Languida, appassionata, eccentrica, vulnerabile e aggressiva. Betty Bee (Napoli, 1963) è una guerriera anomala. Capricciosa come una bambina, disinibita e sexy, sfrontata e fragile, attaccata alle cose con disperato, ironico entusiasmo. L’unica sua ostinazione: fabbricare sogni ingenui e violenti come psico-sommosse anarchiche. Territori di corporeità incauta, in stato di precarietà perenne.
Una grande sala rettangolare del castello diviene teatro della sua ultima visione. Betty ricostruisce una porzione di paesaggio notturno, immagine di una semplicità e una sintesi estreme. Il pavimento è ricoperto da una superficie di vetroresina verde-azzurra, cosparsa d’olio. Il perimetro è come la sponda di un lago, cumuli di sabbia, terriccio, e tracce di vegetazione sparse agli angoli, disordinatamente. Il buio è pressoché totale, così che l’effetto di simulazione è ridotto al limite. Come essere nel mezzo della notte. Lo spettatore, costretto a girare intorno allo “specchio d’acqua” artificiale, affonda i piedi nella terra, guidato da un debole riverbero. Riflessi lunari che vibrano sul pavimento lucido.
La luna, presenza silenziosa e imponente, non è altro che la proiezione, su una parete, di un oblò cinematografico, un occhio di bue che illumina l’attrice principale.
Betty, egocentrica protagonista, mascherata dietro un trucco anni ’30, interpreta nel video cinque donne diverse. Gesti teatrali, ammiccamenti, sbattere di ciglia, occhi sgranati e labbra imbronciate… E poi parrucche, collier, cappellini, velette e marcati make-up. E’ come in un film muto: i graffi simulati delle vecchie pellicole in bianco e nero, e il montaggio un po’ accelerato, grossolano. Specie di ironica, poetica parodia (di sé stessa? dell’immagine femminile standardizzata? dei propri sogni più ingenui?). Creatura lunare e lunatica, in preda a un’oscillazione impetuosa: i volti si susseguono, la parole si sospendono, contraddicendosi nel silenzio di una voce cancellata.
Un breve loop di frammenti musicali assemblati è la suggestiva, insistente colonna sonora che riempie la stanza.
Quello del travestimento è uno dei giochi preferiti di Betty Bee. Cambiare aspetto, alterare la propria identità, per scovare una molteplicità di volti, strati di sensazioni, paure, voglie. Mascherarsi per fuggire da realtà troppo strette o dolorose, e per ritrovarsi sotto nuove spoglie: emozionante, inarrestabile messa in scena.
E così trasformare un luogo, farne una piccola prigione-rifugio che ha l’incanto del mare, della natura, del buio accogliente. Ma che pure è finzione – artificio dell’infinitamente possibile -, forse trappola, universo di sogno che incatena alla ricerca.
La mostra è stata l’occasione per presentare il nuovo progetto editoriale dell’artista. Un catalogo che è anche un diario, una biografia costruita attraverso frammenti eterogenei. Opere, foto ricordo, pagine di memorie private, lettere, e una buona selezione di testi critici. L’ultima pagina era riservata allo spettatore, che, invitato a scattare una polaroid all’ìnstallazione, poteva incollare su un apposito spazio la sua foto. Un modo per rendere ogni volume diverso ed esclusivo, documentando l’opera attraverso gli sguardi della gente.
helga marsala
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Concordo Betty hai rotto i c..... sei come Loredana Bertè in Music farm, una vecchia pazza (almeno però la Bertè è stata una grande artista!).
Finalmente questa orrenda istallazione è finita, speriamo che ora Betty sparisca per almeno 10 anni! un amica
Betty PSEUDOartista bugiarda e deludente, ipocrita e opportunista, chi la conosce la evita. Concordo con tutti i commenti che mi precedono quella del Maschio è stata una delle mostre più brutte ed inutili che si siano mai viste a Napoli.
E' arrivato il momento di fare una bella personale di Leperino (vedi altro articolo su questo portale) al Maschio Angioino.
Brava Betty Bee e bravo Leperino! Artisti napoletani di grande qualità!
Un semplice ma spero efficace consiglio: fate fare la critica a chi ha preparazione sufficiente e cognizione di causa.Gli artisti per ciò che mostrano e i critici per ciò che scrivono mettono in gioco loro stessi.Vista l'incompletezza e la qualità scadente delle vostre critiche, credo che un bel bagno di umiltà de parte di voi tutti non farebbe male!
Scusa ma le mostre si fanno per i critici e per gli artisti o per chi le va a vedere? E i soldi per farle in strutture comunali li mettono gli artisti, i critici o forse le tasse che paghiamo???
O tu sei uno di quelli che considera le parole dei vari Bonami, A.B.O., Celant etc. etc. come la Bibbia davanti alla quale calare il capo e genuflettersi?
Meditate gente, meditate!
è tutta colpa di Marcel Duchamp....di Bunuel...di Fellini...di Pasolini...di Piero Manzoni...di Yves Klein...di Warhol...di Linda Lovelace...di Cicciolina...di Pietro Aretino...di Prevert...di Bruno...di Romano...di Valery...e anche di Woytila...e poi ce la prendiamo con le prostitute di strada...sputiamoci in faccia tutti e andiamo ad annegarci in una Mega Discarica di Merda!!!
Ma Betty Bee non si era fatta clonare nella pecora Dolly? Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
ma la sensualissima e zoccola Betty Beeeeeeeee
ce l'ha il coraggio, durante una sua personale, di masturbarsi in tempo reale e in modo frontale, davanti al pubblico, invece di mostrare la sua fica a cosce aperte su un mediocre catalogo?
Se è vero quello che racconta...poteva continuare a fare marchette, travestita da trans,era molto più onesto e dignitoso per lei...potevo anche incontrarla girando a caso. Io amo i trans e le trans, e penso proprio che mi sarei eccitato molto di più, scopandomela a pagamento, invece di guardare un'immagine patetica e insigificante di un fica stampata su un catalogo dandosi le arie da "zoccola" vissuta.
Un abbraccio a tutti i trans-artisti (non quelli della transavanguardia, intendiamoci)
questo commento è indegno.
ehi Peppa...fatti una Pippa!
BRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRAVO!!