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fino al 19.I.2003 Giulio Parisio Napoli, Archivio Parisio
napoli
Una piccola, raffinata e preziosa mostra sotto il colonnato di piazza Plebiscito. Punto d'incontro di artisti ed intellettuali per oltre un cinquantennio. La storia e la modernità della fotografia a Napoli…
Per la prima volta a Napoli: una mostra dell’opera completa di Giulio Parisio. Artista eclettico, molto conosciuto fra le due guerre e poi dimenticato. Cento immagini, relative ad un periodo che va dal 1919 al 1965 che vanno dalla fotografia di paesaggio alla sperimentazione futurista, da quella industriale alla ricerca sul lavoro contadino, dal ritratto alla foto pubblicitaria. Giulio Parisio nasce a Napoli nel 1891, inizia la sua attività fotografica come ricognitore nell’aeronautica militare. Negli anni venti apre il suo studio sotto i Portici della chiesa di San Francesco di Paola, sede attuale dell’associazione Archivio Fotografico Parisio.
Agli esordi s’interessa soprattutto alla fotografia etnografica. Arriva fino al nord africa fotografando: paesaggi, costumi, l’attività della pesca e lavori in genere. La malia di Tangeri, il mal d’Africa, mondi allora esotici e lontani, luoghi di meditazioni e di avventurieri. Riduttivo pensare a queste immagini come ad un prodotto delle politiche coloniali dell’Italia fascista.
Il pittore Carlo Cocchia lo mette in contatto con Tommaso Marinetti, incontro che lo fece aderire al movimento futurista. Fece molto uso del fotomontaggio, della composizione dell’immagine con ritagli di carta, della distorsione ottica, dell’uso creativo delle ombre come allusione o analogia. Nacquero le sperimentazioni fotografiche che, firmate con lo pseudonimo di Paris, partecipano a tutte le mostre di fotografia futurista degli anni Trenta. Alcune foto furono eseguite con un uso audace del “frog” cosa inusuale per quei tempi. Traspare, in tutta la sua opera, la particolare inclinazione per lo spazio e un uso quasi perfetto del mezzo di ripresa. Il ritratto d’arte rappresentò la sua produzione più apprezzata per l’uso delle ombre proiettate, spasmodiche e ossessive. Escluse l’illuminazione a farfalla o paramount a scapito di quella laterale e frontale, perdendo con consapevolezza la dimensionalità, quasi a sottolineare la fissità del tempo. Ritrasse: La regina Maria Josè, Marino Lenci, Vincenzo Gemito, Umberto Racher. Negli anni cinquanta realizzò foto industriali: le immagini dell’Italsider di Bagnoli e dell’Olivetti di Pozzuoli dove emerge la forza del perfetto angolo di ripresa. Meditazione e costruzione a tavolino dell’immagine denotano una particolare inclinazione dell’artista al tratto intellettuale della formazione dell’immagine.
carolina guadagni
Giulio Parisio artista fotografo 1919-1965
A cura di S.Fittipaldi, in collaborazione con il Comune di Napoli (Assessorato alla Cultura) e con
l’Istituto Banco di Napoli. Con il patrocinio della Sovrintendenza Archivistica per la Campania.
Archivio Fotografico Parisio in P.zza del Plebiscito (porticato S.Francesco di Paola, centro storico) 10. Info Tel.0817645122
[exibart]
Scusate, ho da fare un paio di domande:
Che cos’è il “frog”??? Esiste un catalogo che accompagna la mostra? E’ mica lo stesso della mostra su Parisio che c’era a Salerno (24 giugno – 10 luglio 2002)? Grazie per questo interessante articolo!
E’ un procedimento consistente nell’anteporre all’obiettivo dell’ingranditore un emulsione grassa come la paraffina per esempio, o anche solo alitando sulla lente che di solito è neutra.
Mi spiace, non so della mostra di Salerno.
C’è un piccolo catalogo a disposizione di 63 pagine,di ridotte dimensioni e qualità riproduttiva, a cura dell’archivio Parisio, identificabile con Stefano Fittipaldi, dove sono raccolte buona parte delle foto in mostra.
Grazie per tutte queste informazioni! Dunque, il catalogo della mostra a Salerno, “Giulio Parisio, Fotografo artista 1924-1965”, a cura dell’Archivio Fotografico Parisio Napoli, 24.6.-10.7.2002 a Salerno, è uscito da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Milano, con un testo di Stefano Fittipaldi e circa 95 riproduzioni di fotografie su 120 pagine. (L’avevo trovato per caso in una libreria a Bologna)…