Sperimentazione totalizzante negli articolati spazi della fabbrica d’arte Notgallery. La ventata d’innovazione la porta il progetto TatianaToi, realizzato dal gruppo di lavoro milanese composto dall’effervescente artista Tatiana, pseudonimo di Elio, dalla sua compagna nonché fotografa Julia Frommel, dall’artigiano Mimmo e dal dj Unz. Il gruppo presenta il frutto di una ricerca nata nel 2001, che ha come soggetto l’interazione tra l’uomo e il gioco. Sembra logico, dunque, che TatianaToi prenda le mosse dal più antico dei giocattoli, il cavalluccio di legno.
È proprio un cavallino giocattolo, acquistato dall’artista nei mercatini partenopei, ad accogliere il visitatore all’ingresso. Posato su una sorta di totem, quasi ad ottemperare un atto votivo, invita a proseguire. Si entra, dunque, in una sorta di cameretta di bimbo, luogo sacro dell’atto creativo. Caldo parquet in rovere, scrivania disordinata con tanto di pennerallone e diario segreto, pouf colorati. È in questa camera che il gruppo rende al meglio il sostrato di sperimentazione che lo caratterizza.
Nella project room sono esposte nel modo più disparato statue in pezza, acquerelli, oggetti di design. Lo studio del cavallo nell’immaginario infantile compenetra in ogni dimensione artistica: si può manipolare un pupazzo, indossare una cinta con tanto di coda penzolante, oppure, usufruendo del più classico dei mezzi percettivi, osservare foto e dipinti.
Da un acquerello attaccato quasi a quota soffitto, percola, trasudando, colore celeste che macchia il parquet, condizione che fa il verso alle ambientazioni splatter, unita ai continui richiami alle creazioni di Tim Burton e dei Quay Brothers, e che non si armonizza col mondo dell’infanzia. Il disorientamento
Partendo dalla consapevolezza che è il gioco il primo mezzo per la conoscenza del mondo, la domanda è: per un uomo che il mondo lo conosce già, cos’è il gioco? Secondo lo studio TatianaToi è un oggetto di tendenza che facendosi carico delle ansie dell’uomo diviene espansione del suo ego.
Al piano inferiore, in un ambiente raccolto, dove l’accompagnamento musicale di Unz diviene più ossessivo, sono esposte cinque sculture in legno raffiguranti cavallucci su ruote. La forma del cavallo è il risultato di continui assemblaggi di geometrie essenziali, ed ogni aggancio è scandito da un cambio materico: rovere, noce, faggio, ecc. Le opere rappresentano un elegante esempio di sincretismo geometrico; affascinante è il rapporto cerchio/quadrato delle ruote, risolto a volte sovrapponendo le due figure, altre volte inserendola l’una nell’altra, in piena temperie suprematista.
Ognuna dei cavallucci è manipolabile, smontabile, esplorabile, così che diviene inevitabile non giocarci. Alla fine pare che il vero giocattolo in esposizione sia il visitatore.
luigi rondinella
mostra visitata il 18 aprile 2007
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