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Adele Ceraudo (Cosenza, 1972) è artista versatile e poliedrica, capace di esprimere attraverso i linguaggi più differenti la sua arte. Pittura, fotografia, installazioni e performance sono i medium che sceglie, adattandoli e modellandoli alle esigenze del messaggio. Ruolo centrale, all’interno dell’arte di Ceraudo, è da sempre la figura della donna, considerata e scandagliata nella sua interezza e nelle sue infinite sfumature, legate alla gioia e alla positività, alla seduzione, fino alla tragicità della violenza e del dolore.
“Nel nome della Madre”, ospitata presso il Pan | Palazzo delle Arti di Napoli, è la mostra antologica a cura di Daniela Wollman che celebra i primi 10 anni di carriera di Adele Ceraudo, descrivendone la sua evoluzione artistica e interiore.
Il titolo stesso dell’esposizione, invocazione alla Trinità, dal forte accento parodico, dispiega l’intento di riflessione che l’operato dell’artista cela. Siamo introdotti all’interno del substrato religioso, costante di Ceraudo, e nella sua idea di maternità, intesa qui non come una madre madonna ma come una forza generatrice universale.
Suddivise per tematiche, le opere in mostra raccontano gli innumerevoli modi in cui questa maternità esplode in creazione, testimoniando il retroterra culturale di formazione con continue citazioni religiose e mitologiche e l’immensa qualità tecnica votata al disegno figurativo. Una capacità illustrativa che le permette di dialogare con i modelli del passato, asservendoli ai suoi scopi e alla conversione al femminile e permettendo a ogni spettatore di dare una personale compiutezza di senso al lavoro.
Studia humanitatis è la prima sezione in cui sono stati inseriti una serie di ritratti eseguiti da Adele Ceraudo.
Adele Ceraudo, Nel nome della madre
Volti noti, dove riconosciamo, tra i vari, Marina Abramovich, Rita Levi Montalicini, Iaia Forte o ancora Lina Wertmuller. Non semplici riproduzioni dal vero di volti ma un lavoro che, partito da un atto di riflessione dell’artista, studia i tratti di un individuo nel suo intimo e ne traduce un’espressione non solo di un’identità specifica ma di un pezzo di verità umana e universale che ogni volto porta con sé. Il ritratto inteso come riflesso di un punto di vista umano in cui riconoscersi.
Speculum, seconda parte espositiva, è invece la sezione più introspettiva e intellettuale, dove l’artista usa il suo corpo come indagine riflessiva. Una serie di disegni nati da alcuni scatti fotografici che vedono Ceraudo come artista-modella in sinuose pose che, grazie alla luce fotografica, si trasformano in eteree suggestioni. Accostando fotografia e disegno, la concretezza dell’immagine si sgretola fino a giungere al limite dell’astrazione.
L’ultima sezione della mostra, Galleria, è invece un compendio di opere che celebrano e testimoniano appieno la ricerca artistica di Adele Ceraudo. Riletture al femminili di capolavori classici che vedono, per esempio, come punto di partenza la Maddalena Penitente di Francesco Hayez.
Una mostra suggestiva ed evocativa, che induce lo spettatore alla riflessione e alla partecipazione e che trova compimento nella performance Da Madonna a Donna in cui l’artista attraverso se stessa, dà corpo al suo immaginario iconografico.
Annachiara De Maio
Mostra visitata il 23 febbraio
Dal 23 febbraio al 19 marzo 2018
Adele Ceraudo, Nel nome della madre
PAN-Palazzo delle Arti di Napoli
Via dei Mille, 60 – Napoli
Orari: tutti i giorni, 9.30-19.30, la domenica 9.30-14.30. Chiuso il martedì
Info: danielawollmann08@gmail.com