Il western all’italiana e lo spazio mitico della frontiera
sono al centro della divertente installazione di Bert Rodriguez (Miami, 1975), artista di origine
cubana alla sua prima personale europea.
Il visitatore è accolto da alcuni elementi essenziali,
simbolici. Un neon colorato, rosso e giallo, colori del tramonto e della terra
arsa dal sole, che riportano alla mente lo stilizzato paesaggio frontaliero del
western. Su un’altra parete, un altro neon, questa volta verde, che simboleggia
un cactus, tipica pianta del deserto americano. Terza parete, la foto di un
buffo bambino vestito da cowboy, a cavalcioni di una panca, mentre si punta una
pistola alla tempia.
È lui, Bert Rodriguez, ai tempi in cui guardava con la sua
famiglia i film di Sergio Leone e in particolare la trilogia dell’Uomo senza Nome, quella con Clint Eastwood, campione d’incassi negli anni
‘60 e ancora oggi citatissima. Questa vivace, colorata installazione è il
personale omaggio da parte dell’artista a quelle opere che hanno segnato il suo
e il nostro immaginario.
Non possono mancare le porte da saloon che introducono
nello spazio del duello e della sospensione temporale cara al grande regista
romano che, con l’uso sapiente dei primissimi piani e del montaggio alternato
di campo e controcampo, scandito dalle emozionanti musiche di Morricone,
rendeva dilatati, eterni, palpitanti le sfide tra i buoni, i brutti e i
cattivi.
Al centro della sala vi è proprio lui, Clint, vestito come
nei suoi film, circondato solo da qualche cespuglio di rovi, i caratteristici tumbleweed mossi dal vento e indispensabili a creare
l’atmosfera di tesa suspense. Alle sue spalle scorrono immagini tratte dai film
di Leone, montate in maniera frenetica e nelle quali non compaiono figure
umane, ma solo oggetti, luoghi, particolari di quel mondo arido. Il manichino,
abbigliato filologicamente come l’originale, con tanto di pistola nella fondina
e di poncho verde sulle spalle, ha però le fattezze dello stesso Rodriguez.
L’artista si sostituisce così all’eroe anonimo e affascinante dei film, e lo fa
come uno spettatore normale, che si immedesima con quanto guarda sullo schermo.
Ecco quindi che l’eroe “senza” nome si trasforma nell’artista “con” nome, A
man called Bert,
per l’appunto.
A ben guardarlo, però, il manichino in vetroresina ha una
posa ben nota, poco cinematografica e molto statica. È quella della più celebre
statua del mondo, il David di Michelangelo. Rodriguez sembra così annullare più di 400 anni di
storia italiana, arrivando a identificare l’eroe dell’antichità e simbolo di
forza e coraggio nel Rinascimento con l’eroe senza macchia e senza paura del
vecchio western. Ma alla posa di uno e all’aspetto dell’altro sovrappone anche
la propria immagine, probabilmente come faceva sin da bambino, quando sognava
guardando quelle pellicole.
Rodriguez gioca dunque con i miti italiani, di un passato
lontano e di uno relativamente vicino, ma parla ovviamente anche di sé, della
sua vita, delle sue memorie. Su tutto, una dimensione ludica e divertita,
colorata e nostalgica.
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mostra visitata il 6 maggio 2010
dal 16 aprile al 18 maggio 2010
Bert
Rodriguez – A Man called Bert
Galleria Annarumma404
Via Carlo Poerio, 98 (zona Chiaia) – 80121 Napoli
Orari: da martedì a venerdì ore 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0810322317; info@annarumma404.com; www.annarumma404.com
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