in letteratura è definita “città
liquida”. Ed ecco
che la fluidità si riversa negli scatti fotografici delle serie Liquidscape e People. In entrambe, gli elementi
essenziali sono il paesaggio e l’uomo. Protagonista e comprimario, o viceversa.
Stampate su supporti dalla texture lucida, quasi
metallica, funzionale all’esaltazione del messaggio mediante un gioco di riflessi,
le immagini – tutte in bianco e nero – sono realizzate in sequenza, con tempi
di posa esasperati. Selezionate e sovrapposte in postproduzione, per
raggiungere un risultato finale che trasfigura il dato di partenza. È qui
infatti che emerge ciò che l’occhio umano da solo non riesce a scorgere:
l’energia sprigionata dal moto della materia, dall’interazione del corpo con il
cemento, con l’acciaio, con l’asfalto, con la luce. Tra il rigore nordico di
Zurigo e la caoticità mediterranea, tutto ciò che è in movimento è evidenziato
dal colore, con un effetto evanescente e nebuloso che oltrepassa il tangibile
per sondare l’immateriale.
Stesso procedimento per la produzione filmica. Unica
differenza: la presenza del suono. Le composizioni sonore contribuiscono a
definire le atmosfere. Liquidscape si apre su un pattern di pixel che, pulsando al ritmo
delle onde radio provenienti da Urano, si assottigliano e si ridimensionano
fino a definire la scena reale: il lungomare Acton di Napoli. Zona di
passaggio, dove la vita scorre freneticamente. Mentre è fissa su Piazza del Gesù
la camera di Shadows. Attraversata da ombre e fantasmi che lentamente seguono il flusso
temporale della quotidianità.
Tutto è sovrapposto e complementare. Tutto si fonde o si
respinge, lasciando una traccia di sé in quel connubio bicromatico di blu e di
giallo, per immortalare simultaneamente “due momenti distinti ma sincronici
di un unico istante”.
Fast Flows. L’ambiente
fluisce velocemente in
un turbinio di scie e macchie giallo-blu che, insieme al paesaggio urbano,
rappresentano il filo con cui Donato Maniello (Canosa di Puglia, Bari, 1979;
vive a Napoli) imbastisce l’intera mostra curata da Irene Tedesco.
Foto e video – organizzati in un allestimento misurato ed
essenziale – da cui traspare una certa dimestichezza con l’architettura e il
design, confermata dalla formazione accademica dell’artista. Una ricerca che
prende le mosse proprio da lì, e in particolare dallo studio della geometria
frattale applicata all’urbanistica. Ideale per “visualizzare” le ultime
tendenze di espansione delle metropoli che, da nuclei compatti e centralizzati,
vanno via via trasformandosi in realtà diffuse, dinamiche, disordinate, tanto da
aver portato alla teorizzazione di quella che in letteratura è definita “città
liquida”. Ed ecco
che la fluidità si riversa negli scatti fotografici delle serie Liquidscape e People. In entrambe, gli elementi
essenziali sono il paesaggio e l’uomo. Protagonista e comprimario, o viceversa.
Stampate su supporti dalla texture lucida, quasi
metallica, funzionale all’esaltazione del messaggio mediante un gioco di riflessi,
le immagini – tutte in bianco e nero – sono realizzate in sequenza, con tempi
di posa esasperati. Selezionate e sovrapposte in postproduzione, per
raggiungere un risultato finale che trasfigura il dato di partenza. È qui
infatti che emerge ciò che l’occhio umano da solo non riesce a scorgere:
l’energia sprigionata dal moto della materia, dall’interazione del corpo con il
cemento, con l’acciaio, con l’asfalto, con la luce. Tra il rigore nordico di
Zurigo e la caoticità mediterranea, tutto ciò che è in movimento è evidenziato
dal colore, con un effetto evanescente e nebuloso che oltrepassa il tangibile
per sondare l’immateriale.
Stesso procedimento per la produzione filmica. Unica
differenza: la presenza del suono. Le composizioni sonore contribuiscono a
definire le atmosfere. Liquidscape si apre su un pattern di pixel che, pulsando al ritmo
delle onde radio provenienti da Urano, si assottigliano e si ridimensionano
fino a definire la scena reale: il lungomare Acton di Napoli. Zona di
passaggio, dove la vita scorre freneticamente. Mentre è fissa su Piazza del Gesù
la camera di Shadows. Attraversata da ombre e fantasmi che lentamente seguono il flusso
temporale della quotidianità.
Tutto è sovrapposto e complementare. Tutto si fonde o si
respinge, lasciando una traccia di sé in quel connubio bicromatico di blu e di
giallo, per immortalare simultaneamente “due momenti distinti ma sincronici
di un unico istante”.
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mostra visitata il 20 maggio 2010
dal 20 maggio al 18 settembre
2010
Donato Maniello – Environment
Fast Flows
a cura di Irene Tedesco
Galleria Overfoto
Vico San
Pietro a Majella, 6 (zona Piazza Bellini) – 80122 Napoli
Orario: da
martedì a sabato ore 11–13 e 16-19
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel./fax +39 08119578345;
info@overfoto.it; www.overfoto.it
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